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Addio a Michela Murgia, ma non è nel nostro pantheon

Mettiamola così. Di Michela Murgia – che ci ha lasciati in questi giorni dopo una lunga sofferenza – rispetto il percorso umano, soprattutto nel dolore, e quello civile legato alle questioni di genere. Seppur credo sopravanzato da un’ipertrofia egotistica che a volte offuscava l’intellettuale a favore del personaggio mediatico.

Donna senz’altro intelligente e combattiva, la Murgia è stata capace di fustigare la becera cultura patriarcale di questo paese e i suoi più desolanti rappresentanti, con la dovuta arguzia ed ironia; anche se spesso con argomentazioni pretestuose e fin troppo mediaticamente à la page.

Ad esempio, ho sempre trovato la sua ossessione per il linguaggio inclusivo assolutamente esasperata ed esasperante. E quel suo brano con la provocatoria insistenza della i irritante, in qualche misura ai limiti del grottesco.

Non credo infatti siano questi i problemi più cogenti su cui confrontarsi per un movimento che voglia la liberazione della donna dai frusti vincoli della cultura patriarcale.

Non credo che se si utilizzassero regolarmente e ovunque la schwa o l’asterisco calerebbero drasticamente i femminicidi e si ridurrebbe l’oppressione maschile sulla donna all’ombra del regime fallico e capitalista .

Un’oppressione e una diversità di ruoli che forse – e sottolineo forse – potrà attenuarsi tra le donne appartenenti ai ceti dominanti o alla borghesia intellettuale, non certo tra le donne delle classi subalterne. Dove la diversità di genere, con tutto il suo portato di violenza e oppressione, è ancora troppo evidente e concreta per essere ridotta a problemi di ordine linguistico.

Ma su simili argomenti non ho granché diritto di parola, lo so, in quanto maschio e ‘portatore sano’ di cultura fallocratica.

Sul piano letterario invece non giudico la Murgia perché non ho letto nulla di suo. Ho solo visto l’intelligente commedia in agro-dolce sul precariato “Tutta la vita davanti”, diretta da Virzì e tratta dal suo romanzo “Il mondo deve sapere”.

Sceneggiato dalla stessa Murgia, il film gode di una scrittura piacevolmente ironica cui fanno da contrappunto momenti di profondità umana e di abbozzata critica sociale.

Tuttavia non ci si libera mai dalla sensazione che in complesso la pellicola sia costruita con grande sapienza commerciale e con lo scopo prioritario di piacere a quella sinistra Dem per la quale la lotta per la sopravvivenza si risolve troppe volte con la retorica dei buoni sentimenti, anziché con scelte legislative in aperto contrasto con la logica del “mercato”.

Murgia era anche molto amica di Saviano, di cui condivideva idee e posizioni “manettare”.

Allineata sulle logiche oltranziste dell’antimafia, mai si è espressa, ad esempio, nelle sue battaglie civili, contro la vergogna del 41bis e del carcere duro. E questo di certo non me la faceva amare granché.

Insomma, Murgia era l’icona più rappresentativa della donna “di sinistra”, nella sua accezione corrente sui media.

Borghese, colta, cattolica, intelligente, benestante, queer, antifascista, radical, sufficientemente sarcastica. Con quella dose di necessaria antipatia che la collocava di diritto tra l’elite intellettuale del campo liberal.

Tanto che Barbara Alberti, nel suo messaggio di addio, salutava in lei la sola possibile leader a venire della “sinistra”.

Una categoria politica, La Sinistra, da cui ho preso le distanze da tanto, troppo. tempo. Per manifesta inconsistenza dei contenuti.

Per questo, pur rispettandone, come dicevo, il percorso umano, la forza morale nell’affrontare il cancro e l’impegno civile – seppur con alcuni significativi distinguo – Michela Murgia non rientra nel mio Pantheon declinato al femminile.

Lì ci sono Rosa Luxemburg, Aleksandra Michajlovna Kollontaj, Simone de Beauvoir, Carla Lonzi, Angela Davis, Ágota Kristóf, Christa Wolf, Ulrike Marie Meinhof, Barbara Balzerani. Ma la Murgia proprio no.

Ognuno ha i suoi Pantheon. Il mio non è “di sinistra”.

- © Riproduzione possibile DIETRO ESPLICITO CONSENSO della REDAZIONE di CONTROPIANO

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13 Commenti


  • Ugo

    Io vorrei sperare (dico alla redazione) che ospiterete un altro articolo, non dico di una donna…ma almeno di una persona che abbia letto qualcosa della scrittrice che viene ricordata.
    Personaggio mediatico sì, ma assurta agli onori della cronaca grazie ai suoi libri. Quindi almeno io ho smesso di leggere sul “non ho letto nulla di suo”.


  • Vincenzo Morvillo

    Caro Ugo, la Murgia – dispiace doverlo rilevare – non è affatto assurta agli onori della cronaca per i suoi libri – che mi dicono dimenticabili – ma per le sue battaglie civili e politiche e per la sua capacità mediatica nel divenire personaggio. Un personaggio ben costruito, à la page, che le ha permesso esso sì di vendere i libri. Ciò detto, una domanda. Tu afferrmi che hai smesso di leggere l’articolo dopo aver letto che il sottoscritto non aveva letto nulla della Murgia e nonostante ciò ti permetti di giudicare il pezzo. Cos’è una presa in giro? Pretendi dagli altri comportamenti che tu stesso ti senti in diritto di derogare? Alquanto arrogante e grottesco direi. Dunque, grazie per il commento tanto inutile quanto tafazista.


  • Ugo

    Giudicare il pezzo? In che momento, scusa?
    Ho fatto un appunto alla redazione, astenendomi dal commentare il tuo articolo… appunto perché non l’ho letto. Mi stai dicendo che avrei dovuto usare altri canali?


  • Marco Brunetti

    …apprendo sempre con sincero dispiacere la morte di esseri umani ma non comprendo queste prese di posizione e queste valutazioni post mortem
    del resto
    i personaggi cd. mediatici, per intenderci quelli che non incidono sulla realtà sociale con un loro umile scendere in campo, credo siano tali solo grazie all’aria soffiata da chi entra a fare parte dell’udito rio, pertanto, essendo fermamente convinto che dare credito ai media quantomeno svilisca una presa di posizione umana, lucida e radicale oltre che svuotare la grinta che serve l’azione, quindici anni fa (quando con mia moglie decidemmo di crescere dei cuccioli d’uomo) regalai l’unico televisore ad un amico e decisi di non utilizzare nessun tipo di social

    da allora leggo quanto basta (sempre meno testate ahimè ….) e cerco di portare avanti il mio credo, cercando un confronto diretto e dialettico, con la mia vita quotidiana di educatore
    devo dire che oggi mi risulta impresa titanica e anche un poco velleitaria, oltre che estenuante

    corrobora però in questo presente la vostra “di presenza” e anche qualche testardo che scrive su MicroMega

    grazie a metà


  • Paolo Bordino

    In un mondo un po’ più quadrato e meno tondo, di quest’articolo non ce ne sarebbe stato bisogno. Tuttavia, in un universo in cui a farla da padrone è il “bias” cognitivo che accomuna il termine “comunista” al melting-pot liberal-progressista, di cui Michela Murgia era campionessa, ecco che occorre specificare bene che rispetto al mondo Comunista la scrittrice scomparsa era altro. Decisamente altro.

    Per il resto, parce sepultae.


  • Rina

    Questo articolo mi ha sconcertata sia per il modo sia per le idee che lo sostengono. Michela Murgia è stata una persona di valore per coloro che non bastano a se stessi ma sentono il bisogno di un altro pensiero per poter meglio definire il proprio. Trovo comunque si possa dissentire o sentirsi lontani da persone e idee senza per questo sminuirle.
    Ho cercato nel web l’autore di questo pezzo leggendo di un’altra sua stroncatura che ha per oggetto uno scrittore di fama mondiale da poco deceduto, trovando così conferma che questo articolo parla ben più del suo autore che di Michela Murgia a cui vanno i miei ringraziamenti e la mia stima.


  • Guidoriccio

    Scriverebbe qualcuno di Maradona senza mai averlo visto giocare? credo di no. Non si capisce dove si voglia arrivare con questi articoli pieni di vuoto.
    Apprendiamo che la Murgia non era simpatica e che ci scrive l’articolo vive catalogando cose e persona
    alla ricerca di un proprio pantheon (segue lista ,anche carina ,per sfoggio di cultura ?? )
    Mah..


    • Redazione Contropiano

      Lungi dal volerci sostituire all’autore dell’articolo, commenti come questo ci sembrano decisamente frutto di un equivoco. Nell’articolo non si discute affatto del valore letterario degli scritti di Murgia (in quel caso è scontato che bisognerebbe averne conoscenza tramite lettura), ma del suo “ruolo pubblico”, esercitato con articoli, interviste, apparizioni televisive, ecc. Ovvero del “grumo di idee” di cui si è fatta interprete. Discussione che chiunque invece può fare…


  • Luigi Pascale

    D-accordissimo con l-articolo ed il suo estensore. anche io non ho letto nulla della Murgia ma conosco il personaggio mediatico. Si distingue, ma per i comunisti non pu; certo assurgere a riferimento. per quelli di sinistra certamente si… Abbiamo bisogno di teoria associata alla pratica rivoluzionario, non di distinguo linguistici modello social…


  • Vincenzo Morvillo

    Ringrazio la redazione di Contropiano per essersi sostituita al sottoscritto. Non avrei potuto dirlo meglio. Aggiungo però che resto sempre sconcertato dalla incredibile capacità di fraintendere un testo tutto sommato semplice. Malafede o analfabetismo di ritorno? Bah…


  • Pasquale

    Dovrebbe essere abbastanza chiaro e normale che non si può giudicare chi scrive senza leggere quello che scrive. Si può giudicare chiunque se lo si sente parlare o se è un personaggio mediatico e condividere o meno. Non si può dire che Michela Murgia fosse una Marxista- Leninista. Probabilmente era un valido punto di riferimento per una sinistra in cerca di se stessa non sicuramente comunista rivoluzionaria.


  • Guidoriccio

    Si è vero tutti possono fare commenti sul ruolo pubblico di uno scrittore/scrittrice/musicista, ma trovo che sia una soluzione
    di comodo e fuorviante ( anche poco interessante).
    Per cosa giudichiamo Pasolini per il film “La ricotta” per “Petrolio” o per la vita pubblica e il Jaguar?
    E’ un terreno scivoloso , difficile da affrontare e che necessita di strumenti che , senza voler essere offensivo, secondo me, l’estensore dell’articolo non mette in campo.
    Quello che trovo sconcertante è l’ammissione di catalogare cose e persone seguendo i confini di un proprio pantheon: è davvero necessario e utile alla “discussione ” che sembrate voler intavolare?
    buon silenzio a tutti. adios


    • Redazione Contropiano

      Ricordiamo Pasolini per le opere, sul piano letterario e cinematografico. E guai a chi prova a parlarne senza aver letto o visto il necessario.
      Può parlare del suo ruolo pubblico chiunque abbia vissuto gli stessi suoi anni, magari senza aver letto altro che qualche articolo scritto da lui o averlo ascoltato in tv o dal vivo.
      Possiamo persino parlarne come calciatore, per chi ha avuto l’onore di incrociarlo su un campetto di periferia…

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