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Freedom Flotilla sotto tiro «legale»

 

GERUSALEMME
Pressioni politiche e uso della forza. È questa la strada scelta dal governo Netanyahu per fermare la Freedom Flotilla 2 «Stay Human», la seconda flottiglia pacifista per Gaza, dedicata all’attivista italiano Vittorio Arrigoni. Dietro le quinte il lavoro è ancora più articolato. Il Centro legale israeliano «Shurat HaDin», ufficialmente una associazione non-profit, ha annunciato che farà causa alle compagnie proprietarie delle navi che a fine giugno dovrebbero salpare per Gaza, tra le quali l’italiana «Stefano Chiarini» che porta il nome del giornalista del manifesto scomparso nel 2007.
La minaccia a prima vista sembra inconsistente ma la direttrice di «Shurat HaDin», Nitsana Darshan-Lettner, ha spiegato al quotidiano Jerusalem Post che l’azione legale verrà avviata negli Stati Uniti dove l’American Neutrality Act consente di procedere contro imprese e società straniere, con uffici negli Usa, che lavorano con le «organizzazioni terroristiche». Tenendo presente che il movimento islamico Hamas, che governa a Gaza, è nell’elenco dei gruppi «terroristici» del Dipartimento di stato, il centro legale israeliano ritiene di poter ottenere facilmente la condanna delle compagnie armatrici che daranno assistenza alla Flotilla 2, nonchè delle compagnie di assicurazione specializzate nel settore marittimo. Per il governo israeliano – e per non pochi dei paesi alleati di Israele – la seconda flottiglia pacifista, così come la prima, è una iniziativa a sostegno dei «terroristi» di Hamas e non della popolazione civile di Gaza sotto un duro embargo da diversi anni. Dopo l’uccisione di nove civili turchi in un blitz israeliano sulla nave Mavi Marmara (parte della prima flottiglia) il 31 maggio 2010, Israele ha puntato con decisione sulla denuncia della componente islamica della Freedom Flotilla per «allertare» i governi amici sul «pericolo fondamentalista». Avvertimenti minacciosi sarebbero stati inviati anche alla «Inmarsat», la società che garantisce le comunicazioni satellitari alle navi che percorrono il Mediterraneo meridionale. I risultati dei passi fatti dalla «Shurat Ha Din», ha scritto il Jerusalem Post, già si vedono poiché i «Lloyd’s» (la più grande compagnia di assicurazione marittima) e la «International Union of Marine Insurance» avrebbero garantito che non assisteranno la Freedom Flotilla.
Ma ad agire contro la seconda flottiglia per Gaza sono in tanti. La stampa turca ha riferito che gli Stati Uniti avrebbero offerto al premier Erdogan, in cambio di uno stop alla Flotilla, la possibilità di tenere ad Ankara un summit israelo-palestinese, sul modello della Conferenza di Pace di Madrid del 1991 e degli Accordi di Oslo del 1993. «I governi democratici non possono fermare i loro cittadini che intendono far partire un’altra flottiglia di aiuti per Gaza e sfidare un blocco (israeliano) illegale», ha ribadito da parte sua il ministro degli esteri turco Ahmet Davutoglu, replicando all’appello ad impedire la partenza della «Stay Human» lanciato dal Segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon.
da “il manifesto” del 7 giugno 2011

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