È impossibile calcolare completamente quello che il proletariato militante d’Europa e d’America e la scienza storica hanno perso con quest’uomo. Molto presto si farà sentire il vuoto che ha aperto la morte di questa figura gigantesca.
Così come Darwin ha scoperto la legge dell’evoluzione organica della natura, Marx ha scoperto la legge dell’evoluzione della storia umana: il fatto, tanto semplice, ma nascosto sotto erbaccia ideologica, che l’uomo ha bisogno, per prima cosa, di mangiare, bere, avere un tetto e vestirsi prima di poter fare politica, scienza, arte, religione, ecc.; che, pertanto, la produzione dei mezzi di vita immediati, materiali, e conseguentemente, la corrispondente fase economica di sviluppo di un popolo o di un’epoca è il punto di partenza da cui si sono sviluppate le istituzioni politiche, le concezioni giuridiche, le idee artistiche e persino le idee religiose degli uomini e in funzione di quella devono, quindi, esplicarsi, e non al contrario, come fin’ora s’è venuto facendo. Ma non è solo questo. Marx ha scoperto anche la legge specifica che muove l’attuale modo di produzione capitalista e la società borghese da esso creata. La scoperta del plusvalore ha improvvisamente illuminato questi problemi, mentre tutte le ricerche precedenti, tanto degli economisti borghesi come dei critici socialisti, brancolavano nel buio.
Due scoperte come queste dovevano bastare per una vita. Chi abbia la fortuna di fare anche solo una scoperta così, già può considerarsi felice. Ma non c’è stato un solo campo che Marx non sottoponesse a ricerca – e questi campi sono stati molti, e non si è limitato a toccarne solo di striscio neanche uno – inclusa la matematica, in cui non facesse scoperte originali. Tale era l’uomo di scienza. Ma questo non era, nemmeno lontanamente, la metà dell’uomo. Per Marx, la scienza era una forza storica motrice, una forza rivoluzionaria. Per grande che potesse essere il piacere che poteva procurargli una nuova scoperta fatta in qualsiasi scienza teorica la cui applicazione pratica a volte non poteva essere prevista in alcun modo, era ben altro il piacere che sentiva quando si trattava di una scoperta che esercitava nell’immediato un’influenza rivoluzionaria nell’industria e nello sviluppo storico in generale. Per questo seguiva passo passo il procedere delle scoperte realizzate nel campo dell’elettricità, fino a quelle di Marcel Deprez negli ultimi tempi.
Poi Marx era, prima di tutto, un rivoluzionario. Cooperare, in un modo o nell’altro, all’abbattimento della società capitalista e delle istituzioni politiche create da questa, contribuire all’emancipazione del proletariato moderno, a cui lui aveva trasmesso per la prima volta la coscienza della propria situazione e delle proprie necessità, la coscienza delle condizioni della propria emancipazione: tale era la vera missione della sua vita. La lotta era il suo elemento. E lottò con una passione, una tenacia e un successo come pochi. Prima Erste Rheinische Zeitung, 1842; Vorwarts Paris, 1844; Deutsche Brussel Gazete, 1847, Neue Rheinische Zeitung, 1848-1849, New York Tribune, 1852-1861, e a tutto questo bisogna aggiungere un sacco di volantini di lotta, e il lavoro nelle organizzazioni di Parigi, Bruxelles e Londra, finché, infine, è nata come conclusione di tutto, la grande Associazione internazionale dei lavoratori, che era, in verità, un’opera della quale il suo autore poteva andare orgoglioso, anche se non avesse creato nessun’altra cosa.
Per questo Marx era l’uomo più odiato e più calunniato del suo tempo I governi, sia gli assolutisti che i repubblicani, lo espellevano. I borghesi, come i conservatori e i democratici radicali, competevano tra loro nel lanciare diffamazioni contro di lui. Marx sdegno’ tutto questo, non ci faceva caso; rispondeva solo quando un’imperiosa necessità lo esigeva. Ed è morto venerato, amato, pianto da milioni di operai della causa rivoluzionaria, come lui, sparsi per tutta l’Europa e l’America, dalle miniere della Siberia fino alla California. E posso dire senza paura che ha potuto avere molti avversari, ma nessun nemico personale.
Il suo nome vivrà nei secoli, e con lui la sua opera.
Londra, cimitero di Highgate, 17 marzo 18883
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