Momenti di altissima tensione questa mattina all’alba, nei pressi del cantiere della Tap, a San Foca. Sarebbero volati alcuni sassi contro i mezzi della polizia e contro quelli dell’istituto di vigilanza “Alma Roma”, convenzionato con la società impegnata nella costruzione del gasdotto. Stando a quanto riportato dalla Questura di Lecce, sarebbero stati danneggiati un mezzo degli agenti e uno dell’agenzia di sicurezza, oltre alla torre faro piazzata nel cantiere. Gli attivisti del comitato No Tap, dal canto loro, denunciano il ferimento di alcuni manifestanti che si oppongono ai cantieri del gasdotto. Una donna, di 52 anni e un uomo di 47 anni colpiti dalle manganellate sono stati portati in ospedale per essere medicati.
Gli scontri sono cominciati poco dopo le 5.30 e continuano a tratti. Poco dopo le 5.30 un gruppo di attivisti del movimento No Tap che si oppone alla realizzazione del terminale del gasdotto, ha dapprima sbarrato l’accesso ai cancelli 4 e 5 del cantiere con delle barriere composte da grate e pietre, poi ha acceso dei falò.
Nel corso della mattinata è stato diffuso un comunicato del movimento No Tap, riportato integralmente qui di seguito:
“Violenza inaudita! Al terzo giorno di colazione resistente, la repressione non ha limiti. Oggi la polizia si è macchiata di omissione di soccorso dopo aver strattonato, calpestato e buttato a terra una nostra solidale, una mamma che era lì a difendere la propria terra. Ma non solo: un altro attivista ha preso manganellate in testa, subendo ferite lacero-contuse che necessitano di punti di sutura. Cosa è successo? Alcuni attivisti sorvegliavano gli ingressi dei cancelli, come avviene quotidianamente, per contrastare, bloccare e resistere al malaffare che alberga nelle campagne di San Basilio. I mezzi di Tap non erano presenti, si vedeva solo una distesa di camionette blu che, intorno alle 7, stavano per effettuare il solito cambio di guardia. Ma non è stato un semplice cambio di guardia: quando i manifestanti sono rientrati al presidio “la Peppina” per proseguire la colazione condivisa, quei pochi che erano rimasti vicino ai cancelli sono stati aggrediti da una reazione oltremodo scomposta, che non fa altro che confermare il fatto che le forze dell’ordine sono totalmente al servizio di Tap. Una mamma, una donna che difende la sua terra, è stata malmenata, buttata a terra e calpestata dalle forze dell’ordine, fino al punto di farla svenire! Ma non basta questo: una volta a terra, quando altri attivisti hanno cercato di soccorrerla, i poliziotti lo hanno impedito utilizzando ancora più violenza, manganellando la gente e trascinando per terra, prendendola per piedi, la donna svenuta. E la dottoressa, che era presente all’interno del cantiere, si è RIFIUTATA di uscire a soccorrere la donna e di chiamare il 118, che è stato allertato immediatamente dagli attivisti e ha trasportato la donna in ospedale in codice giallo. Ma si sa, quando c’è di mezzo il malaffare, crolla anche la deontologia professionale di ogni individuo. Non solo omissione di soccorso, ma violenza gratuita sulla popolazione! E, nel cercare di soccorrere la donna, un uomo ha ricevuto mangannellate in testa, che hanno causato ferite lacero contuse e necessità di punti di sutura! Questo è lo Stato che difende la corruzione, questo è lo Stato violento che cerca di istigare e di colpevolizzare. La Questura diffonde comunicati difensivi, parlando di danneggiamenti di auto e di fari all’interno del cantiere, solo per cercare di coprirsi le spalle nel momento in cui sanno di stare dalla parte del torto. Un comunicato fatto per “giustificare” le proprie malefatte è quanto di più terribile ci possa essere. La Questura, nell’imbarazzo delle sue azioni, dirama comunicati che mistificano la realtà dei fatti, scandendo gli avvenimenti in maniera autoreferenziale, venendone fuori una narrazione tossica, che nulla ha a che fare con la verità. Un popolo stolto serve a chi vuole generare repressione. Vogliono che la gente guardi il dito, ma noi vi mostriamo la luna…”.
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