L’associazione salvadoregna FUNDABRIL1 nel 2012 editò il libro “La otra cara de la guerra: salvar vidas”, dal 2015 pubblicato anche in Italia per le edizioni Zambon con il titolo “El Salvador: L’assistenza medica guerrigliera – Storia di un processo di autodeterminazione popolare”.
Nella decade ‘80 del secolo passato il Salvador fu squassato da una violenta guerra civile e lo scontro si diede tra un governo fantoccio, creato, sostenuto ed armato dagli Stati Uniti, responsabile di numerosi massacri e atrocità, e le masse popolari che si sollevarono, inquadrate in cinque organizzazioni politico-militari2 che successivamente unirono i loro sforzi fondendosi nel Frente Farabundo Martì de Liberaciòn Nacional (FMLN).
Nel libro viene riportata l’esperienza delle unità sanitarie guerrigliere della FPL che operarono nel fronte di guerra nei dipartimenti di Chalatenango, Cuscatlan e Cabañas.
Il libro è il frutto di un lavoro collettivo e gli avvenimenti sono stati ricostruiti dagli stessi protagonisti di quel processo per cui, partendo praticamente da zero, la guerriglia e le popolazioni rurali salvadoregne (i campesinos) sono riuscite a dotarsi di una struttura sanitaria.
L’edizione italiana ha come prefazione una lunga intervista della giornalista Geraldina Colotti a Sergio Adamoli, chirurgo genovese che, con lo pseudonimo Franco Nono, militò nelle FPL e partecipò alla stesura del testo e lo tradusse in italiano. La stessa Colotti chiude il volume con una postfazione nella quale si presenta il Salvador di oggi, vent’anni dopo la firma degli accordi di pace.
La recensione che segue fu scritta da Emilio Perissinotti al momento della pubblicazione italiana e contiene una analisi politica ancora oggi attuale.
La Fundacion 1° de Abril è una associazione, creata dalle FPL (Fuerzas Populares de Liberaciòn) fondate appunto il 1° aprile del 1970, della quale una delle principali attività è la conservazione della memoria storica.
FPL , ERP (Ejercito Revolucionario del Pueblo), RN (Resistencia Nacional) , PRTC (Partido Revolucionario de los Trabajadores Centroamericanos) e la FAL ( Fuerzas Armadas de Liberaciòn) , braccio armato del Partido Comunista Salvadoreño.
La redazione
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Con buona pace di coloro che affermano che la Resistenza è terminata il 25 aprile '45, di coloro ai quali le lotte di liberazione dei popoli hanno dato fastidio perché suscettibili di alterare gli equilibri stabiliti a Yalta, e tendono oggi a farle dimenticare, di coloro che proclamano solennemente "mai più" e sostengono governi che attuano politiche naziste e , per buon peso, propagandano che la violenza è comunque cattiva e stanno sui palchi a "celebrare" il 25 aprile (ma qualche partigiano non aveva forse anche sparato?), di coloro che per fare confusione appiccicano a man bassa etichette di " terrorismo", con buona pace di tutti costoro, questo "El Salvador: l'assistenza medica guerrigliera" è un grande e importante libro sulla Resistenza.
Perché la Resistenza, intesa come lotta per la liberazione dei popoli, fa parte della storia del progresso umano e non ha confini, né temporali, né geografici. E perché i valori- e la pratica- che in questo libro emergono come fondamentali, sono esattamente gli stessi per cui hanno combattuto i nostri partigiani. Per buona parte dei quali, come per molti di noi cresciuti con quei padri o fratelli maggiori, l'antifascismo non poteva essere scisso dalla lotta di classe e dall'internazionalismo.
Un libro importante che riporta alla luce, pur privilegiandone un particolare aspetto, la lunga lotta di un piccolo popolo che ha tenuto testa a potenti forze di repressione e annientamento, che si giovavano dell'appoggio e del coinvolgimento anche diretto degli USA. Storia, guarda caso, poco nota e sulla quale è sceso totalmente il silenzio.
Non fosse che per questo, già di per sé, è un importante documento storico.
E uno dei suoi meriti maggiori, ai miei occhi, è che riesce a ricreare con le testimonianze di ex militanti del FMLN anche il clima psicologico, lo spirito dei compagni impegnati nella lotta, permettendo così di avvicinarsi, anche a chi non ha vissuto simili drammatiche esperienze, al loro slancio, all'entusiasmo, alla determinazione, al superamento di personali preoccupazioni e timori, in favore di una solidarietà di gruppo, senza i quali nessuna resistenza in tali difficilissime condizioni sarebbe né possibile, né comprensibile.
Non vi è traccia di retorica, di autocompiacimento, di enfatizzazione di personali sofferenze o meriti, di esibizione di gerarchie, pure necessariamente esistenti per i diversi livelli di responsabilità.
Al contrario, è sempre evidente una modestia, direi un pudore nel parlare di se stessi. Cosicché il protagonista diviene un collettivo di uguali, donne e uomini animati da un forte comune sentire, pur nella differenza di competenze, di ruoli, di età, di genere, di cultura, di nazionalità.
Non vi sono lamentazioni. Episodi terribili vengono addirittura taciuti. E' riferito il numero dei morti e feriti, ma non come talora vennero orribilmente uccisi i compagni. Come dire: fin da subito sapevamo che da quel nemico ci si poteva attendere qualunque efferatezza. Abbiamo scelto comunque di essere qui.
La rivoluzione non è una cena di gala.
Questo testo è importante, inutile dirlo, anche per l'argomento di cui tratta, e cioè l'assistenza sanitaria. Ma pur essendo io un medico, non mi ci soffermo, perché anche un lettore profano può rendersi conto facilmente delle difficoltà, delle invenzioni dovute ai pochi mezzi disponibili, della capacità di organizzazione, della serietà con cui i diversi problemi venivano affrontati. Oltre che della accuratezza nella raccolta di dati statistici. E della immane fatica. Basti pensare al doversi portare sulla schiena durante i rastrellamenti il materiale per interventi chirurgici e al trasferimento su amache dei feriti o operati. Magari avendo mangiato, o provato a mangiare, un ottimo trito di scorza d'albero.
Mi piace invece qui ricordare che Sergio, uno dei protagonisti della storia raccontata nel libro, è un medico genovese che, come me, negli anni ''70 aveva partecipato al Gruppo di Lavoro all'Ospedale S. Martino di Genova, dove allora lavoravo. Per dire che credo di ritrovare nel libro certe pratiche e idee (che poi erano quelle di Medicina Democratica), che avevamo cominciato a provare a mettere in atto a quell'epoca. Mi riferisco per esempio al fatto che il Gruppo di Lavoro era costituito (cosa assolutamente riprovevole se si pensa alle allora rigide gerarchie ospedaliere e alla separazione fra i vari ruoli: perfino la CGIL rifiutava la tessera ai medici!) da infermieri, medici, tecnici, portantini, ecc., che discutevano insieme, oltre che di problemi relativi al loro ruolo, dell'organizzazione del lavoro, svelando la natura di classe di quella esistente, indirizzata al profitto e allo sfruttamento. Un migliore servizio sanitario, efficiente e gratuito, necessitava anche,
ai nostri occhi, di una presa di coscienza della funzione reale dei vari ruoli, e di un diverso rapporto fra gli stessi.
Così avevamo cominciato nella pratica quotidiana a instaurare, specie con gli infermieri, discutendo dei pazienti, uno scambio di esperienze e saperi, per quanto mi ricordo assai utile e gratificante. In sostanza si tendeva a egualizzare il valore di tutti gli operatori, ovviamente senza prescindere dalle responsabilità di competenza.
Si cercava di condividere le nostre conoscenze: sapere è potere, come insegnava Maccacaro.
Mi piace pensare che qualcosa delle esperienze fatte nel Gruppo di Lavoro (le lunghediscussioni, le analisi, la produzione di documenti, i dibattiti, lo stesso metodo di lavoro) sia servito a Sergio nelle situazioni incomparabilmente più ardue in cui si è trovato a vivere, in un mondo tanto lontano.
Le pagine del libro ci danno qualche volta l'illusione di stare leggendo narrazioni della Resistenza nelle nostre valli, che peraltro non disponeva certo di un servizio sanitario paragonabile a quello del FMLN.
Resistenza anch'essa ormai tanto lontana.
E purtroppo non da oggi accuratamente denaturata, umiliata dalle retoriche di sedicenti amici e falsata dalle calunnie di vecchi e nuovi nemici.
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