La zona rossa intorno alla Scala di Milano, posta a protezione di Monti, dei Vip, dei ministri e dei banchieri, è stata assediata in più punti dalle proteste di lavoratori delle aziende in crisi, da giovani precari e dagli studenti. Una copiosa nevicata ha ostacolato proteste più consistenti… ma ha messo a dura prova anche gli apparati repressivi.
Poco prima delle 17.00 è arrivato il Presidente del Consiglio Mario Monti che s’è infilato di corsa dentro il Teatro. La situazione è completamente bloccata, le personalità politiche (e non) arrivano alla spicciolata e si infilano dentro il Teatro alla Scala di corsa mentre in piazza continuano i cori contro la crisi e l’austerità. E’ partito il lancio di alcuni fumogeni indirizzato verso l’ingresso del teatro. L’affluenza non è molta, complice la neve che scende mista a pioggia. Il presidio in Piazza Scala intorno alle 17.30 si è sciolto ed è partito in corteo verso piazza San Babila. Durante il presidio un corteo aveva attraversato la lussuosa via dello shopping milanese, via Montenapoleone, ma un contingente di Carabinieri in assetto anti-sommossa ha bloccato il corteo proprio al termine di Via Montenapoleone all’angolo con Via Manzoni. Sullo striscione del corteo c’è scritto “Contro l’austerity – Nun te pago!”
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RENATO
QUELLE POLTRONE GRATIS RISERVATE ALLE COSIDDETTE PERSONALITA’ SONO PAGATE ANCHE DAI DISOCCUPATIIIII!!!
alessandro
Il guaio non sono solo i ricchi che assistono allo spettacolo e i poveri che protestano fuori. Il guaio è anche l’apertura della stagione della più prestigiosa istituzione teatrale ITALIANA con un’opera che a sentirla viene da invadere la Polonia, diretta da un argentino, senza l’inno italiano perché il gran maestro argentino se l’è scordato, proprio nel tempio della lirica italiana che generosamente lo paga per dirigere opere tedesche con cantanti tedeschi, regie francesi, senza l’inno italiano (che ai prussiani risveglia brutti ricordi). Tutti costoro sono un antico regalo della Moratti a Milano e all’Italia tutta e quelli che ieri sera si sono spellati le mani nell’applauso (non pochi anche “di sinistra”) sono quelli messi lì dalle troike per far sì che l’Italia torni a essere un’espressione geografica.