Secondo le fonti, i feriti sono 200. Si è appreso che nel quartiere di Hamra – dove è più alta la concentrazione di abitanti copti del Cairo – per ragioni precauzionali sono state chiuse le scuole ed è stato raccomandato alle persone di rimanere in casa, in un clima da coprifuoco non ufficializzato. La riunione del consiglio dei ministri annunciata per oggi pomeriggio è invece cominciata stamani, con un minuto di silenzio per commemorare le vittime degli incidenti di ieri. In sue dichiarazioni durante la notte, il primo ministro Essam Sharaf, ha dichiarato che gli scontri non sarebbero collegati a contrasti interconfessionali tra musulmani e cristiani, ma si tratterebbe di questioni interne allo stato.
*****
STRAGE DI COPTI AL CAIRO
Almeno 24 morti e 216 feriti. E’ questo il bilancio di sangue degli scontri tra dimostranti ed Esercito divampati ieri nel centro del Cairo. Gli scontri di piazza più gravi dalla rivoluzione di gennaio contro l’ex raìs Hosni Mubarak.
Roma, 10 ottobre 2011, Nena News – Almeno 24 morti e 216 feriti. E’ questo il bilancio di sangue degli scontri tra dimostranti ed Esercito divampati ieri nel centro del Cairo. Gli scontri di piazza più gravi dalla rivoluzione di gennaio contro l’ex raìs Hosni Mubarak. Vittime della repressione dell’Esercito – ma pare anche di attacchi violenti, com molotov e pietre, di sostenitori dell’ex regime – sono stati i cristiani copti che avevano organizzato una manifestazione davanti alla sede della televisione di stato a Maspero, a poche centinaia di metri da piazza Tahrir, per denunciare le discriminazioni che continuano a subire nel «nuovo Egitto». Tra i morti ci sarebbero almeno due militari. Ma rischia di essere persino più grave il bilancio per la stabilità interna dell’Egitto e per i rapporti tra le autorità e la minoranza cristiana (10% della popolazione) e tra musulmani e copti, mentre il paese si avvia verso le legislative del 28 novembre. Scontri tra musulmani e cristiani si sono registrato anche ad Alessandria. Il premier Essam Sharaf ha rivolto un appello alla calma e denunciato coloro che, a suo avviso, lavorano per spaccare la società egiziana. Ma i fatti dicono che l’Esercito, ben lontano ormai dalla fuzione di «protettore» svolta durante la rivolta contro Mubarak, ora fa capire di essere pronto a far uso del massimo della forza contro chi chiede la costruzione di un vero nuovo Egitto.
La tensione ieri è stata alta per tutto il giorno. I copti intendevano protestare in particolare per l’incendio di una chiesa avvenuto nella provincia di Assuan e per chiedere l’allontanamento del governatore della regione, Mostafa el-Sayyed. La chiesa era stata data alle fiamme dopo che El-Sayyed aveva affermato che era stata costruita senza il permesso delle autorità: una dichiarazione che aveva dato il via libera agli estremisti musulmani che hanno dato alle fiamme l’edificio sacro. II quartiere di Shubra – abitato in gran parte da copti e dal quale si è mosso il corteo che voleva raggiungere il palazzo Maspero – perciò è stato blindato da soldati e polizia militare. Proprio all’uscita di Shubra, secondo testimoni, i copti in marcia sono stati attaccati con bottiglie molotov, lanci di pietre e forse armi da fuoco da teppisti e dalla «baltageya», i fedelissimi dell’ex presidente Mubarak, contrari alle trasformazioni e al soldo dei controrivoluzionari. I copti avrebbero reagito ma sono stati circondati dai poliziotti che avrebbero sparato in aria per disperderli e lanciato un gran numero di lacrimogeni.
Le violenze si sono intensificate quando un corteo di manifestanti di almeno 2mila persone, all’improvviso, si è diretto verso la sede della televisione di stato, oggetto di continue critiche. I militari hanno reagito subito con la forza al primo lancio di pietre, sulla base delle disposizioni ricevute dal Consiglio supremo delle Forze Armate – che ha assunto la guida del Paese dopo le dimissioni di Mubarak – deciso ad usare il “pugno di ferro” contro coloro che incitano alle violenze interconfessionali, dopo che a maggio scontri fra copti e musulmani avevano causato diversi morti. Da parte sua il governo Sharaf, venendo incontro parzialmente alle richieste dei cristiani, ha annunciato di voler varare una legge di revoca delle restrizioni in vigore per la costruzione di nuove chiese abolendo quella che risale ai tempi dell’Impero Ottomano, quando i cristiani dovevano ottenere un’autorizzazione per la costruzione, riparazione o restauro di una chiesa, al contrario di quanto accadeva per le moschee. Ma i nodi sono tanti e non verranno sciolti sino a quando i militari non lasceranno il potere soltanto alle autorità civili. Nena News
*****
Egitto, 24 morti in violenze, riunione urgente governo
di Dina Zayed ed Edmund Blair
IL CAIRO (Reuters) – Almeno 24 persone sono morte al Cairo negli scontri di ieri tra cristiani e polizia e il governo ha convocato un vertice urgente per oggi, promettendo che le violenze non ostacoleranno le prime elezioni libere dell’Egitto dopo la caduta di Hosni Mubarak.
I cristiani che protestavano per un attacco a una chiesa hanno dato alle fiamme delle auto, bruciato veicoli dell’esercito e lanciato pietre contro la polizia militare che accusano di aver usato la mano pesante nei loro confronti. Si è trattato di alcune fra le più gravi violenze dalla rivolta di febbraio.
Le violenze gettano un’ombra sulle imminenti elezioni parlamentari, in programma il 28 novembre, coi candidati che inizieranno a registrarsi da mercoledì.
Gli scontri si sommano alle crescenti frustrazioni degli attivisti. Molti egiziani sospettano infatti che i militari vogliano tenere le redini del potere, accusa che l’esercito respinge.
“Questo è un giorno buio nella storia militare. Questo è tradimento, è una cospirazione, omicidio”, ha scritto Magdy el-Serafy su Twitter, dove molti egiziani hanno espresso la frustrazione per la gestione delle proteste da parte dei militari.
Il ministero della Salute dice che i morti sono 24 e 213 i feriti, riporta l’agenzia stampa ufficiale Mena. Secondo la televisione di stato, tra le vittime ci sono tre soldati.
Il primo ministro Essam Sharaf ha visitato l’area vicino all’edificio della televisione di stato in cui si sono verificati gli scontri, dice Mena, aggiungendo che ha parlato con le persone sul posto per sentire la loro versione dei fatti.
I cristiani, che rappresentano il 10% dei quasi 80 milioni di egiziani, sono scesi in strada dopo aver accusato radicali musulmani di aver parzialmente distrutto una chiesa nella provincia di Aswan la settimana scorsa. Hanno anche chiesto il licenziamento del governatore provinciale perché non ha protetto l’edificio.
Le tensioni tra cristiani e musulmani sono aumentate dalla rivolta. Ma attivisti islamici e cristiani sostengono che le violenze di ieri non sono nate da differenze confessionali ma erano dirette alla gestione della protesta da parte dell’esercito.
*****
I lanci d’agenzia parlano di un numero imprecisato di morti e decine di feriti sono il bilancio provvisorio degli scontri di piazza fra l’esercito e i manifestanti. Le violenze sarebbero scoppiate quando da un gruppo di manifestanti sono iniziati lanci di pietre contro i militari schierati in assetto antisommossa davanti alla sede della tv di stato. Ma anche su questo le notizie sono contrastanti.
Secondo alcuni testimoni oculari, infatti, il corteo dei cristiani copti all’uscita dal quartiere Shubra sarebbe stato attaccato con bottiglie molotov, lanci di pietre e forse armi da fuoco da teppisti e uomini che vengono indicati come ‘baltageya’, cioè teppaglia al soldo dei controrivoluzionari. I copti avrebbero reagito e a quel punto, circondati dalle forze di polizia, sarebbe iniziato lo scontro con cariche e lancio di lacrimogeni. La situazione è peggiorata quando centinaia di persone hanno assalito e incendiato alcuni blindati militari.
La televisione pubblica ha dato inizialmente notizia di tre soldati uccisi, precisando poi che le vittime sarebbero almeno diciassette fra i civili e quattro fra i militari. Il corrispondente della France Press ha parlato di almeno 14 vittime tra i manifestanti e oltre 100 feriti. Gli scontri sono iniziati nel quartiere di Shoubra nel nord della capitale per poi allargarsi lungo il Nilo nella zona di Maspero davanti alla sede della televisione di Stato e a piazza Tahrih. Alcuni copti si sarebbero impadroniti delle armi prelevate da un veicolo militare dato alle fiamme.
La manifestazione era stata promossa per protestare dopo l’incendio di una chiesa avvenuto nella provincia di Assuan e per chiedere la rimozione del governatore della regione, Mostafa el-Sayyed, il quale aveva affermato che la chiesa era stata costruita senza il permesso delle autorità, suscitando così la collera di gruppi integralisti musulmani che hanno poi dato alle fiamme l’edificio sacro.
L’esercito egiziano – che ha assunto temporaneamente la guida del paese dopo le dimissioni del presidente Hosni Mubarak – ha avvertito di voler usare il “pugno di ferro” contro coloro che incitino alle violenze interconfessionali, dopo che nel maggio scorso violenti scontri fra copti e musulmani avevano causato decine di morti.
Il governo del Cairo aveva inoltre annunciato di voler varare una legge di revoca delle restrizioni in vigore per la costruzione di nuove chiese, proibendo inoltre di tenere manifestazioni davanti ai luoghi di culto. La legge attuale risale di fatto all’impero ottomano, quando i cristiani dovevano ottenere un’autorizzazione per la costruzione, riparazione o restauro di una chiesa, al contrario di quanto accadeva per le moschee. La violenza esplosa oggi ha riportato la città ai giorni più cruenti seguiti alla caduta del presidente Mubarak.
A poca distanza dal centro delle violenze e degli scontri, circa tremila musulmani e copti si sono radunati insieme in piazza Abdel Moein Ryad, all’ingresso di piazza Tahrir dalla parte del Museo Egizio. La folla grida slogan sull’unità tra i fedeli delle due religioni. “Musulmani e copti, una sola mano” è uno degli slogan ripresi dai primi giorni della rivoluzione del 25 gennaio e scandito a gran voce dai partecipanti all’iniziativa.
Il primo ministro egiziano, Essam Charaf, dalla sua pagina Facebook ha rivolto un appello a cristiani e musulmani perché non raccolgano gli appelli che incitano allo scontro interreligioso e contro le autorità.
*****
da Lettera 43
Egitto, violenza sui copti
Scontri con l’esercito davanti la tivù di Stato: 22 morti certi.
Notizie giunte nella serata del 9 ottobre hanno portato a 22 il numero dei morti negli scontri tra copti ed esercito al Cairo: 18 sarebbero i manifestanti e 4 i militari uccisi, in circostanze ancora poco chiare. Gli incidenti non sono avvenuti solo davanti alla sede della tivù di Stato ma anche nel quartiere vicino di Shubra.
Secondo testimoni oculari il quartiere di Shubra – dove la presenza dei copti è molto consistente, e dal quale si è mosso il corteo dei manifestanti
che voleva raggiungere il palazzo Maspero (la tivù di stato) – è stato blindato da soldati e polizia militare, e nessuno può accedervi. Si teme che anche in quel quartiere possano essere avvenuti scontri con bilanci tragici, ma nessuno è in grado di confermarlo.
L’AGGRESSIONE DAVANTI ALLA SHUBRA. È proprio all’uscita di Shubra che i copti in corteo sono stati attaccati con bottiglie molotov, lanci di pietre e forse armi da fuoco da teppisti e uomini che vengono indicati come ‘baltageya’, cioé teppaglia al soldo dei controrivoluzionari. I copti avrebbero reagito ma sarebbero stati circondati da poliziotti o polizia militare (la circostanza non è chiara) che avrebbero sparato in aria per disperderli e poi avrebbero lanciato un gran numero di lacrimogeni.
Le prime voci avevano invece riferito di uno e poi di due soldati sono morti e circa 20 rimasti feriti durante scontri nel tardo pomeriggio nel centro del Cairo, davanti alla sede della televisione di Stato, nel corso di una protesta di migliaia di copti. Ne ha dato notizia la stessa tivù di Stato, insieme ad Al Jazeera.
Oltre che tra i soldati, secondo notizie di altre fonti, vi sarebbero state decine di feriti anche tra i manifestanti copti. Secondo informazioni non controllate, i feriti sarebbero stati vittime di colpi d’arma da fuoco sparati non è chiaro da chi. In un primo momento era stato riferito di elementi legati al vecchio partito dell’ex presidente Hosni Mubarak.
COLPI DI ARMA DA FUOCO SPARATI DA IGNOTI. Da notizie apprese successivamente è sembrato che, mentre i soldati sparavano in aria per disperdere alcune migliaia di manifestanti radunatisi sul lungo Nilo davanti al palazzo ‘Maspero’, tra i manifestanti qualcuno avrebbe sparato contro di loro.
Dal gruppo dei dimostranti sarebbero partite anche bottiglie molotov e lanci di pietre contro i soldati. Un mezzo della polizia è stato incendiato.
L’APPELLO DI SHARAF. Il primo ministro egiziano Essan Sharaf ha ammonito cristiani e musulmani del suo paese a non cedere ‘agli appelli alla sedizione’ dopo i sanguinosi scontri tra manifestanti copti e forze dell’ordine in corso al Cairo.
«Mi rivolgo a tutti i figli della patria», ha detto Sharaf, «perché non cedano agli appelli alla sedizione…. quello è un fuoco che brucia tutto e non fa differenze tra noi».
Circa tremila musulmani e copti si sono radunati insieme in piazza Abdel Moein Ryad, all’ingresso di piazza Tahrir dalla parte del Museo Egizio – riferiscono fonti giornalistiche – per scandire slogan sull’unità tra i fedeli delle due religioni. ‘Musulmani e copti, una sola mano’ é uno degli slogan ripresi dai primi giorni della rivoluzione del 25 gennaio e scandito a gran voce dai partecipanti alla riunione
- © Riproduzione possibile DIETRO ESPLICITO CONSENSO della REDAZIONE di CONTROPIANO
Ultima modifica: stampa