Cade oggi nel silenzio generale il decimo anniversario della morte del fotoreporter freelance italiano Raffaele Ciriello, ucciso nel 2002 dal fuoco d’un blindato israeliano a Ramallah (Cisgiordania), durante gli scontri della seconda Intifada. L’episodio non è stato commemorato con cerimonie ufficiali di sorta sul luogo dell’accaduto, dove non vi sono per ora lapidi, o segni di alcun tipo, a ricordare la sorte di Ciriello. Il fotoreporter venne ferito a morte dalla raffica partita da un tank israeliano mentre si affacciava dall’angolo di un edificio, nel cuore di Ramallah, nel pieno d’una giornata di scontri. Secondo i comandi israeliani, i militari aprirono il fuoco avendolo scambiato per uno dei cecchini palestinesi attivi in quei giorni nella zona. Giustificazione contestata dai colleghi di una troupe Rai che erano con la vittima al momento dei fatti. Le indagini avviate a suo tempo dalla magistratura italiana al riguardo, come di consueto quando si parla di Israele, si sono frattanto esaurite nel nulla. Le autorità israeliane, da parte loro, si sono rifiutate di collaborare negando ogni ipotesi di responsabilità legale dei soldati in un teatro considerato in quella fase di conflitto aperto.
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