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Le grandi banche italiane licenziano…

Nicola Borzi
La riduzione della domanda di credito e della propensione al risparmio dovute alla recessione, la multicanalità che prende sempre più piede, la necessità sempre più stringente di fare efficienza sul fronte dei costi: queste le forze che portano a rivedere la rete degli sportelli bancari. Ogni istituto cerca una soluzione propria e i primi due gruppi creditizi nazionali nei giorni scorsi hanno dato un colpo di acceleratore ai propri progetti.

I nuovi tagli di UniCredit…
Il 19 febbraio il Cda di UniCredit ha approvato un ulteriore taglio delle filiali in Italia: entro il 2015 ne saranno chiuse altre 350 (il 10% della rete) rispetto alle 150 già previste dal piano industriale, di cui 110 quest’anno, con risparmi di circa 45 milioni per i soli costi immobiliari. Dal 2009 le filiali chiuse sono 800, con risparmi per 100 milioni. La decisione, secondo il Ceo Federico Ghizzoni, «va di pari passo con la crescita esponenziale della clientela che opera sul multichannel, attraverso call center, online e Internet banking, su cui stiamo facendo investimenti molto importanti. Il 75% delle transazioni avviene fuori dalle filiali, che si stanno trasformando in negozi finanziari per fornire servizi di consulenza». Plus24 ne aveva già parlato il 3 marzo e 14 aprile dell’anno scorso. Secondo Ghizzoni, «il cliente non ha bisogno solo della filiale aperta ma vuole che i canali a sua disposizione possano essere usati quando e dove vuole. Dovremo avere un giorno un’integrazione completa dei canali, con filiali molto snelle, ed entro il 2015 vogliamo eliminare anche tutto il backoffice dalle filiali». Una mossa però che attende ancora il confronto sindacale.

… e quelli di Intesa Sanpaolo
Gli obiettivi di UniCredit si legano a quelli di Intesa Sanpaolo, che ha comunicato 121 chiusure/accorpamenti di filiali dal 20 aprile e dal 14 gennaio ha fatto scattare il piano di estensione di orario delle filiali-pilota. Da lunedì altri 51 sportelli apriranno sino alle 20 (le casse chiudono alle 19.45) e il sabato, per consulenza, dalle 9 alle 13. In totale saranno 95 le filiali interessate nelle prossime settimane, che saliranno a 240 entro il 2 aprile.

Ma i sindacati oppongono resistenza
Anche in Intesa Sanpaolo, però, i sindacati oppongono forti resistenze. La segreteria di coordinamento della Fabi in Carisbo nei giorni scorsi ha ricordato «quanto scritto nel Protocollo sull’occupazione del 19 ottobre 2012: “L’azienda, in conformità con quanto stabilito all’articolo 22 dell’accordo di rinnovo del contratto nazionale, procederà a una estensione dell’orario giornaliero di sportello in modo correlato con le esigenze commerciali e del mercato di riferimento. Tali regimi di orario saranno adottati anche per occupare le risorse che saranno liberate a seguito della razionalizzazione della rete commerciale e della chiusura/accorpamento di filiali, insieme allo svolgimento di attività commerciale anche al di fuori della rete fisica”». Ma per il sindacato «il progetto prosegue» invece «in totale assenza di aumenti di organici derivanti dalle razionalizzazioni annunciate sulla rete e nelle direzioni centrali (Progetto 8000). L’azienda ha dichiarato, durante un incontro con i bancari, che “i sindacati hanno firmato per cui ora non è accettabile una presa di posizione contro questo progetto”. Vorremmo però ricordare all’azienda che il progetto è nato con una finalità diversa da come è stato messo in pratica, cioè con un chiaro obiettivo di difesa occupazionale e incremento della produttività e non per “spremere” ancora di più i colleghi».

da IlSole24Ore

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