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Cile: “Settimane decisive per la primavera degli studenti”

Il Movimento Studentesto cileno al crocevia 

Negli ultimi mesi si sono viste nel nostro paese grandi mobilitazioni studentesche. Gli studenti hanno occupato gli edifici scolastici-universitari, hanno fermato le attività e hanno messo in moto uno sciopero nazionale che ha visto una partecipazione oltre ogni aspettativa, la mobilitazione di 400 mila persone a livello nazionale, una dimostrazione di forza che non si vedeva dal 2008.

Ma, perché è sorto il movimento studentesco? In generale, in Cile la gioventù vive una situazione di precarietà e rischio sociale, che ogni giorno cresce a tutti i livelli: lavorativo, dei diritti umani, della salute, della casa e dell’educazione. È quest’ultimo fattore che ha generato le mobilitazioni di oggi.

Gli studenti hanno dovuto sopportare un sistema educativo totalmente privato, possiamo affermare con sicurezza che in Cile non esistono università statali, ma solo un finanziamento statale ad alcune università. Se cerchiamo le cifre, vediamo che la stessa OCDE(Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico, ndt) ha verificato che lo Stato investe solo lo 0,3% del PIB per l’educazione universitaria, e che l’80% dei costi del percorso formativo viene sostenuto dalle famiglie. Finanziamenti così scarsi hanno provocato l’innalzamento verticale delle rette da parte delle università, che superano i 3 milioni di pesos l’anno (7400 dollari, 5360 euro), costringendo gli studenti in molti casi ad contrarre un prestito per poter studiare, sia con lo Stato (sistema del “Credito Solidario”) o con una banca privata (“Credito con l’avvallo dello Stato”), oltre a cercare di accedere alle borse di studio che non coprono in ogni caso la totalità dei costi, ma solo una parte. Quindi bisogna sborsare una gran quantità di denaro, fino ad arrivare a pagare il doppio del valore della laurea, prendiamo l’esempio della facoltà di psicologia dell’Università di Santiago:

Durata del corso di laurea: 6 anni

Retta annuale: 2.065.870 pesos

Pagato dallo studente a fine corso di studi: 12.395.220

Se lo studente ottiene il “prestito con avvallo dello Stato”, dovrà pagare: 28.548.149 pesos.

Per questo gli slogan che hanno accompagnato tutti gli studenti del Cile sono stati “l’Educazione nelle mani dello Stato, gratuita e dignitosa per tutti”, spingendosi oltre con la richiesta di una modifica della Costituzione attraverso un’Assemblea Costituente (la costituzione fu varata da Pinochet ed è stata mantenuta, con tutte le sue forze repressive, dai governi della Concertazione [dei partiti per la Democrazia: coalizione-partito politico che riunisce DC, democratici fino ai socialisti, che ha retto il paese dal 1990 al 2010, ndt] ). Con queste richieste il movimento ha superato le burocratiche direzioni delle organizzazioni studentesche che fanno parte della Confederazione Studentesca del Cile – CONFECH (che riunisce solo una parte delle federazioni universitarie), che limitavano le loro richieste a cambiamenti per i parametri delle borse di studio e la modifica del sistema dei crediti.

 

Con queste rivendicazioni, gli studenti sono riusciti a smuovere parti di altri settori sociali, come i professori e accademici, genitori e altri rappresentanti, i settori sindacali, ma purtroppo questi settori si sono uniti solo a livello di rappresentanti, e non c’è stata un’alleanza reale e concreta alla base, di tutti i settori che lottano contro il sistema educativo del paese.

 

Attualmente, dopo la proposta dell’esecutivo fatta in televisione a reti unificate, di dare vita al “Grande Accordo Nazionale dell’Educazione – GANE”, il movimento studentesco ha avuto un grande dibattito sul come continuare la mobilitazione, anche se in ogni caso è stata respinta la proposta del Presidente Piñera, non è stato un rifiuto definitivo. Il Tavolo Esecutivo della CONFECH ha cercato accordi con i Rettori Universitari, un accordo che non raccoglie i punti essenziali, l’educazione nelle mani dello Stato e l’Educazione Gratuita, ma solo misure che significano un maggiore finanziamento, miglioramento del sistema delle borse di studio, eliminare i decreti legge che impediscono la partecipazione di studenti e lavoratori universitari ai corpi direttivi degli atenei, ma è chiaro che queste proposte non sono un vero co-governo paritario ma solo un occhiolino per tranquillizzare gli studenti.

 

Gli studenti delle superiori, dal canto loro, affrontano il grave problema del sistema scolastico diviso in tre aree: municipale, privato convenzionato e privato pagato. Ciò significa che nel primo caso la scuola è amministrata dal municipio, nel secondo è privata ma riceve un sussidio statale (la quantità di denaro dipende dal numero di studenti) e nel terzo caso il costo è completamente sostenuto dalle famiglie. Questa divisione ha generato gravi problemi, i comuni più poveri hanno i peggiori risultati accademici, le scuole private sono molto meglio delle scuole municipali, generando una grave segregazione sociale, in sostanza: i poveri ricevono un’educazione mediocre e i ricchi un’educazione di alta qualità accademica. Purtroppo gli studenti medi non hanno organizzazioni rappresentative dei loro interessi, nella Regione Metropolitana (che è la più grande del paese), si trovano divisi in vari organismi: l’Assemblea Coordinamento degli Studenti Medi – ACES e l’Associazione Metropolitana degli Studenti Medi – AMES, che sono riusciti a capitalizzare il movimento studentesco, riproponendo questa divisione dell’area metropolitana in tutto il paese. Questo fa si che gli studenti medi non abbiamo una posizione chiara di fronte a ciò che succede oggi più in generale al movimento. Non bisogna dimenticare però in ogni caso che sono stati proprio gli studenti medi a portare avanti la richiesta di cambio costituzionale.

 

Nell’ultimo plenum della CONFECH che si è tenuta nell’Università del Bìo Bìo, oltre a lanciare l’accusa al governo di criminalizzare il movimento studentesco, non si è lanciato un appello a uno sciopero nazionale, fatto questo che se si somma al logoramento del movimento, dovuto alla mancata saldatura reale con altre parti della base, renderà più complicato ancora mantenere i presidi e le occupazioni, senza contare che in vari atenei si è ricominciato a fare gli esami o sono stati chiusi i semestri, come forme di pressione per spegnere il movimento. Gli studenti si trovano al crocevia per andare avanti.

 

Come farà il movimento studentesco ad andare avanti? Se non si sommano al movimento studentesco in maniera integrale i lavoratori, cioè un adesione della base con la partecipazione attiva, a partire dalla Central Unitaria de Trabajadores – CUT, e altri settori sociali, che lottino per questioni strutturali, ovvero il cambio costituzionale, la creazione di un’assemblea costituente, l’educazione pubblica, statale, gratuita e dignitosa per tutti, saremo di nuovo sconfitti. Si può arrivare all’unità solo rompendo con le direzioni burocratiche delle organizzazioni sociali e rifondandole. Il rifiuto alla proposta GANE del Presidente, se sarà solo a parole, non servirà a nulla, per questo la richiesta di un plebiscito educativo, che risolva l’attuale conflitto, deve essere una proposta seria, e in nessun modo deve significare smobilitazione. Il plebiscito è la risposta ai tavoli di negoziato, che il governo cerca di promuovere, con i quali lavora per la smobilitazione e la disarticolazione del movimento.

 

I prossimi giorni e settimane saranno decisivi per il movimento studentesco, o si ottengono dei cambiamenti strutturali o nuovamente si dovrà assaporare l’amara sconfitta. Noi continuiamo nella lotta in qualunque caso.

 

Per l’unità lavoratori-studenti

Per una nuova educazione, in piedi per esigere una Nuova Costituzione

No ai negoziati politici, si al Plebiscito Nazionale Educativo

Per un’educazione Statale, Gratuita e Dignitosa per Tutti

 

* Segretario Nazionale della Juventud Rebelde Miguel Enriquez

 

www.mir-chile.cl

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