E’ durata circa un’ora l’occupazione simbolica del Consolato onorario turco di Ancona in via XXIX settembre da parte di una quarantina di giovani di Global Project e dei Centri sociali delle Marche. Una protesta contro la repressione del dissenso inTurchiae a sostegno della ”lotta di piazza Taksim per più democrazia e più diritti”. Erano le 17 di ieri pomeriggio quando i manifestanti hanno suonato al campanello del consolato, al sesto piano di una palazzina che affaccia sul porto, per poi fare irruzione all’interno, occupando gli uffici e tentando di ammainare ”in segno di lutto” la bandiera turca che sventola dal terrazzo. Operazione riuscita a metà (il vessillo é stato legato alla base dell’asta). Il console Mauro Minestroni, che di professione fa il giudice, ha cercato, ha raccontato poi, di ”contenere il blitz”, che si é svolto senza alcun incidente, con agenti della Digos a sorvegliare dall’interno e dall’esterno. Alcuni giornalisti hanno potuto parlare con i manifestanti, che hanno illustrato le ragioni dell’iniziativa. C’era anche una studentessa universitaria appena rientrata da Istanbul, Moira. ”Vogliamo costruire ponti fra i popoli – ha esordito Silvana Pazzagli, di Senigallia -, in questo momento é un nostro dovere appoggiare la lotta dei giovani turchi per il cambiamento”. ”Eravamo in Tunisia, poi a Francoforte; oggi ‘siamo’ idealmente inTurchia, a fianco dei ragazzi picchiati e feriti con i gas urticanti dalla polizia”. ”L’esperienza di Istanbul – ha riassunto Moira – é stata straordinaria. Il movimento é un’onda che parte dal basso, ha un forte contenuto politico, e siamo solo all’inizio: continuerà, nonostante le minacce, le aggressioni, la disinformazione di tanti media”. Dal console i militanti dei centri sociali, arrivati anche da Macerata, Fabriano, Civitanova Marche, volevano una presa di posizione a favore dei dissidenti: ”nel mio ruolo – questa la risposta di Minestroni – sono vicino al popolo turco tutto, rappresento l’intera nazione. LaTurchia é una repubblica democratica: esistono leggi e regole democratiche attraverso le quali si possono raggiungere gli obiettivi che ci si prefigge”. Alessandro Genovari ha sottolineato per tutti che il gruppo non ha usato ”alcun tipo di violenza, neppure verbale, per entrare”, ma sarà la procura a stabilire, in base al rapporto della Digos, se ci sono o meno gli estremi per contestare la violazione di domicilio e il vilipendio alla bandiera. Lasciato il Consolato, i giovani si sono diretti verso il porto, per affiggere uno striscione con la frase ‘Piazza Taksim bene comune: Euromediterraneo in rivolta”.
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