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Pisa. Il Comune deve risarcire i precari

Nuova pesante condanna nei confronti del Comune di Pisa da parte del Tribunale sul tema del lavoro precario all’interno dell’amministrazione comunale.

La dottoressa Elisabetta Tarquini, giudice del Lavoro di Pisa, nella giornata di ieri ha riconosciuto e quantificato le differenze contributive dovute a sei lavoratori del Comune di Pisa, difesi dagli avvocati Tiziano Checcoli e Gianna Fiaschi, sulla base di una precedente sentenza emessa dalla stessa Tarquini in cui si dichiaravano illegittimi i prolungati contratti co.co.co stipulati dallo stesso Comune, riconoscendo al contrario un rapporto di lavoro di tipo subordinato.

Si tratta complessivamente di 6 lavoratori e lavoratici che per periodi diversi, compresi tra il 2000 e il 2008, hanno svolto mansioni di assistenza ai gruppi consiliari e che si erano visti negare dall’amministrazione la possibilità di partecipare alla procedura di stabilizzazione del 2007, in quanto assunti su indicazione nominativa dei gruppi consiliari dei diversi partiti politici alla cui attività fornivano supporto.

Al contrario i lavoratori precari, fino al 2005 legati all’amministrazione da contratti di collaborazione coordinata e continuativa (co.co.co) e successivamente con contratto fiduciario (articolo 90) fino al 2008, ritenevano di aver sempre svolto mansioni attribuite in passato (ma anche successivamente al 2008) a dipendenti comunali assunti a tempo indeterminato. Compiti di informazione, comunicazione e supporto all’attività istituzionale del Consiglio Comunale e dei consiglieri che non presupponevano alcun rapporto fiduciario con i gruppi consiliari.

Il tribunale aveva accolto le richieste dei ricorrenti che sono riusciti a provare, attraverso documenti e testimonianze, il fatto che il proprio rapporto di lavoro si potesse definire effettivamente come subordinato. Di fatto la giudice ha considerato che i contratti sottoscritti dall’amministrazione con i precari, sia per il periodo di co.co.co sia per quello degli articoli 90, in realtà erano illegittimi poiché celavano una vera e propria situazione di lavoro subordinato.

E così dopo la sentenza ecco che il giudice ha definito anche il”risarcimento” economico che riconosce ai precari la differenza tra ciò che avrebbero dovuto riscuotere a seguito di un rapporto subordinato e ciò che in realtà hanno visto riconoscersi a seguito dei contratti di prestazioni coordinate e continuative.

Tarquini ha disposto per due dei ricorrenti un rimborso da parte del Comune pari a 28 mila euro ciascuno, per uno di 21 mila euro, per altri due di 13 mila euro, mentre per il sesto di 6 mila euro.

A questo si aggiunge il fatto che il Comune dovrà versare anche i relativi contributi Inps. Inoltre Palazzo Gambacorti è stato anche condannato al pagamento parziale delle spese legali.

La sentenza è immediatamente esecutiva e quindi anche il dovuto pagamento, ma occorreranno 60 giorni per conoscere le motivazioni della sentenza, visto che il giudice ieri ha fornito solo il dispositivo. A quel punto con ogni probabilità il Comune presenterà ricorso.

Nel frattempo resta in sospeso la questione della stabilizzazione dei precari, che da anni ormai non lavorano più presso la stessa struttura comunale. Anche su questo punto la sentenza di primo grado aveva dato ragione ai lavoratori, in quanto il riconoscimento del rapporto di lavoro subordinato ha come prima conseguenza il fatto che tutti i ricorrenti, avendo visto riconosciuti il lavoro e così l’anzianità maturata, avevano diritto di partecipare alla stabilizzazione.

Al Comune veniva così imposto di consentire lo svolgimento ai precari che avevano vinto il ricorso le prove selettive previste della legge e nel caso in cui le prove fossero state superate, i ricorrenti avrebbero potuto accedere alla stabilizzazione, secondo le disposizioni vigenti.

Contro questa sentenza il Comune fece ricorso in Corte d’Appello non nel merito ma sulla questione delle competenze, sostenendo che a esprimersi doveva essere il Tar e non il Giudice del Lavoro. Una tesi confermata dalla Corte d’Appello e poi dalla Cassazione a cui si erano rivolti gli avvocati dei precari, che ora attendono che il Tar fissi una data dell’udienza per stabilire o meno il diritto a poter accedere alla stabilizzazione.

 

da Pisa Notizie

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