Questo che vedete in foto è il fiume Tagliamento, uno dei pochi fiumi Italiani che si trova in una condizione naturale, cioè il letto del fiume non è costretto da argini artificiali ma scorre libero nella pianura. Per questo prenderò la foto della sua valle come esempio di una condizione naturale tipica di un fiume, evitando di entrare in inutili disquisizioni terminologiche o di classificazione.
Come si vede il fiume scorre all’interno di un’area pianeggiante dove forma più di un canale.
L’attuale letto del fiume è costituito dalla parte chiara, mentre la pianura del fiume è tutta la parte pianeggiante tra le colline e le montagne.
La prima cosa da notare è che i vecchi paesi sono stati edificati tutti sulle conoidi di deiezione, al margine della pianura (quelle in rosso), e non è un caso. I nostri predecessori sapevano come funziona un fiume, infatti queste aree sono zone stabili e sicure perché generalmente ghiaiose e sopraelevate. L’unica area costruita in pianura (freccia rosa) insieme ad alcune case coloniche agricole, che però sembrano su un piccolo rialzo, è una zona industriale recente.
La pianura è una struttura sedimentaria “costruita” dal fiume attraverso la sua divagazione, da una sponda all’altra del bacino alluvionale (pianura) in cui scorre. Se si facesse una sezione di tutta la pianura in profondità, trasversalmente al fiume, si vedrebbe chiaramente dal basso verso l’alto, quindi dal passato verso il presente, che il canale del fiume, generalmente riempito di sabbie, si trova a diverse altezze e lungo tutta la sezione, da destra a sinistra. Questo significa che il fiume ha divagato, cioè si è spostato da una parte all’altra della pianura in continuazione, per millenni.
Lo spostamento del letto del fiume è dovuto al fatto che l’area che il fiume abbandona subduce, quindi si abbassa, mentre quella dove scorre, in virtù dei materiali che deposita, si alza. Questo processo provoca lo spostamento del tracciato del fiume verso la parte bassa, in continuazione. Naturalmente questo avviene in tempi geologici che noi non riusciamo a percepire nel quotidiano, ma che comunque sono studiati e ben noti in geologia, sedimentologia e idrogeologia.
Attualmente il Po e tutti gli altri fiumi della pianura padana sono tenuti fermi all’interno degli argini da uno/due secoli e le aree golenali (quelle di esondazione in caso di piena) sono occupate da case e capannoni. Ogni tot di anni gli argini vengono alzati pechè il fiume, continuando a sedimentare materiali e non potendo divagare, cresce in altezza mentre tutto intorno si abbassa. Oggi in pianura padana i fiumi sono praticamente pensili, scorrono a diversi metri più in alto del terreno, questo crea una differenza di potenziale enorme, potenzialmente devastante, che cresce di anno in anno.
Fino a qualche giorno fa si sentiva parlare impropriamente di siccità, oggi quella definizione suona ridicola e infatti lo era.
Nella foto, in lontananza, si vedono cime montuose innevate; era proprio la neve (quando c’era) ad alimentare i fiumi durante la primavera-estate, sciogliendosi.
Il deficit idrico verificatosi di recente nei fiumi delle pianure del nord, non è stato dovuto alle minori precipitazioni annue, così come le alluvioni non sono dovute a un loro aumento, ma a mutate condizioni climatiche.
Oramai da anni si registra una estremizzazione dei fenomeni atmosferici, “bombe d’acqua”, cicloni mediterranei etc. etc.
Questi fenomeni sono legati all’aumento della temperatura globale che innesca fenomeni parossistici dovuti a scambi termici sempre più elevati. Anche la quantità di vapore acqueo nell’aria aumenta con l’aumentare della temperatura.
A Bologna esiste un quartiere che si chiama Navile, lì fino a poche decine di anni fa c’era un porto fluviale e diversi canali navigabili. Oggi del porto è rimasto solo il nome del quartiere e i canali sono stati tombati (coperti) e oggi scorrono sotto la città.
Non è detto che il regime idrico previsto per quei canali che oggi scorrono sotto Bologna, ma anche sotto Genova, Matera e in mezza Italia, vadano bene per le nuove condizioni. Stesso ragionamento vale per le caditoie cittadine dell’acqua e tutto quello che è stato fatto quasi un secolo fa.
Non è sufficiente dare la colpa alla cattiva manutenzione, perché questo è vero solo in parte.
Oggi i problemi hanno cause e nomi diversi, sono complessi, di non facile soluzione e ancor meno accettazione. Certamente la soluzione non è trattare il tutto come fosse un’emergenza, soprattutto perché in Italia i politici ci hanno sguazzato nell’emergenza, per loro è come la manna dal cielo.
Bisogna guardare in faccia la realtà e cambiare radicalmente strada ma nella situazione in cui ci troviamo, tra incapacità gestionale e politica, vincoli di spesa e religione del profitto, dubito che ci riusciremo.
* da Facebook
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Stefano
Non è proprio così. Nella foto non si vedono nè Trasaghis, nè Bordano entrambe edificate in prossimità del letto del Tagliamento le cui piene storiche li lambìrono. A Trasaghis la zona industriale è stata localizzata su aree prossime al fiume. Di converso l’ampia zona industriale di Osoppo (indicata nella foto con una freccia e dove risiedono un paio di grosse industrie, la Ferriera Pittini e la Fantoni/Plaxil con annesso impianto di formaldeide) è ben lontano dal Tagliamento. Mentre indicato sullo sfondo mi pare di intravedere Maniaglia (frazione di Gemona) che è ancora più dal fiume e neppure di pochi chilometri.