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Province. Ventimila lavoratori in esubero con lo scioglimento. Si decide entro l’anno

Entro la fine dell’anno le Regioni dovranno indicare che fine devono fare oltre 20mila dipendenti delle Province. Secondo alcune fonti 18mila dovrebbero rimanere a coprire per le funzioni fondamentali che rimangono alle Province diventate ormai enti «di secondo livello», mentre altri 10mila dovrebbero finire in attività in collaborazione con Regioni e Comuni. Sui tagli, comunque, l’allarme-default lanciato nei giorni scorsi dalle Province non sembra produrre ripensamenti nel Governo. «I tagli sono sostenibili – ha sottolineato ancora Delrio – a patto che tutti i livelli di Governo interpretino nel modo corretto i poteri definiti dalla riforma». Tradotto, significa che la redistribuzione dei compiti a Regioni e Comuni deve avvenire subito perché, spiega il sottosegretario, «le entrate previste nel 2015 per le Province sono sufficienti, e i tagli potenzialmente sostenibili per sostenere le funzioni fondamentali rimaste». Nella strategia del Governoi drastici tagli ai fondi provinciali (un miliardo l’anno prossimo, due nel 2016 e tre nel 2017) serve a blindare l’attuazione della ristrutturazione, agendo sul piano delle risorse in meno come elemento di ricatto per procedere tout court. Tradotto in pratica significa che il trasferimento delle attività delle ex Province deve essere rapido ed effettivo, lasciando agli principali quasi esclusivamente la scuola (edilizia scolastica, soprattutto) e i trasporti, mentre la “funzione fondamentale” assegnata alle Province riformate sarà la cosiddetta pianificazione territoriale, ma con un organico più ridotto, mentre sugli altri versanti il grosso delle attività deve andare a Comuni e Regioni, a seconda delle diverse scelte territoriali.

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