Con il pretesto delle riforme, dei risparmi e della riduzione dei costi senza una visione di ampio respiro, anche l’Asl10 sta cercando di smantellare tutto l’apparato pubblico di beni e servizi, esponendo le lavoratrici e i lavoratori al rischio di ulteriori riduzioni di salario, mortificando professionalità e competenze acquisite e perdendo posti di lavoro.
Oggi è il turno delle cucine degli ospedali dell’Asl10, mentre nel recente passato, interi settori e servizi (assistenza domiciliare ai disabili, ai minori, trasporti, pulizie, guardaroba ecc.) hanno subìto un processo di esternalizzazione attraverso l’utilizzo di aziende private. Non possiamo permettere che, con la scusa delle politiche di austerità, vengano svenduti i “beni comuni”, pagati dalla collettività, per lasciare spazio ai profitti di un’impresa privata. I 38 dipendenti che lavorano nelle cucine, tra cuochi e altri addetti ai pasti, saranno, nel giro di poco tempo, in parte licenziati e in parte riconvertiti in chissà quale altro lavoro. Il servizio di ristorazione e cucina, é un servizio essenziale, un “bene comune”. La gara d’appalto è vinta da chi fa l’offerta più bassa, che successivamente opererà per recuperare i margini di profitto spremendo il personale.
Questo non è un servizio temporaneo e limitato nel tempo; la preparazione e gestione dei pasti dovrà essere garantita sempre, alla pari di altri servizi socio-sanitari. Per tutte queste ragioni pensiamo che l’amministrazione sia stata negligente nell’intraprendere questo percorso di esternalizzazione del servizio,anziché avviare un progetto politico concordato tra gli enti pubblici, primi fra tutti i Comuni della zona per gestire tutta la questione della refezione scolastica e sociale. Ci chiediamo quali siano le ragioni per non trovare una soluzione condivisa, a gestione interamente pubblica, che mantenga e magari incrementi i livelli occupazionali in un settore strategico come questo.
Qui il nocciolo della questione non è esclusivamente economico bensì politico; infatti ” appaltando” aumenta in modo esponenziale la precarietà e la mancanza di motivazione professionale ed economica. Noi chiediamo con la necessaria fermezza all’ASL 10, alla sua dirigenza, all’intera Conferenza dei Sindaci del Veneto orientale, che facciano il proprio dovere affinchè al centro ritorni ad esserci il diritto alla dignità del lavoro e alla salute per tutti e su questo pretendiamo risposte trasparenti!
* Rifondazione Comunista Federazione Provinciale di Venezia
** Comunisti Italiani Veneto orientale
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