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Lazio. La Valle avvelenata. Alunni e Navarra: servono investimenti ma “puliti”

I candidati di Potere al Popolo per la Regione Lazio, Marina Navarra e per il Senato, Gualtiero Alunni, si sono presentati agli elettori di Colleferro, una scelta non casuale, perché è la città maggiormente devastata dell’inquinamento della Valle del Sacco.

Nel Sito di Interesse Nazionale del Bacino Idrografico del Fiume Sacco si è osservato un eccesso di mortalità per tutte le cause. La popolazione dell’area ha subito esposizioni complesse di carattere occupazionale (sostanze chimiche, amianto) e ambientale (inquinamento dell’aria del suolo e delle acque). Tali esposizioni si sono sovrapposte nel tempo e possono aver contribuito ad un quadro epidemiologico articolato.” Queste sono le conclusioni di uno studio denominato “progetto S.E.N.T.I.E.R.I” (Studio Epidemiologico nazionale dei territori e degli insediamenti esposti a rischio d’inquinamento). Cioè in questa zona si muore per inquinamento da attività produttive ed inquinamento da smaltimento rifiuti. Ciò contrasta nettamente con le esternazioni del ministro della salute, Beatrice Lorenzin e dell’assessore regionale all’ambiente Mauro Buschini , secondo i quali nella Valle del Sacco tutto va bene, si gode di ottima salute e l’inquinamento”non ci risulta”. Al di là degli evidenti studi simili a quello citato, che dimostrano come nella Valle del Sacco la mortalità da inquinamento sia a livelli insostenibili, non si capisce perché, se la situazione ambientale è ottimale questo territorio sia stato qualificato come SIN (Sito d’interesse Nazionale).

In particolare nella zona di Colleferro un ruolo particolare nell’avvelenamento dell’ambiente lo hanno giocato le fabbriche di armamenti. La Snia Bpd e la Simmel per decenni hanno provocato morte diretta in Iraq , in Libia, con le armi chimiche, e indiretta a Colleferro, e in tutta la Valle, con la contaminazione delle falde acquifere. Ad aziende così inquinanti si aggiunge uno scellerato sistema di smaltimento dei rifiuti, conseguenza diretta del decreto legge 133, così detto Sblocca Italia, varato da Renzi nel 2014. Nel decreto gli inceneritori diventano infrastrutture strategiche di preminente interesse nazionale. Quindi per i loro insediamenti si semplificano le procedure di valutazione d’ impatto ambientale, e decade l’obbligatorietà dell’AIA (Autorizzazione Integrata Ambientale). Il combinato disposto dello “Sblocca Italia” con l’art. 14 del decreto competitività che conferisce poteri speciali al presidente della Regione in termini di gestione del ciclo dei rifiuti, ha condannato il nostro territorio ad un sistema di smaltimento basato sulle discariche sull’incenerimento.

Un sistema obsoleto contrario alle normative europee che prevedono la raccolta differenziata, il riciclo e il riuso. Proprio il rispetto delle normative europee dovrebbero essere alla base del Piano Regionale dei Rifuiti, che guarda caso, la Regione guidata da Zingaretti, per tenersi le mani libere sull’abuso dell’incenerimento, non ha mai adottato. Il paradosso è che nonostante decreti Sblocca Italia, misure esemplificative per insediare impianti inquinanti, ma presumibilmente forieri di sviluppo, la disoccupazione nel territorio dilaga. Nella provincia di Frosinone si contano 150.000 disoccupati a fronte di una popolazione di 540.000 abitanti. Allora non è vero che per creare occupazione sia necessario sopportare gli strali di un inquinamento insostenibile. Non è vero che il ciclo dei rifiuti basato sulle discariche e sugli inceneritori sia redditizio, o meglio, è vero che giova a chi su questi impianti crea profitti più o meno legali.

Non sarà dunque l’ora di cambiare completamente modello di sviluppo a cominciare dal ciclo dei rifiuti? Quanta occupazione si potrebbe creare riconvertendo l’impianto di incenerimento delle gomme della Marangoni in una fabbrica per il trattamento a freddo, dei pneumatici esausti per produrre granulato per asfalti. Quanta occupazione si potrebbe creare riconvertendo insediamenti produttivi in crisi in impianti di trasformazione dei rifiuti plastici , in materia prima per produrre nuovi manufatti? Un progetto simile richiederebbe ingenti investimenti a medio termine, un programma che il predatorio capitale finanziario non può tollerare. Si dovrà quindi ritornare ad investimenti pubblici significativi, con il conseguente controllo dello Stato sulle attività finanziate. Risorse ottenibili con la tassazione dei patrimoni e delle rendite, con un’applicazione significativa della progressività fiscale, così come sancito dall’art.59 della Costituzione. Questo è il programma che i candidati di Potere al Popolo intendono perseguire, perché è l’unico programma utile ad assicurare tutela del territorio e buona occupazione.

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