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“Prigionieri del mattone”. La questione abitativa come contraddizione strategica

Mentre nel paese e, parzialmente nell’agenda politica, si torna a discutere di affitti impossibili, emergenza abitativa, e questione salariale, è andato in stampa il libro “Prigionieri del mattone”, curato dall’Asia-Usb ed edito da L’Armadillo editore. Si tratta di un prezioso e documentato lavoro di ricerca e analisi dei molti contesti sul tema dell’abitare finalmente affrontato da un punto di vista complessivo.

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In esso è contenuta una analisi di classe della questione abitativa che continua a incidere pesantemente sia sulle condizioni di vita di milioni di persone, sia a rappresentare la manifestazione più devastante di quell’aspetto del capitalismo rappresentato dalla rendita.

Nel libro si fa tesoro delle analisi di studiosi marxisti della dimensione metropolitana come Mike Davis come degli urbanisti italiani più attenti alla dimensione sociale e conflittuale del diritto alla città.

Infine, e non certo per importanza, vi si ritrovano i documenti, le piattaforme, le esperienze di movimenti sociali e sindacali sul fronte abitativo come l’Asia-Usb.

Il libro è stato reso possibile dall’agire collettivo di intellettuali, economisti, attivisti sindacali e dei movimenti sociali che hanno voluto rappresentare l’idea-forza della possibilità del cambiamento radicale sulle problematiche abitative.

E’ un testo che analizza e fa la sintesi dei processi di finanziarizzazione del mercato della casa, di arricchimento con le rendite immobiliari e, di contro,  delle risposte in termini delle lotte popolari collettive che negli ultimi decenni sono state le uniche protagoniste della resistenza e del riscatto sociale per affermare il diritto all’abitare.

Anche chi ha fatto il lavoro più difficile di scrittura e strutturazione di buona parte del libro ha voluto mantenere l’anonimato, scegliendo la gestione collegiale e un elaborato collettivo.

Il sommario del libro:

Prefazione di Sergio Cararo

INTRODUZIONE: Casa dolce casa 1.

  1. FENOMENOLOGIA DELLA CASA La terra rubata
    La ricchezza degli italiani
  2. CASA, FINANZA E SPECULAZIONE La crescita dei prezzi immobiliari
    La bolla
    La finanziarizzazione del bene casa Mutazioni economiche della cittàLa casa come rendita e come protezione Casa, evasione fiscale, poteri criminali
  3. ABITARE NELL’ITALIA DISUGUALE La forbice si allarga
    Abitare e il mercato
    L’insostenibile pesantezza del mutuoIl debito come meccanismo biopolitico
    Il popolo dell’affitto
    Fighetti, bamboccioni, sfigati
    Generazioni con accumulo, generazioni senza accumulo Eredità o meriti?
  4. LA CASA E LA POLITICA
    La rilevanza politica della casa
    Un Paese bloccato
    Casa, reddito, lavoro: il ritorno del conflitto sociale Occupare è giusto!
  5. UNA NUOVA POLITICA PUBBLICA PER LA CASALe politiche per la casa
    Capovolgere l’agenda politica
    Basta con il consumo di suolo
    Superare il libero mercato delle locazioni
    Il canone sostenibile
    Reintrodurre una tassa generale su tutti gli immobili Tassare i grandi patrimoni
    Il diritto alla città e i commons urbani

Conclusioni
Bibliografia
Postfazione: ASIA E IL DIRITTO ALLA CASA Appendice: Documento 7° Congresso ASIA-USB

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1 Commento


  • Eros Barone

    La consistenza economica e le ramificazioni del blocco fondiario, industriale e finanziario dell’edilizia appaiono evidenti, sol che si consideri come, nonostante le profonde interrelazioni tra pubblico e privato, il segno di questo settore sia tuttavia nettamente privatistico. Dal punto di vista della produzione e della proprietà, il settore dell’edilizia è infatti tra i più privatizzati della nostra economia. Tale carattere privato del settore risulta ancora più evidente dal confronto con altri paesi nei quali l’ incidenza dell’intervento pubblico è di gran lunga superiore. Questa assoluta prevalenza privata non deve però indurre nell’errore di credere che l’intreccio tra pubblico e privato sia di scarsa rilevanza: esso si realizza, ed è fonte di affari quanto mai lucrosi e di interessi quanto mai corposi, che si esplicano attraverso l’intervento normativo, i piani regolatori e particolareggiati, gli oneri di urbanizzazione, la predisposizione dei servizi pubblici, le grandi opere pubbliche, la politica fiscale e creditizia ecc. Si tratta allora di individuare le aggregazioni sociali e le articolazioni economiche e culturali che compongono il blocco, tenendo conto che, in base ai rapporti di maggiore o minore subordinazione, in esso si raggruma un coacervo di forze che ricorda alcune delle pagine sociologicamente più vivide del saggio marxiano sul “18 brumaio di Luigi Bonaparte”. Nel microcosmo edilizio, una sorta di ologramma della società capitalistica e dell’intreccio perverso tra rendita e profitto, tra grande e piccola impresa, tra “omicidi bianchi” e lavoro nero che la caratterizza, ci sono tutti: reliquati di nobiltà fondiaria e gruppi finanziari, imprenditori d’assalto e colonnelli in pensione proprietari di più appartamenti, grandi professionisti e impiegati statali incatenati al riscatto di una casa che sta già deperendo, funzionari e uomini politici corrotti, piccoli risparmiatori che cercano nella casa quella sicurezza che non riescono ad avere dalla pensione oppure che ritengono di risparmiare in avvenire sul fitto pagando intanto elevati tassi di interesse, capimastri, cottimisti, lavoratori immigrati ecc. Così, il fanatismo dell’ideologia della casa in proprietà, lo sforzo drammatico di ottenere una casa anche a costo di gravosi sacrifici, la necessità di avere un lavoro fanno sì che un sistema basato sulla equivalenza coattiva tra valore d’uso (il bene-casa) e valore di scambio (la merce-casa) finisca con l’essere la condizione di forza del “blocco edilizio”. La logica risultante di questo processo di forzosa privatizzazione e, insieme, di suadente persuasione all’acquisto della merce-casa è la situazione attuale: un paese in cui i contingenti decisivi dell’“esercito conservatore” che i capitalisti si allevano contro il proletariato sono stati sostituiti dalla vasta massa dei proprietari di abitazioni (massa che oggi supera il 70% della popolazione, sia pure con tutto il ventaglio di posizioni economiche, sociali e territoriali, che si cela dietro questa percentuale). La protesta degli studenti universitari contro il caro-affitti è solo una delle conseguenze che derivano dal micidiale meccanismo usurario su cui si fondano l’esistenza e il funzionamento del “blocco edilizio”.

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