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“Una malattia è remunerativa quando è incurabile”

Ci sono vite che sembrano romanzi, dove la realtà supera la fantasia…. questo è un pezzo della mia vita, della mia storia personale e le considerazioni fatte da me in seguito a questo percorso..
Conosco la Fondazione Maugieri a Pavia, quella di Daccò e Formigoni, quella delle delibere di finanziamento in cambio di viaggi, yacth e panfili extra lusso, feste, capodanni ai caraibi e ristoranti esosissimi…ci sono stata ricoverata per 10 giorni.
La pratica non è nuova, quella di comprare l’altrui benevolenza con beni di lusso, ricordate la Glaxo Welcome ,quella multinazione farmaceutica indagata per aver corrotto centinaia di medici e pediatri spingendoli a prescrivere farmaci tossici ad adulti e bambini in cambio di viaggi e soggiorni di lusso? Quelli dell’AZT il farmaco contro l’AIDS più mortale della malattia stessa, e che ha fatto salire le quotazioni di borsa della multinazionale in maniera esorbitante rendendolo l’affare del secolo alla stregua del narcotraffico. 

Ma andiamo con ordine, era giugno del 1999, da circa un anno e mezzo io e due mie amiche, un medico ed un avvocato stavamo lavorando alle vicende dell’ILVA di Bagnoli, avevamo denunciato la presenza di amianto a cielo aperto dell’amianto nell’ex eternit e grazie alle testimonianze dei lavoratori demmo inizio alle denunce per la presenza di amianto (che tutti negavano compresa la sinistra) all’interno dell’acciaieria dismessa, amianto, che veniva smaltito senza alcun tipo di messa in sicurezza dai 500 lavoratori rimasti in forza alla BAGNOLI SPA (la società di trasformazione urbana voluta e creata dall’allora Sindaco Bassolino con il PD tutto). Quel giorno dopo mesi di lotte avevamo finalmente convito i lavoratori a sporgere denuncia contro i loro capi e a non scambiare la propria vita in cambio del ricatto del lavoro. qualche giorno prima avevo fatto una ecografia e all’esito avevo prenotato una visita senologica proprio quel giorno. Rimasi in studio con Daniela e Rina e una decina di operai dell’ILVA fino all’ora della mia visita. L’esito e la diagnosi furono disastrosì, tornai in ufficio con un referto medico che evidenziava la presenza di ben due tumori ad entrambe le mammelle. Avevo trentaei anni, una figlia di tre e tutta la vita davanti. Continuai a lavorare a quella denuncia fino alle quattro del mattino. Questa sarà la mia prossima storia.

Nei giorni che vennero, l’incubo della certezza della diagnosi e il tunnel buio delle visite specialistiche. Passavo i giorni tra una vista all’altra da un ago aspirato all’altro, mi sottoponevo ad esami specialistici nucleari col fiato sospeso in attesa di una risposta sulle metastasi.  I tumori erano grandi, il rischio era altissimo. Come tutti i malati di tumore ho cominciato la lenta via crucis verso il più efficiente e ricco nord d’Italia.

La gravità della situazione indusse una amica medico a consigliarmi di farmi visitare da un oncologo, tale Robustella della Cuna, primario del reparto di oncologia della Fondazione Maugeri. Presi appuntamento al suo studio privato di Milano. La visita durò tre minuti di orologio, confermò la diagnosi dopo avermi palpeggiato il seno, letto i referti medici, criticato la chemioterapia che veniva somministrata al sud e mi diede per quasi spacciata, consigliandomi un terapia con alte dosi di chemio da fare in ricovero presso la fondazione Maugieri. Mi costò 500.000 lire senza ricevuta fiscale e nemmeno una parola di conforto.

Ero paralizzata dal terrore, e ho creduto in lui come un cattolico crede nel padreterno. Si perde l’uso della ragione in quei momenti, capii in seguito che mi aveva spaventata di proposito. Una settimana dopo ero ricoverata a Pavia e i miei amici e parenti avevano saputo che per me c’erano pochissime se non nessuna speranza.  La Fondazione Maugieri si trova nella campagna pavese, è una struttura all’avangurdia ed elegante, tanto da sembrare un albergo a cinque stelle in mezzo alle risaie e le zanzare a sciami. All’interno, il personale medico e paramedico si muoveva con apparente efficienza, tutto era lindo, sterile, confortevole, si vedeva che i soldi scorrevano a fiumi. 

 Fui ricoverata al reparto di oncologia.  Al mio piano c’era di tutto, tumori al cervello, al seno, ai polmoni e all’intestino, donne e uomini senza speranza che vivevano i loro ultimi giorni con una qualità di vita paragonabile ad un inferno. Su questi pazienti, quasi tutti allo stadio terminale venivano iniettate altissime dosi di chemioterapia, che ne avrebbero salvati pochissimi, ma in cambio rendevano la loro qualità di vita un inferno. Un accanimento terapeutico inutile e dispendioso e con effetti collaterali inimmaginabili, i poveri corpi straziati erano paragonabili ai deportati delle stragi fasciste e naziste.  Ho visto somministrare le alte dosi di chemio ad una donna di 40 anni con un tumore al cervello all’ultimo stadio. Ogni giorno dalle stanze dei pazienti un rantolo e poco dopo la salma trasportata all’obitorio. Non so francamente quali siano le eccellenze e i risultati raggiunti da quella clinica, io conoscevo due donne del sud con il mio stesso tumore, curate alla Maugieri, sono morte entrambe. I medici al seguito del primario, quasi tutti all’epoca suoi stretti parenti  (si chiama? nepotismo),individui distaccati e freddi trattavano i pazienti come numeri senza alcun senso di solidarietà, per ogni paziente, per ogni ricovero, per ogni terapia fiumi di danaro pubblico veniva pagato alla struttura, ai medici ma soprattutto alle multinazionali farmaceutiche…I malati terminali soffrono spesso di una vera e propria sudditanza nei confronti dei medici soprattutto se si tratta di baroni del nord d’Italia, arrivavano al ricovero carichi di speranza e di regali costosissimi per il primario e la sua equipe. Le analisi, le ecografie, le tac , le biopsie venivano eseguiti sui pazienti con una frequenza notevole, anche se arrivavamo dalle nostre città di origine corredati degli stessi controlli fatti solo qualche giorno prima, altro fiume di danaro pubblico rimborsato più e più volte inutilmente.Nei dieci giorni di ricovero ho imparato a detestare i medici, i paramedici e la clinica.

Al terzo piano il reparto di medicina del lavoro
A pochi chilometri di distanza dalla Fondazione c’è  Broni, una cittadina tristemente famosa per l’insiediamenti industriali di Fibronit e Cementir, il triste primato di morte per amianto di Broni supera quello di Casale Monferrato, le vittime ad oggi contate superano le duemila persone su una popolazione di 9.500 abitanti.  Non ebbi la forza di visitarlo, conosco il mesotelioma, il tumore marcatore dell’amianto, conosco la devastazione fisica che provoca e la sua irreversibilità, questo è il tumore che i lavoratori rischiano quando lavorano a contatto con l’asbesto. Al mio piano c’erano invece le donne di Broni con il tumore ai polmoni e all’intestino, provocato dalla fibra killer.  Un pozzo senza fondo per la Maugieri

A me ricoverata per 10 giorni oltre a ripetere per l’ennesima volta le analisi e l’ago aspirato, che avevo fatto a Napoli da pochi giorni, hanno ritenuto di non potermi sottoporre alle alte dosi di chemioterapia…  per fortuna. Sono tornata a Napoli e mi sono operata e curata alla Fondazione Pascale…  e sono viva. Sono andata via di la con la convinzione le malattie e quindi i malati sono innanzitutto fonte di grandi profitti. Una delle parti più deboli della società alla mercè di una ricerca scientifica finanziata delle grandi multinazionali farmaceutiche, ne cito solo alcune GLAXO e NOVARTIS. Poteri economici fortissimi dai quali dipende la vita dei malati di tutto il mondo. Naturalmente tornata a casa e quando ho esternato i miei dubbi sulla clinica tutti hanno ritenuto il mio un delirio post traumatico. Tutti tranne uno.

Infatti qualche anno dopo,a metà del 2001, finite le cure, chemioterapia e radio, fui invitata da un professore universitario di igiene e profilassi alla Federico II , grande amico e scienziato, ad un convegno dal titolo Scienza e Domocrazia, vi partecipavano tutti i cosiddetti eretici della scienza, quegli scenzati che si erano opposti alla ricerca scientifica ufficiale dominata dal profitto delle multinazionali e dagli interessi militari. Erano previste relazione  di grandi nomi della scienza da quelli della fusione nucleare a freddo a quelli che studiavano la tossicità degli OGM a quelli sostenitori della medicina omeopatica. Tutti uomini e donne che avevano osato sfidare i poteri forti con ricerche, sperimentazioni e tesi alternative e spesso con costi modesti e che pertanto erano stati estromessi dalle pubblicazioni più importanti della scienza ufficiale e dai loro autorevolissimi colleghi allineati e coperti.

Tra loro un ricercatore, David Rasnik, collega e collaboratore di Peter Dusberg che avrebbe esposto la teoria non infettiva dell’AIDS.

Cominciò la sua relazione con una frase pronunciata da un A.D. della Glaxo: “una malattia è tanto più remunerativa se considerata incurabile e/o mortale”.

Tutto il sudicio e la squallida considerazione del mercato nei confronti dei malati era lì in quella frase..ho letto due libri dopo: “Il Virus inventato” di Peter Dusberg e “La vera storia dell’AIDS” un romanzo di David Rasnik, li consiglio a tutti gli esseri pensanti, rompono quei tabù della medicina che hanno consentito a tutti di far parte in vari ruoli ed a vario titolo nell'”affaire Sanità”, facendo il proprio porco comodo sulla pelle della gente accumulando ricchezze e potere immenso. Si può non essere d’accordo con le teorie di Dusberg, ma indubbiamente non si può che constatare i grandi imbrogli della scienza a tutti i livelli. Dopo l’AIDS sono state finanziate ricerche costosissime su altri virus e pandemie inventate, la mucca pazza, il virus dei polli, l’influenza suina. Nell’ultimo caso la finta pandemia influenza suina, all’Italia, paese sull’orlo di una crisi economica epocale, è  costato circo 300.000.000 di euro. Il Ministro della Sanità, ministro Balduzzi,  ha acquistato decine di milioni di dosi di un vaccino pericoloso, nocivo ed inutile che a cui la stragrande maggioranza della popolazione si è rifiutata di sottoporsi, prodotti dalla multinazionale farmaceutica NOVARTIS.

 Quando c’è la salute…dobbiamo pagare il debito e quando non c’è…pure. 
 
* Rete dei Comunisti, Napoli

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