Su Tempa Rossa e su tutti i progetti petroliferi tra governo e regioni è sufficiente un’intesa di facciata. Lo stabilisce un decreto legislativo emanato nel luglio 2026 dal governo Renzi tradendo l’accordo con le dieci regioni No Triv. Le regioni facciano sentire forte e chiara la loro voce contro l’ennesimo affronto alla democrazia e alla volontà dei territori.
Nel riesaminare il fascicolo riguardante la raffineria di Taranto dove confluirà il petrolio del mega-giacimento Tempa Rossa, è emersa una norma del 2016 rimasta nascosta nelle pieghe del decreto legislativo 30 giugno 2016, n. 127 (Norme per il riordino della disciplina in materia di conferenza di servizi), che attua l’articolo 2 della legge 7 agosto 2015, n. 124.
La norma in questione, emanata dal Governo Renzi, cancella una delle principali conquiste delle Regioni e del movimento No Triv ottenute con la previsione, in Legge di Stabilità 2016, dell’obbligo del raggiungimento di un’Intesa in senso “forte” tra Stato e Regioni ai fini dell’approvazione di progetti “petroliferi”.
Ciò comporta che da un anno e mezzo a questa parte tutti i progetti che riguardano gas e petrolio possono essere approvati e resi cantierabili in tempi rapidi, così come richiesto dalle società del settore Oil&Gas.
Il costituzionalista Prof. Enzo Di Salvatore, padre dei sei quesiti referendari No Triv ed autore di questa nuova inattesa scoperta, ha dichiarato: “Appena sei mesi dopo aver ceduto alla pressione delle Regioni e del movimento No Triv per evitare il ricorso alle urne, grazie alla generale disattenzione delle opposizioni parlamentari e prima che si celebrasse il Referendum sulla Costituzione, con una semplice modifica normativa il Governo Renzi ha fatto sì che lo Stato potesse superare facilmente l’opposizione delle Regioni convertendo l’intesa in senso “forte” in una intesa in senso “debole”.
D’ora in poi, su Tempa Rossa e, più in generale, per autorizzare la ricerca, l’estrazione, il trasporto e lo stoccaggio di idrocarburi, lo Stato avrà sostanzialmente mano libera.
La deliberazione adottata in Consiglio dei Ministri il 22 dicembre scorso, relativa al consenso alla prosecuzione del procedimento dell’istanza di autorizzazione per l’adeguamento delle strutture di logistica presso la raffineria di Taranto della società ENI S.p.a., rischia di essere la prima di una lunga serie se le Regioni non porranno la questione in sede di Conferenza Stato-Regioni.
Questa norma è palesemente incostituzionale, anche alla luce dell’esito del Referendum costituzionale che ha ribadito che lo Stato non può in alcun modo prevaricare le Regioni nelle scelte che concernono l’energia ed il governo del territorio”.
“Il Coordinamento Nazionale No Triv – aggiunge Enrico Gagliano, cofondatore ed attivista del Coordinamento Nazionale No Triv – denuncia il tradimento della volontà di milioni di cittadine e di cittadini che hanno sostenuto la battaglia No Triv nel corso del Referendum del 17 aprile 2016 e quella per la difesa del Titolo V della Costituzione. Faremo pressioni con ogni mezzo sulle Regioni affinché pongano la questione sul tavolo della Conferenza Stato-Regioni per una tempestiva correzione della norma.
Le forze politiche che nel 2016 non proferirono parola contro il Governo in occasione di questo incredibile affronto alla democrazia ed a beneficio dei soliti noti, spieghino il perché di tale svista e si mettano velocemente all’opera con atti concreti, prima e, soprattutto, dopo le elezioni”.
Roma, 20 gennaio 2018
Coordinamento Nazionale No Triv
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