Secondo i media palestinesi, dopo un assedio durato ore, il ricercato principale, il giordano Abu Abdel Rahman Bereitz, ha lanciato una bomba a mano contro gli altri due miliziani, ferendoli, per poi togliersi la vita con un colpo d’arma da fuoco. Poco prima un altro ricercato, Mohammed al-Salafiti, si era consegnato alla polizia così come il proprietario dell’abitazione nel quale il commando si era nascosto.
Tra gli arrestati ci sarebbe anche il terrorista giordano Abdel Rahman al-Barizat, noto con il nome di battaglia di Mohammed Hassan, tra i miliziani salafiti asserragliati in un’abitazione del campo profughi di Nuseirat, nella parte centrale della Striscia di Gaza. Secondo quanto rivelano testimoni all’agenzia di stampa palestinese ‘Maan’, la polizia di Hamas ha circondato la casa e i miliziani salafiti, accusati di aver ucciso Vittorio Arrigoni, hanno aperto il fuoco sugli agenti per evitare la cattura. Sempre i testimoni locali sostengono che il proprietario dell’abitazione, Amer Abu Ghula, si sarebbe consegnato spontaneamente alla polizia. Gli agenti si sono posizionati nell’abitazione vicina, dalla quale con un altoparlante chiedono ai salafiti di arrendersi. Insieme al terrorista giordano ci sarebbero anche gli altri due ricercati, dei quali sono state diffuse ieri le foto segnaletiche da parte della sicurezza di Gaza, Mahmoud Mohammed Namer al-Salafiti e Bilal al-Omari.
Secondo il giornale Arab Times, il giordano Abdel Rahman al-Barizat sarebbe un esponente della tribù Brezat , parente di un ufficiale dei servizi segreti giordani di cui anch’egli sarebbe membro. Se questa tesi venisse confermata sarebbe molto interessante ai fini di una ricostruzione completa dell’omicidio di Vittorio e del perché.
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