Il 2012, con ogni probabilità un altro annus horribilis dell’economia italiana, si è aperto con una seconda fase di recessione dopo quella del 2008-2009. Il primo trimestre appare già nerissimo, con l’Ocse che calcola un arretramento dell’1,6%. Per la certificazione ufficiale dell’Istat bisognerà aspettare fino a metà maggio, ma è stato lo stesso presidente dell’istituto di statistica, Enrico Giovannini, ad annunciare solo pochi giorni fa, in modo tutt’altro che ortodosso stando alla prassi dell’Istat, che «il pil nel primo trimestre del 2012 non è andato bene», tanto da far già calcolare ai tecnici una variazione annua del pil acquisita del -0,5%.
La causa è da ricercare innanzitutto nella caduta dei consumi (banalmente: salari e pensioni sono ferme, prezzi e tasse in salita, l’occupazione diminuisce… ergo la “domanda solvibile” si riduce, le aziende vendono e quindi producono di meno, tagliano ancora di più l’occupazione, non aumentano i salari, ecc; si chiama spirale deflattiva).
A gennaio, ha rilevato l’Istat, le vendite al dettaglio sono diminuite dello 0,8% rispetto a gennaio 2011. Secondo la Confcommercio, nello stesso mese il calo dei consumi è stato anche superiore, pari all’1%. L’associazione dei commercianti pronostica per il primo trimestre un calo dell’1,4% rispetto agli ultimi tre mesi del 2011 e di ben il 2,5% nel confronto con il periodo gennaio-marzo dello scorso anno. Una gara a chi prevede più disastri. Nell’intero anno la contrazione prevista è del 2,7%, tale da riportare i consumi ai livelli del 1998.
Non va certo meglio per la produzione industriale. A gennaio, rileva ancora l’Istat, è crollata del 2,5% rispetto a dicembre e del 5% su base annua, segnando il calo più grave da dicembre 2009. L’ultima stima aggiornata è arrivata però dal centro studi di Confindustria: anche se a marzo la contrazione in atto sembra essersi fermata (con un +0,1% dopo il -0,8% di febbraio), nel primo trimestre 2012 la produzione italiana è diminuita, rispetto al quarto trimestre 2011, di ben il 2,2%. Gli stessi industriali calcolano così per il periodo una diminuzione del pil dell’1%.
Tutte le principali istituzioni ed organizzazioni economiche nazionali ed internazionali sono comunque concordi nel prevedere che l’Italia chiuderà il 2012 con una decisa contrazione dell’economia e un calo del pil che oscilla dal più pessimistico -2,2% indicato dal Fondo monetario al meno drammatico -0,5% stimato dall’Ocse (l’ultimo calcolo sull’anno dell’organizzazione parigina, che oggi ha previsto un drastico -1,6% per il primo trimestre, risale però a novembre 2011).
Decisamente negativa è anche la stima di Bankitalia, che indica un -1,5%, sostanzialmente in linea con il -1,6% calcolato da Confindustria, che ha più volte rivisto le stime al ribasso. Più ottimistica invece, al momento, la previsione del Tesoro che stima per l’economia italiana un arretramento di appena lo 0,4% rispetto al 2011.
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