Menu

Il “Che fare?” di Lenin nel nuovo appuntamento con l’Accademia Rebelde

Nella seconda sessione del ciclo di Accademia Rebelde dedicato a Lenin e ai suoi apporti sul partito e sullo Stato, ci concentreremo sul Che fare?.

Scritto nel 1902 in vista del II Congresso del Partito operaio socialdemocratico russo (POSDR), svoltosi tra Bruxelles e Londra e caratterizzato da un forte contrasto interno proprio sulla natura del partito, il testo ne illustra in modo organico la concezione leninista, gettando le basi per la costruzione di quel partito bolscevico che, proprio per le sue caratteristiche ideologiche e politiche, fu in grado di guidare la prima rivoluzione socialista vittoriosa nella storia dell’umanità e l’edificazione del primo paese socialista.

Se Marx ed Engels avevano scoperto le leggi oggettive di sviluppo dell’umanità e avevano mostrato il funzionamento della società capitalista e indicato la prospettiva del comunismo, Lenin con il Che fare? sviluppa, innova e rivoluziona la riflessione sulla natura e sul ruolo del partito nella rivoluzione socialista.

La rottura con il populismo russo è netta: non si tratta di costruire un’organizzazione clandestina dedita agli attentati contro nobili e rappresentanti del governo. Ma bisogna ricavare e usare il meglio di questa lunga tradizione cospirativa.

Aspra è anche la polemica con chi esalta lo spontaneismo, contrapponendolo con l’organizzazione, e che dietro la “libertà di critica” in realtà vuole scimmiottare la socialdemocrazia europea, con il suo melmoso gradualismo e il suo inconcludente parlamentarismo.

Non sfugge alla critica leninista neanche chi sostiene, dietro la scusa di non staccarsi dalle masse, che l’organizzazione rivoluzionaria deve essere una semplice trade-union, un sindacato che si limita a promuovere le lotte rivendicative e ad appiattirsi ai “bisogni immediati e concreti delle masse”.

Contro tutte queste correnti e deviazioni, per Lenin si tratta di costruire un partito d’avanguardia, un vero e proprio Stato maggiore della classe operaia in lotta per il potere. Con due caratteristiche principali:

  • “senza teoria rivoluzionaria non può esserci movimento rivoluzionario”: il partito deve essere guidato dalla concezione comunista del mondo, armato del materialismo dialettico e storico, deve avere i piedi ben piantati nell’analisi concreta della situazione concreta e, su questa base, deve portare la coscienza rivoluzionaria alla classe operaia, la quale da sola può arrivare al massimo ad una concezione rivendicativa;
  • il partito deve essere strutturato su una ferrea disciplina e sul rispetto delle norme che regolano l’attività cospirativa, deve essere composto da quadri e da rivoluzionari di professione temprati nell’attività rivoluzionaria e dediti alla causa, tribuni del popolo che conducono una vasta azione di propaganda, agitazione, organizzazione e mobilitazione nella classe operaia e nel resto delle masse popolari.

L’opera di Lenin offre molti strumenti utili per la nostra “cassetta degli attrezzi” e, anche, numerosi spunti per riflettere su natura e ruolo del partito comunista. Ne ragioneremo assieme senza scadere nello schematismo e nel dogmatismo, ma consapevoli che la costruzione di un partito comunista all’altezza dei compiti che la situazione pone è una questione strategica fondamentale nella lotta per il socialismo.

Appuntamento: venerdì 23 aprile, dalle ore 18:00, in diretta Facebook sulla pagina della Rete dei Comunisti Roma e Radiosonar.net e su quella Instagram di Accademia Rebelde.

Leggi anche:

“Lenin e lo Stato”. Parte il terzo ciclo dell’Accademia Rebelde

- © Riproduzione possibile DIETRO ESPLICITO CONSENSO della REDAZIONE di CONTROPIANO

Ultima modifica: stampa

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *