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Battaglioni scelti dell’Ue pronti all’invasione

Esse faranno parte dell’operazione «Eufor Libya» (Forza della Ue in Libia), che l’Unione europea si appresta a lanciare. Scopo ufficiale è «sostenere le agenzie umanitarie». Se ne occuperanno, in veste di «cooperanti», i gruppi di battaglia della Ue.

Si tratta di reparti militari delle dimensioni di un battaglione, ciascuno di 1.500 soldati, altamente addestrati per essere proiettati con un preavviso di 15 giorni in «distanti aree di crisi, come quelle dei failing states (stati in fallimento)». I gruppi di battaglia, impiegati in genere «ma non esclusivamente» su mandato Onu, conducono «operazioni di combattimento in ambiente estremamente ostile». Loro compito è «preparare il terreno a forze di peacekeeping più grosse». Il quartier generale dell’operazione «Eufor Libya», da cui dipendono i gruppi di battaglia della Ue, è dislocato a Roma, nell’aeroporto «Francesco Baracca» di Centocelle. Lo comanda il contrammiraglio Claudio Gaudiosi dello stato maggiore italiano. Egli fa parte del Comando operativo di vertice interforze (Coi), che pianifica e dirige le operazioni militari all’estero, nonché le esercitazioni interforze e multinazionali nel quadro della Nato.

Il merito della costituzione del Coi, con la legge n. 25 del 18 febbraio 1997, spetta al primo governo Prodi che varò la ristrutturazione dei vertici delle forze armate, accrescendo i poteri del capo di stato maggiore in funzione delle operazioni militari all’estero. Appena in tempo per la guerra contro la Jugoslavia e le successive in Afghanistan, Iraq e Libia, cui hanno partecipato le forze militari italiane. Il Coi ha ora un’ulteriore motivo di soddisfazione: l’attribuzione al contrammiraglio Gaudiosi del comando dei gruppi di battaglia della Ue per l’operazione «Eufor Libya».

Dato che gli Usa non sono disponibili a inviare truppe in Libia, entrano in gioco i gruppi di battaglia della Ue, per i quali si prepara la prima vera prova sul campo. Mentre le maggiori potenze europee, ma non la Germania, partecipano singolarmente all’operazione Nato «Protettore unificato», attaccando dal cielo e dal mare le forze governative libiche per spianare la strada ai ribelli, l’Ue in quanto tale si appresta a sbarcare reparti militari in Libia. Formalmente per fornire aiuto umanitario ai civili, in realtà per sostenere i ribelli e preparare il terreno a più grandi forze di «peacekeeping» sotto bandiera europea, Nato o altra.

Primo loro obiettivo sarà quello di occupare le zone chiave dell’industria energetica libica, formalmente per proteggerle dalle forze di Gheddafi o per garantire il cessate il fuoco, in realtà per tagliare fuori Tripoli dalla sua fondamentale fonte di reddito. Si prospettano due scenari: o una Libia «balcanizzata», divisa in due o più stati etnico-tribali, con le maggiori riserve energetiche in mano a un governo amico, o una situazione di tipo iracheno/afghano, con il rovesciamento o la resa di Gheddafi e la sua sostituzione con un amministratore degli interessi coloniali.

 

da “il manifesto” del 12 aprile 2011

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