Alla Festa del Pd di Modena va in scena la contestazione. A subirla, in un’arena gremita – piena di gente accorsa per capire i nuovi scenari della scuola italiana – il ministro dell’Istruzione, Università e Ricerca, Francesco Profumo. Al fianco di Giuseppe Fioroni, a sua volta ex responsabile dello stesso dicastero, Profumo è stato attaccato, a suon di fischi, buu e interruzioni, da un gruppo nutrito di docenti precari dei coordinamenti Flc-Cgil di Modena, Reggio Emila e Bologna, altri insegnanti di diversi coordinamenti e esponenti dei Cobas.
Uniti nel protestare contro il nuovo concorso, deciso dal Ministero. Poco intimoriti dall’accoppiata ministro-ex ministro sul palco: dialogante ma sovrastata dai «vergogna» e dagli affondi polemici nel botta e risposta di fine dibattito. Nemmeno il tempo di toccare l’argomento della ricostruzione post terremoto, con «120 milioni di euro di investimenti» scolastici nell’Emilia ferita, che parte la protesta. Verbale, civile incisiva.
Proprio mentre risponde a una domanda del moderatore, Profumo è interrotto da un docente precario che ha iniziato a fare domande ripetute dall’intero gruppo di precari come se fosse un coro di una tragedia greca. «Buonasera ministro Profumo – hanno gridato – siamo i precari della scuola, chiediamo parola, facciamo domande attendiamo risposte». Giusto una replica, «certo, ragioneremo insieme», e parte la seconda ‘strofa’ del coro: «il concorso costa troppo per selezionare insegnanti che lo hanno già vinto».
Poi, prima che il ministro potesse replicare, il grido: «è sicura una scuola con 30 alunni che non rispetta le norme di sicurezza. Aspettate il morto?». Parole che il ministro dell’Istruzione cerca di arginare. «L’obiettivo del concorso non è cancellare diritti acquisiti nel tempo ma di dare una ulteriore opportunità, la possibilità di un doppio binario, quello della graduatoria e quello del concorso».
Considerazioni che non placano i docenti. Stanchi, a loro dire, di una vita priva di certezze. Tra la folla – mentre parte della sala, rumoreggia verso i contestatori – prende la parola una docente costretta in carrozzina. Lamenta il taglio delle ore di sostegno ai ragazzi disabili e in difficoltà, la paura di «essere trasformata in amministrativa», tra il silenzio dell’arena e l’attenzione di Profumo e Fioroni.
Finisce con un giovane che si avvicina al ministro e grida «La facciamo noi la riforma della scuola: ritirate i tagli della Gelmini». Profumo ascolta e scende dal palco. «Credo che si debba ascoltare queste persone che esprimono il loro dissenso – sussurra ai cronisti – mantenendo aperto un canale di domanda e risposta».
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