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Napoli. Minacce di sgombero per la Mensa Occupata

E’ notizia di questi giorni della denuncia contro la Mensa Occupata del vicepresidente del consiglio comunale Fulvio Frezza. L’esponente dell’amministrazione ha chiesto al prefetto di sgomberare i locali occupati nel 2012 per salvaguardare il sonno dei residenti, disturbati dalla musica troppo alta. La nota, ripresa da numerosi quotidiani e media main stream non ci stupisce più di tanto. Se qualcuno pensava di vederci correre a scrivere comunicati vittimistici o di fare appello alle stesse istituzioni con cui ci siamo sempre dichiarati incompatibili, si sbagliava di grosso. Rivolgerci a prefetti o sindaci ridicolizzerebbe le nostre scelte e mortificherebbe la nostra coerenza.
Potrebbe essere lecito, piuttosto, chiedersi se in una zona come quella in cui da anni viviamo e in cui trascorriamo la maggior parte del nostro tempo, l’amministrazione comunale ritenga opportuno dedicarsi con simile impegno e protervia alla diffamazione e alla repressione degli spazi occupati. Il centro di Napoli resiste da anni a processi di gentrificazione e sopravvive arrangiandosi tra assistenti sociali, polizia e attività al limite della legalità. Una zona, come molte altre a Napoli, in cui situazioni sociali molto diverse tra loro convivono a fatica, seppure a pochi metri le une dalle altre. Senza dubbio la parte del quartiere che conosciamo di più e meglio è quella nascosta in ragnatele di vicoli e che sale alla ribalta della stampa solo quando si grida alle baby gang o alla microcriminalità. Ed è solo calandoci in questa realtà che possiamo interpretare ciò che si dice e si trama alle nostre spalle. Pertanto, in merito alla domanda che ci ponevamo in principio, non possiamo non tenere presente quale sia il contesto entro cui nasciamo, cresciamo e ci sviluppiamo come realtà occupata. Al di là dei proclami, delle belle parole e della ipocrisia che trasuda in ogni istante, è sotto gli occhi di tutti quanto il solo programma sociale che le istituzioni abbiano riservato alle fasce popolari dei quartieri, sia la repressione. Esercito, polizia, carabinieri. Queste sono le risposte ad una zona afflitta da disoccupazione e dispersione scolastica. Come in molte altre zone della città, la politica adottata è quella della costante esclusione delle classi popolari e della militarizzazione dei territori, finalizzata alla loro esclusione. Osservata da questa pietra angola, quindi, la denuncia nei nostri confronti non ha nulla di sorprendente, poiché si inserisce in un disegno repressivo che interessa l’intero quartiere con annessi tutti i tentativi di resistenza che in esso si producono.
Fulvio Frezza, vicepresidente del consiglio comunale, ha evidentemente un conto in sospeso che dura da molto tempo con la Mensa Occupata. Utilizzando i suoi trascorsi all’interno dell’Enel ha, a più riprese, fatto tagliare la corrente al nostro stabile. Oggi si rivolge al prefetto chiedendo direttamente lo sgombero per disturbo della quiete delle strade limitrofe. Francamente non ci importa instaurare un dialogo con questo signore poiché non lo riteniamo un nostro interlocutore. Ogni giorno viviamo le strade di questo quartiere con iniziative sociali come la palestra popolare, il doposcuola per bambini, i corsi di inglese, oltre ad attività culturali riguardanti libri o musica (siamo certi che se dovessimo chiedere al consiglio comunale di illustrarci le iniziative messe in piedi per il quartiere, esse non andrebbero molto al di là di qualche notte bianca dello shopping); ed è solo a chi vive queste iniziative e ai compagni con cui condividiamo tanti altri percorsi che ci sentiamo di rendere conto.
In conclusione, un pensiero lo dedichiamo anche al cda dell’Adisu che si è detto assolutamente favorevole all’iniziativa di Frezza. Dopo milioni di euro scomparsi per la sua ristrutturazione, la Mensa è rimasta chiusa per dieci anni e adesso questi signori hanno anche la faccia tosta di accusarci di “sottrarre la mensa agli studenti”. Noi! Forse la nostra colpa è quella di aver sottratto la Mensa alla loro disponibilità di speculatori. Ma in questi anni ci siamo abituati anche a queste ipocrisie.
Per queste ragioni, come scrivevamo in precedenza, non convocheremo conferenze stampa, non faremo appello alle istituzioni “amiche” (certo non nostre), non scriveremo comunicati strappalacrime. Faremo quello che abbiamo sempre fatto, al fianco di tutti quei compagni e di quei posti occupati della città che amiamo e rispettiamo tanto quanto il nostro.
Resisteremo.

Mensa Occupata – Palestra Popolare Vincenzo Leone

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