Il governo greco ha perso la maggioranza che aveva sinora in Parlamento con 152 deputati su 300. Lo ha reso noto poco fa la Tv statale Net riferendo che altri due deputati del Pasok, il partito di governo del premier Papandreou, sono usciti dal partito riducendo il numero dei parlamentari socialisti a 150 su 300.
Gli sviluppi della situazione politica in grecia si stanno dunque facendo travolgenti: mentre si allontana la prospettiva di un referendum sulle misure imposte dall’Unione Europea o, secondo alcune voci, solo sulla permanenza o meno nell’Eurozona, si comincia a porre il problema della permanenza al suo posto del premier Papandreou il quale ha convocato una riunione d’emergenza del Consiglio dei ministri per mezzogiorno (le 11:00 ora italiana).
Secondo le ultime informazioni, i parlamentari del Pasok, il partito al governo, stanno raccogliendo firme per una convocazione urgente del gruppo parlamentare del partito. Il ministro dello Sviluppo Agricolo, Costas Scandalidis, ha chiesto l’immediata convocazione del gruppo parlamentare del Pasok: «Se si riunisce il gruppo parlamentare – ha detto Scandalidis – non ha senso il voto di fiducia al governo» previsto per domani notte. «Il Paese sta attraversando un momento difficile», ha detto Michalis Chrisochoidis, ministro dello Sviluppo Economico. «L’unità è d’obbligo. Ora bisogna approvare con urgenza l’accordo raggiunto con il Vertice europeo. Tutti devono ora assumersi le proprie responsabilità “.Dopo aver provocato un terremoto politico e finanziario con la sua decisione di indire un referendum per “dare la possibilità al popolo di decidere sull’accordo del Vertice europeo del 27 ottobre”, il premier greco Papandreou questa notte è stato sottoposto alle fortissimi pressioni del cancelliere tedesco Merkel e del presidente francese Sarkozy. Papandreu ha dovuto fare marcia indietro e accettare il loro ultimatum con cui hanno respinto ogni collegamento del quesito del referendum al nuovo accordo del 27 ottobre come aveva preannunciato il portavoce del governo greco. Il referendum, a questo punto se si farà, sarà solo sul rimanere o no nella zona euro.
Dall’establishment europeo intanto arrivano segnali pesanti “L’Eurozona può fare a meno della Grecia” ha affermato stamane il ministro francese per gli Affari europei, Jean Leonetti, in un intervento alla radio RTL. Leonetti ha precisato che “l’euro e l’Europa possono sopravvivere anche se la Grecia dovesse uscire dall’euro, per via del suo peso economico che rappresenta il “2% del Pil dell’Eurozona ed il 4% del suo debito”.
L’Eurozona farà di tutto perchè la Grecia non esca dall’euro, ma «non si può fare la felicità dei greci contro la loro volontà». A dirlo, in un’intervista alla televisione tedesca Zdf all’indomani del vertice d’emergenza sulla Grecia convocato a Cannes prima del summit del G20, è stato il presidente dell’Eurogruppo, Jean-Claude Juncker.
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Uljanov
E’ bello vedere come si scoprano le carte, come le cose in Grecia vengano fuori. Qui si vede chi rappresenta l’avanguardia di classe e chi esprime posizioni di sabotaggio (in buona o mala fede poco cambia)!
Da parte del premier la mossa di indire un referendum e’ stata abilissima. Infatti i greci secondo un sondaggio in neanche il 50% vogliono rigettare il piano della UE.
Ma c’e’ un altro dato ancora piu’ importante, se il sondaggio e’ credibile: ben il 70% vuole rimanere nell’UE, vista come indispensabile al paese. Ebbene, i tecnocrati di Bruxelles faranno presto a porre come condizione il voto A FAVORE del salvataggio (o per restare nell’euro), in cambio della non espulsione dalla UE. Insomma i politici locali si laverebbero le mani, facendo votare direttamente al popolo i provvedimenti capestro.
I marxisti-leninisti del KKE hanno naturalmente detto no al referendum e si alle elezioni anticipate, che probabilmente gli darebbero almeno il 15%, aumentando ulteriormente la loro influenza e il loro morale.
I gruppetti e gruppettini spontaneisti/maoisti hanno invece detto no alle elezioni (ettecredo, con i consensi che si ritrovano…), e si al referendum (non potevano dire no ad entrambi) farneticando con appelli a “comitati popolari di base” e alla “unita’ del popolo”.
Inoltre uscire anche solo dall’euro per la Grecia, senza una ristrutturazione economica radicale, potrebbe essere la catastrofe piu’ nera, ritrovandosi con una moneta debolissima e impotente di fronte agli attacchi della speculazione, che diventerebbe carta straccia. Ristrutturazione economica che puo’ venir eseguita solo a seguito di una rivoluzione socialista ora non certo possibile, da che altro?
L’Italia sara’ anche un altro contesto, ma forse il coordinamento 1 ottobre e le forze comuniste dovrebbero stare attente a non tuffarsi immediatamente a copiare la decisione del PASOK di indire un referendum (decisione appunto presa dalla macelleria sociale e non dall’avanguardia di classe e nemmeno dalla popolazione); referendum che in Italia non e’ affatto scontato si possa risolvere positivamente per le forze di classe, anzi.