L’8 marzo esce nelle librerie “Vogliamo La Libertà”, l’autobiografia di Mumia Abu Jamal nelle Black Panther Party di Giacomo Marchetti per le edizioni Mimesis.
In realtà il testo ricostruisce la storia secolare di resistenza degli afro-americani collocando la parabola delle “Pantere Nere” dentro il suo sviluppo. Una storia delle Panthers più che la storia di Mumia nel BPP, dove vengono presi in esame sia lo sviluppo teorico che la pratica delle Pantere, messa in evidenza il ruolo di primo piano delle tante sorelle che permise lo sviluppo, il consolidamento e la difesa armata dell’organizzazione contro gli assalti polizieschi, e la guerra sporca che venne fatta a questi giovani afro-americani da parte degli apparati dello stato. Per me è stato un onore co-tradurre e curare il volume, che oltre ad una traduzione integrale del testo comprende una mia introduzione alla vita e alle opere di Mumia (tra cui la sua vicenda giudiziaria) nel contesto della lotta degli afro-americani che giunge fino all’oggi e una bibliografia inedita completa delle opere di e su Mumia. In questi anni ho pensato spesso a Mumia, mentre scrivevo un dispaccio nel freddo di un’ex prigione sovietica riadattata a base avanzata della resistenza in Donbass, o nel caldo afoso di un campo profughi palestinese, e più spesso mentre con gli occhi che si socchiudono rileggo un articolo scritto di notte da inviare o una intervista, cercando di eliminarne i refusi, nonostante il sonno… Mumia, il suo coraggio e la sua ostinata volontà di dire la verità, di essere la voce dei senza voce, in una cella di prigione, tra mille privazioni e un precario stato di salute, mi hanno ispirato e dato forza e spinto a proseguire nella sua impresa di giornalismo indipendente e ricerca militante. Il libro trasmette una grande forza d’animo che spero di essere riuscito a comunicare. Ho voluto dedicarlo ad Abdel Salam, perché lui come tanti altri fratelli e sorelle ci hanno rinsegnato a lottare e a farci gridare insieme a loro: schiavi mai…
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