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Bologna. Oggi in piazza contro il People Mover

Il 20 novembre sarà una data importante per la nostra città e la nostra regione: inizierà il procedimento amministrativo nel corso del quale il TAR Lazio deciderà se è ammissibile il ricorso di CCC, TPER e Marconi Express contro la decisione dell’Autorità per la Vigilanza sui Contratti Pubblici di bloccare il People Mover. La sentenza potrebbe scrivere la parola fine sulla storia della monorotaia, oppure aprire una fase ancora più aspra di lotta contro l’ennesimo spreco di denaro pubblico per impedire l’avvio dei cantieri del People Mover.

Nel frattempo, per essere sicura di fare la cosa sbagliata, la Regione ha erogato i primi 8 milioni di euro alla Marconi Express. Sono gli stessi milioni che servirebbero a TPER per raddoppiare l’interramento della linea ferroviaria metropolitana Bologna-Portomaggiore: un’opera fondamentale che non viene fatta per assenza di fondi.

Ma se il People Mover dovesse andare avanti sarebbero buttati al vento almeno altri 100 milioni. 

A cos’altro potrebbero servire tutti questi soldi? Il 19 ottobre scorso a Roma, durante l’assedio ai Ministeri (in particolare a quello delle Infrastrutture) lo striscione di apertura del corteo recitava “una sola grande opera, casa e reddito per tutti”. Questo ci dà l’idea e la misura di quali siano i veri problemi del nostro Paese: i diritti e le tutele di base, non i viaggi in monorotaia.

La mobilità e il trasporto pubblico sono due degli ambiti fondamentali nei quali questi diritti si devono sviluppare: ogni giorno pendolari esasperati vedono aumentare il costo dei biglietti di treni ed autobus a fronte della diminuzione della quantità e della qualità dei servizi. Contemporaneamente i lavoratori dei servizi in questione subiscono il peggioramento delle condizioni lavorative e contrattuali.

Per non parlare di chi non può neanche permettersi di pagare il biglietto e l’abbonamento, come le famiglie senza reddito o monoreddito, per le quali il trasporto pubblico diventa un lusso. Fino ad arrivare al caso emblematico di molti rifugiati, che si ritrovano oberati di multe che non riusciranno mai a pagare e che non possono nemmeno certificare la propria indigenza perché, senza una casa, non riescono ad ottenere la residenza necessaria a iniziare un’azione legale.

E come se non bastasse su questa situazione già inaccettabile grava la minaccia della privatizzazione delle ferrovie regionali.

Il 9 NOVEMBRE dobbiamo fare un ulteriore passo verso una reale alternativa a questo modello di sviluppo e rivendichiamo una netta inversione di marcia riguardo alle risorse sottratte alla collettività, per conquistare diritti che quotidianamente ci sono negati e per salvaguardare territori e beni comuni. Confrontiamoci e uniamoci in un percorso di lotta che possa restituirci la facoltà di incidere collettivamente sui processi di urbanizzazione, per riaffermare il nostro diritto alla città.

Assemblea alle ore 14,30 in Piazza dell’Unità e a seguire presidio presso la sede di TPER di via di Saliceto

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