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La morte di Jorge Semprun

Jorge Semprún nasce in una famiglia dell’alta borghesia spagnola. Suo padre, José Maria Semprún Gurrea che era professore di diritto all’università di Madrid e avvocato, aveva fondato una rivista dal titolo “Cruz y Raya” ed era corrispondente della rivista Esprit del filosofo personalista Emmanuel Mounier. Nel 1936, all’inizio della guerra civile, Jorge emigra con la sua famiglia in Francia, poi in Olanda dove suo padre è ambasciatore della Repubblica spagnola fino a febbraio del 1939; riviene in Francia dove studia, dapprima al lycée Henri-IV e, dal 1941, alla Sorbona di Parigi (filosofia) .

Nel medesimo anno Semprún aderisce alla Resistenza francese nell’organizzazione comunista dei FTP (Francs-tireurs et partisans), l’anno seguente si iscrive al Partito Comunista di Spagna (Partido Communista de España, PCE) e finalmente, autorizzato dai FTP, entra a far parte della cellula clandestina Jean Marie Action dell’organizzazione Buckmaster.

Nel settembre del 1943 viene arrestato a Joigny dalla Gestapo e nel 1944 viene inviato al campo di concentramento di Buchenwald dove milita nell’organizzazione comunista clandestina formatasi all’interno del campo, esperienza che racconterà cinquanta anni dopo in La scrittura o la vita ed in Vivrò col suo nome, morirà con il mio – anche se numerosi accenni si trovano già in Autobiografia di Federico Sanchez (1977), in Quel beau dimanche! (1980) e in La montagna bianca (1986).

Nel 1945 fa ritorno a Parigi dove esercita il mestiere di giornalista e di traduttore soprattutto per l’Unesco.

Nel 1952, diventa quadro permanente del PCE e nel 1953 fa ritorno a Spagna per la sua prima missione di coordinare le attività clandestine di resistenza al regime franchista ; per circa dieci anni vive in clandestinità con diversi pseudonimi, particolarmente quello di “Federico Sanchez”.

Diventa membro del Comitato centrale del PCE nel 1954, del Comitato esecutivo nel 1956. Ritornato in Francia nel 1962, nel 1963 gli viene assegnato il premio “Formentor” per Il grande viaggio , racconto del viaggio che lo condusse da Joigny a Buchenwald; nel 1964 viene espulso dal partito a causa di divergenze che si erano manifestate con il segretario Santiago Carrillo, esperienza che verrà raccontata in Autobiografia de Federico Sanchez , suo primo libro scritto in spagnolo.

Da quel momento Semprún si dedica quasi esclusivamente al lavoro di scrittore e sceneggiatore. Si occupa della sceneggiatura del film di La guerra è finita (1966), Z – L’orgia del potere (1969), La confessione (1970), L’attentato (1972), Stavisky, il grande truffatore (1974), L’affare della sezione speciale (1975), Una donna alla finestra (1976), Le strade del sud (1978) e della regia di Les deux memoires (1973), documentario sulla guerra civile di Spagna. Scrive L’évanouissement (1967), La deuxième mort de Ramon Mercáder (1969), Autobiografia di Federico Sanchez (1977), Quel beau dimanche! (1980) e L’Algarabie (1981); nel 1983 pubblica Montand, la vita continua ritratto biografico dell’ attore Yves Montand , interprete di molti dei film sceneggiati dallo scrittore spagnolo. Nel 1986 continua la sua produzione letteraria con La montagna bianca – romanzo in cui Semprún riprende il personaggio di Juan Larrea, già protagonista del film diretto da Joseph Losey nel 1978 – e, nel 1987, con Netchaïev est de retour – libro dal quale verrà tratto, nel 1991, il film omonimo diretto da Jacques Deray e interpretato da Montand.

La_Confesion_Jorge_Semprun

Dal 1988 al 1991, dopo il ritorno della democrazia in Spagna egli diventa ministro della cultura nel governo guidato dal socialista Felipe González, scrivendo, in seguito, su tale esperienza Federico Sanchez se despide de ustedes (1993).

Ormai scrittore affermato riceve numerosi premi internazionali che servono a valorizzare la sua opera, tra i quali il Premio internazionale Nonino per l’insieme della sua opera nel 1999.

In Italia sono stati pubblicati in questi ultimi anni La scrittura e la vita da Guanda nel 1996, Male e modernità da Passigli nel 2002 e nel 2005 Vivrò col suo nome, morirà con il mio da Einaudi e Vent’anni e un giorno da Passigli.

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