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Baschi e catalani in campo. Contro Re e nazionalismo spagnolo

 

Questa sera a scendere in campo nel secondo stadio di Madrid – il Vincente Calderon – per contendersi la prestigiosa Coppa del Re saranno i baschi dell’Athletic Bilbao e i catalani del Barcellona. Come a volte avviene, in particolare in Spagna, l’evento sportivo di oggi si carica di aspettative, conflitti e significati di tipo politico, ideologico, culturale.

E lo scontro, stasera al Vincente Calderòn, non sarà tanto tra le rappresentanze calcistiche di baschi e catalani, ma assumerà un significato enormemente simbolico che ha già scatenato tra le autorità spagnole una vera e propria crisi di nervi.

Il fatto che la governatrice della regione di Madrid, la destra Esperanza Aguirre, abbia chiesto alle autorità competenti di far giocare la partita a porte chiuse e addirittura di sospendere il match in caso di offesa alla bandiera, la dice lunga.
Il terrore di monarchici e nazionalisti spagnoli – PP o Psoe poco importa – è che decine di migliaia di tifosi assiepati sugli spalti al seguito delle loro squadre subissino di fischi l’inno nazionale in presenza dei rappresentanti del governo e della casa reale. Mandando un messaggio chiaro e inequivocabile a decine di milioni di spettatori sparsi tra la penisola iberica e il resto del pianeta.

Perché, paradossalmente, a contendersi la Copa del Rey saranno due squadre che, per tradizione, cultura e tifoseria della monarchia borbonica non ne vogliono proprio sapere. “Baschi e catalani non hanno re” recita un adesivo diffuso in decine di migliaia di copie dalle tifoserie dell’Athletic e del Barça, stasera alleate contro i simboli e le imposizioni del nazionalismo spagnolo e orgogliose di poter egemonizzare la finale togliendo il palcoscenico ai club ‘castigliani’. E sull’adesivo campeggia un inequivocabile fischietto. Già nel 2009 un’analoga finale tra i rojiblancos e i blaugrana a Valencia iniziò con una intollerabile “pitada” di massa mentre in campo risuonava l’odiata Marcia Reale. I tecnici della tv che mandava in diretta l’incontro si affrettarono a escludere l’audio per parecchi secondi, ma ormai la frittata – l’oltraggio all’Inno spagnolo – era fatto. E che l’affronto si possa ripetere questa sera a reti unificate mette in ansia parecchi esponenti dell’establishment iberico. In tribuna d’onore non ci sarà l’anziano Juan Carlos – reduce da una sfilza di scandali e sempre meno simpatico anche ai monarchici – ma il principe Felipe. Come ricorda il Corriere della Sera “da protocollo, siccome non ci sarà il re, ma solo l’erede al trono, ci si può limitare a rapidi 27 secondi: inno breve, oltraggio breve”.

Oltraggio breve, ma pur sempre oltraggio. Vedremo cosa inventerà la regia della tv spagnola per nascondere la bordata di fischi al re, alla Spagna, al nazionalismo iberico, alla gestione della crisi, alla disoccupazione, ai tagli a istruzione e sanità, alla criminalizzazione dei movimenti indipendentisti baschi e catalani, e chi più ne ha – come si dice in questi casi – più ne metta.
Che vincano i favoriti catalani di Guardiola o i baschi di Bielsa alla fine poco importa. Al trofeo i club non si tengono più di tanto, e neanche i loro supporters. Basti pensare che durante gli anni della dittatura la competizione aveva preso il nome di Coppa del Generalissimo. Cioè di Francisco Franco.
Ma la partita non si giocherà solo all’interno del secondo stadio della capitale (il Real Madrid si è rifiutato di concedere l’uso del Santiago Bernabeu). Da ieri Madrid è militarizzata da quasi 2500 poliziotti, schierati per tenere sotto controllo le decine di migliaia di tifosi catalani e baschi – oltre che tanti fans stranieri, italiani compresi – che stanno arrivando in queste ore in città. E per evitare momenti di eccessiva esuberanza politica più che sportiva. La tensione è alta: mentre le autorità cittadine hanno negato il permesso ad un gruppo rock basco, i Gatibu,  di poter suonare – adducendo motivi di ordine pubblico – il Tribunale Superiore di Giustizia ha concesso un assurdo permesso di manifestare a vari gruppuscoli di estrema destra o esplicitamente fascisti, dai nomi inequivocabili contenenti i sempreverdi termini di ‘avanguardia’ o ‘Falange’. Una manifestazione ‘a difesa della bandiera spagnola’ in pieno centro che costituisce una vera e propria provocazione.

Una provocazione che tra l’altro mette in difficoltà quei settori che, tra baschi e catalani, predicano la convivenza. E che potrebbe invece aumentare le simpatie nei confronti degli indipendentisti di Barcellona e Bilbao anche tra i cittadini spagnoli stanchi di una guerra contro ‘i separatisti’ che oggi di fronte al crescente sfacelo del paese comincia ad apparire uno specchietto per le allodole.
Alcuni anni fa a Madrid un tifoso basco, Aitor Zabaleta, fu assassinato dopo una partita di calcio dai nazi del Frente Atletico, e recentemente la Polizia autonoma ha ammazzato a colpi di ‘pelotazos’ (pallottole di gomma) un altro tifoso dell’Athletic, Iñigo Cabacas Liceranzu, reo di bere una birra di fronte a un bar indipendentista.
La tensione a Madrid è alta, e sarebbe bene che i politici di Madrid non soffino sul fuoco.

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