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Libia: un aereo al Cairo, fantasmi italiani e Usa pronti all’attacco

Un aereo libico è arrivato al Cairo. A bordo, secondo Al Jazira, il viceministro della difesa Abdelrahman al-Zawi. L’emissario di Gheddafi dovrebbe incontrare il segretario generale della Lega Araba, Amr Moussa, ed esponenti del Consiglio Supremo delle Forze Armate che governa il paese dopo la caduta di Mubarak.

A Ras Lanuf continuano intanto i combattimenti; l’esercito fedele a Gheddafi sta cercando di riprendere il controllo della città. Identica situazione nella cittadina di Bani Jawad, sulla strada per Sirte, dove al contrario, sono entrati i ribelli. Bombe anche sul deposito petrolifero di Brega.

Giallo per tutta la giornata. Due aerei libici venivano dati in atterraggio in Italia, con destinazione Bruxelles. Misteriosa la missione loro affidata. Poi seguivano innumerevoli smentite. Nessun velivolo livico era entrato mai nel nostro spazio aereo. Ma per far salire la “tensione reattiva” tutto può tornare utile.

L’ambasciatore russo presso la Nato, Dmitri Rogozin, ha dichiarato che Usa e Gran Bretagna «stanno preparando un’operazione sul territorio libico fin dal 20 febbraio», anche senza avallo delle Nazioni unite. Sfrutteranno una qualsiasi reazione della contraerea di Gheddafi verso velivoli  “alleati” per sferrare un attacco ammantato di «autodifesa». L’ondata di “informazione pilotata” in atto dall’inizio della crisi libica (chi ricorda più i “10.000 morti” e le “fosse comuni” dei primi giorni?) sembra a questo punto trovare una spiegazione razionale: opreparare l’opinione pubblica all’attacco in grande stile.

Come spiegava il grande Altan l’altro giorno, è l’ora di un “intervento umanitario”, visto che “il petrolio sta soffrendo tanto, povero piccino”.

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