Una dichiarazione, quella di Jibril, che appare piuttosto sorprendente e che arriva a 24 ore dallo scadere della missione Nato in Libia. Alla televisione satellitare Al Arabiya, Jibril ha aggiunto che l’Aiea, l’Agenzia dell’Onu per l’energia atomica, darà l’annuncio del ritrovamento nei prossimi giorni. Dopo il 2003 l’agenzia non aveva più fatto menzione di armi nucleari in Libia in quanto gli Stati Uniti avevano provveduto – in accordo con Gheddafi – a smantellare e trasferire negli Usa il materiale fissile esistente in Libia. Secondo alcuni osservatori molto ben informati – il Corriere della Sera – a trarre in inganno al Arabya e di conseguenza tutto il sistema dei media mainstream, potrebbe esserci un errore di traduzione da “Armi chimiche” ad “armi nucleari”. Ma altri osservatori mettono in relazione questo allarme con un altro fattore. Oggi infatti, dopo 215 giorni si conclude l’Operazione della Nato, Unified Protector, partita a metà marzo dopo il disco verde delle Nazioni Unite. Non sono pochi, all’interno del Cnt, che temono la partenza della Nato a causa dei forti contrasti interni. Alla mezzanotte di oggi, 31 ottobre, il controllo dello spazio aereo libico passerà sotto la responsabilità del Consiglio nazionale di transizione (Cnt). Una serie di Paesi della Nato, ma anche alleati esterni all’Alleanza Atlantica, hanno anche espresso la disponibilità a continuare una presenza militare sul territorio libico «se richiesto» dal Cnt, dopo la fine della missione. Nel frattempo prende corpo l’ipotesi di una Forza militare multinazionale per la “stabilizzazione politica della Libia”. La missione – di cui si è parlato in settimana nel vertice di Doha tra i capi di stato maggiore dei Paesi impegnati militarmente in Libia – dovrà aiutare a garantire la sicurezza dopo che la Nato sarà tornata a casa. Fra i Paesi che intendono aderirvi: Gran Bretagna, Marocco, Svezia e Giordania. E anche l’Italia sta valutando la sua eventuale partecipazione militare contribuendo con addestratori per le forze di sicurezza libiche.
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