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Pirandello? Un pischello “fumato” degli anni ’80

Ogni volta che rileggo o rivedo Pirandello – sabato sera su Rai 5 “Il piacere dell’onestà”, in una discreta rivisitazione di Valerio Binasco, che ne cura la regia ritagliandosi il ruolo di Angelo Baldovino – ho sempre la stessa sensazione.

Quella di essere di fronte ad un teenager degli anni ottanta tutto fumato.

Il quale, in preda al delirio narcisistico sollecitato dall’hashish s’ingrippa con discorsi pseudo-esistenzialisti sulla realtà e l’apparenza, la logica e l’emozione, la verità e la finzione, la forma e la sostanza.

Cavilloso, verboso, capzioso, moralista, didascalico, superomista. In una parola, reazionario.

Ad ogni modo, la regia raffreddata di Binasco riesce a vivacizzare un po’ la struttura “ideologica” del dramma, tirando via la polvere del pirandellismo (secondo la definizione di Ronconi) dal cielo vacuo del tortuoso ragionare intellettualistico e borghese, per restituirci un minimo di freschezza e di vitalità scenica.

Riportando, per quanto possibile, l’incedere asfissiante delle parole ad un apprezzabile tono di colloquiale quotidianità. Pur tra qualche eccesso di rabbia espresso in urla non sempre contestuali.

Convincente il Binasco interprete, assecondato da una squadra di attori quasi sempre in parte.

Orietta Notari (La Signora Maddalena, sua Madre); Rosario Lisma (Il Marchese Fabio Colli); Lorenzo Frediani (Maurizio Setti, suo cugino) ; Franco Ravera (Il Parroco). Ma su tutti citerei Giordana Faggiano, un’intensa e lacerata Agata Renni.

Raggelante e di gran spessore recitativo il finale.

Ma il problema per me resta la devozione del Teatro italiano – ma non solo – a Pirandello. La cui produzione letteraria e drammaturgica, secondo la mia opinabilissima opinione (e so di suscitare scandalo) poteva fermarsi a Uno nessuno e centomila, Enrico IV, Il gioco delle parti, Sei personaggi in cerca d’autoree Stasera si recita a soggetto.

E non voglio parlare qui del Pirandello “politico”. Il cui tanto metafisico, platonico ragionare sulla verità, le maschere, la sostanza e lo smarrimento dell’uomo contemporaneo di fronte ad un mondo sprofondato nel dubbio del divenire incessante, finisce con l’esitare giammai nella presa di coscienza materialistica delle cose e della realtà, ma nel grottesco volontarismo fascista. Etico e trascendente.

Il parossismo dell’artificio teatrale elevato a dignità politica ed esistenziale. E a dittatura. Il caos governato dal nulla.

Un paradosso forse logico, se si comprende fino in fondo Pirandello.

Che resta pur sempre un pischello fumato degli anni ’80!

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4 Commenti


  • marco

    cazzo!
    fnalmente qualcuno lo ha detto!
    era ora


  • Giuseppe Benzo

    Quando il sig Morvillo vincera’ il Nobel allora potra’ parlare di Pirandello. ; fino ad allora si sciacqui la bocca e si inchini ad uno dei più grandi drammaturghi di tutti i tempi ! Pischello fumato degli anni 80 lo sarà lui ! Offendendo Pirandello, offende tutta la cultura italiana !


  • Vincenzo Morvillo

    Carmelo Bene lo nomava PirLandello. Quando lei raggiungerà le vette di Carmelo Bene, allora le sarà concesso di rivolgermi la parola. Signor Benzo/Diazepina 🙂


  • Michele

    sono assolutamente d’accordo, opinione opinabilissima

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