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Ultim’ora: guerra alla Libia, nessuna “no fly zone”

Sotto le bombe, ma la situazione sul campo muta col passare delle ore. La città di Misurata è praticamente di nuovo nelle mani di Gheddafi. Mentre la Lega Araba, che pure aveva chiesto un intervento, ora critica il modo in cui viene fatto.Amr Moussa, ha detto oggi che i bombardamenti “allontanano dall’obiettivo, che è quello di imporre una no fly zone”.

Un rimorchiatore italiano è stato trattenuto nel porto di Tripoli. A bordo 11 persone (otto italiani, due indiani ed un ucraino). Il governo di gheddafi ha ordinato la distribuzione di armi alla popolazione civile. Oltre un milione di persone, a questo punto, disporrebbero di armi leggere.

Per quanto riguarda invece le vittime degli attacchi occidental, secondo la tv di stato, il bilancio è salito a 64 morti.

Nella serata di ieri una pioggia di missili è stata scaricata sulla Libia dal cielo e dal mare. All’operazione denominata “Odissey Dawn”  partecipano per ora Francia, Gran Bretagna e Stati Uniti. Italia e Canada (secondo La Russa, avrebbero garantito una partecipazione anche Spagna e Danimarca; mentre altri paesi – Norvegia, il Qatar, gli Emirati Arabi e l’Australia – starebbero per farlo).

L’Italia sembra prediligere il solito atteggiamento “furbesco” per cui fa qualcosa dando l’aria di far altro.  Fornisce  supporto logistico mettendo a disposizione degli attaccanti  sette basi militari. L’aeroporto civile di Trapani Birgi è stato nel frattempo chiuso al traffico civile.

La televisione libica ha comunicato che i raid americani avrebbero colpito obiettivi civili in diverse zone del Paese, nonché un ospedale in un sobborgo della capitale seconde alcune testimonianze.

Tripoli ha chiesto una riunione urgente del Consiglio di sicurezza e annunciato che non coopererà più nella lotta all’immigrazione clandestina; ovvero smetterà di impedire l’arrivo di profughi africani sulle coste italiane (l’argomento che spinge la Lega, in queste ore, a dissociarsi apertaente dall’intervento militare pur restando dentro il governo che supporta l’attacco; è la posizione assunta da Cossutta e Diliberto nel ’99, quando ci fu la guerra contro la Jugoslavia).

Il Pentagono ha dichiarato di aver lanciato almeno 110 i missili Tomahawk  su una ventina di obiettivi sensibili del Colonnello: sarebbero batterie contraeree, basi e depositi di carburante. Migliaia di cittadini libici si sono offerti come scudi umani attorno al probabili obiettivi “strategici”. Il primo ttacco è però venuto dai francesi, alle 17:45: sono stati colpiti quattro carri armati.

Il via libera all’attacco militare è giunto dal vertice di Parigi tra Ue, Usa e alcuni paesi arabi. La risoluzione 1973 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite  prevede una no-fly zone rafforzata contro le truppe di Gheddafi e l’immediato cessate il fuoco per proteggere la popolazione civile; ma, come si è visto, gli obietivi colpiti vanno bel al di là di questi “limiti”.

A dispetto delle verifiche sul campo, Hillary Clinton ha ribadito alla stampa  lo scopo della missione: “non vogliamo rovesciare Gheddafi, il nostro obiettivo è proteggere i civili e permettere l’accesso degli aiuti umanitari”.

La Russia ha invece  condannato «l’intervento straniero» in Libia ed ha chiesto alla coalizione internazionale di non sferrare attacchi su obiettivi non militari e “non selettivi”.

Per tutta la giornata di ieri si è combattuto invece nel centro di Bengasi, che Gheddafi cercava di riconquistare prima dell’annunciato attacco occidentale.

L’agenzia ufficiale libica Jana riferisce che folti gruppi di cittadini libici si stanno radunando sugli obiettivi nel territorio libico che la Francia ha minacciato di attaccare.Si segnalano intanto colonne di profughi che da Bengasi si stanno dirigendo verso la frontiera con l’Egitto per timore dei bombardamenti e per spttarsri agli scontri in corso tra i sostenitori di Gheddafi e i ribelli. I 28 ambasciatori della Nato si riuniranno nuovamente oggi pomeriggio a Bruxelles dopo la conclusione del vertice di Parigi, sull’ntervento militare della cosiddetta “coalizione dei volenterosi” tra USA, paesi europei ed arabi. Lo riferiscono fonti della stessa NATO. In Italia intanto il prefetto di Pordenone conferma l’arrivo di aerei militari statunitensi nella base USA/NATO di Aviano.

Per quanto riguarda il superattivismo francese, torna utile sentire sosa dicono dalle parti dei media di Confindustria (Radio 24).

“L’intervento in Libia è l’ultima occasione per la Francia di tornare non solo nel NordAfrica ma anche in Africa Nera e di tornare una grande potenza imperiale”, tuttavia, “tutto questo farà da contrappreso agli interessi cinesi e da questo punto di vista, dal punto di vista dell’Occidente, non può essere visto negativamente”. Così Giulio Sapelli , docente di Storia economica all’Università Statale di Milano ed esperto di questioni energetiche, ai microfoni di Radio 24 sui motivi per cui la Francia ha assunto un ruolo guida nell’azione contro Gheddafi, insieme all’Inghilterra di Cameron. “La Francia vuole tornare a essere una grande potenza – ha spiegato Sapelli – avendo la forza nucleare e avendo anche degli interessi particolari: non dimentichiamo che Total – ha proseguito Sapelli – è l’unica major petrolifera mondiale a non avere interessenze in Libia”. Questo è un elemento importante, ha detto Sapelli, ma bisogna anche guardare oltre: “Bisogna guardare a fianco della Libia, cioè a Tunisia e Algeria, dove la Francia ha solidi interessi, solidi legami, anche con i governi, che hanno bisogno di stabilità”. Sapelli ha ricordato anche che “la Francia deve saldare i suoi conti con il colonnello Gheddafi contro il quale combatté in Ciad una lunga e nascosta guerra proprio negli anni in cui anche la Francia era intervenuta, in modo disastroso, nel corso del genocidio e del conflitto hutu-tutsi”. La questione non è solo libica, ha concluso Sapelli, e “la Francia, al fianco dell’Inghilterra, vuole tornare un grande ruolo in Africa, in tutta l’Africa”.

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