“Che i ricchi avessero la possibilità di scegliere dove e come curarsi non è una novità. Ma che da oggi possano farlo, per legge, nelle strutture pubbliche di tutta Europa rimborsati dalle regioni, e quindi da tutti noi, è il massimo dell’ingiustizia sociale”, così Licia Pera, dell’Esecutivo Nazionale USB, commenta il provvedimento varato dal CDM che consente agli italiani di curarsi all’estero con accesso limitato alle cure che rientrano nei Livelli Essenziali d’Assistenza, pagamento anticipato dei cittadini e rimborso, per la sola parte inerente le cure, a carico delle Regioni.
Secondo Licia Pera: “È evidente che in un Paese dove in oltre un decennio sono stati tagliati circa 100 mila posti letto e chiusi centinaia di servizi sanitari pubblici favorendo il privato; dove anche l’ultima legge di stabilità taglia oltre un miliardo alla sanità pubblica mentre contestualmente fa un ulteriore regalo di 430 milioni ai policlinici privati; nel quale 10 milioni di cittadini non hanno accesso alle cure per problemi economici, i Livelli Essenziali d’Assistenza non sono garantiti in almeno metà delle regioni italiane”. “Così, mentre l’Eurostat continua a documentare una percentuale da brivido, e ben oltre la media europea, di persone a rischio di povertà – osserva la dirigente USB – questo provvedimento è un insulto per quella maggioranza di cittadini italiani la cui principale attività quotidiana è ormai concentrata sul cercare di sopravvivere alle politiche di austerità”. “Il Governo italiano, il cui grado di sovranità è ormai pari allo zero, è sempre in prima linea quando si tratta di recepire direttive europee che favoriscono povertà ed esclusione sociale. Invece – osserva Pera – non esiste nessun vincolo quando si parla di finanziamento del servizio sanitario nazionale, di standard di posti letto e personale d’Assistenza o di salari dei lavoratori, tutte cose per le quali siamo fanalino di coda in Europa”. “Ancora una volta si sancisce la fine del diritto universale alle cure e all’uguaglianza di tutte le persone nell’accesso ai servizi pubblici con la creazione di un ulteriore doppio binario nel quale l’unica politica sanitaria riservata a milioni di persone è sintetizzabile nel programma ‘dovete morire’. Un programma – conclude la sindacalista – che non abbiamo nessuna intenzione di subire passivamente e che contrasteremo con ogni mezzo a nostra disposizione in difesa del diritto alla salute e al servizio sanitario pubblico”.
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