Vittoria storica per la destra e debacle altrettanto storica per il centrosinistra nelle elezioni spagnole che si sono tenute oggi. Mentre i militanti del PP sono scesi in piazza agitando le loro bandiere blu quelli socialisti piangevano guardando sui maxischermi i primi exit poll e poi i risultati reali ancora peggiori. L’era di Zapatero e del suo illusorio e irreale ‘socialismo dei cittadini’ è finita, per sempre. Dopo 7 anni la Spagna si sveglia a destra. Una destra al cui interno alberga l’eredità di quel Francisco Franco che morì, nel suo letto, esattamente 36 anni fa, il 20 novembre del 1975. Il Partido Popular di Mariano Rajoy ottiene 186 seggi (nel 2008 ne aveva 154), più di quanti ne aveva ottenuti Aznar nel 2000. Al suo terzo tentativo il leader della destra porta il suo partito ben oltre la maggioranza assoluta con il 44,6% dei voti.
I socialisti di Rubalcaba, dal canto loro, ottengono un risultato che è il peggiore per il PSOE da quando la democrazia parlamentare è stata ristabilita nella Penisola: solo 110 seggi contro i 169 di 3 anni fa, uno striminzito 28.7%. Quando il leader socialista ha riconosciuto in diretta tv la sua sconfitta ed ha parlato già da capo dell’opposizione parlamentare, le sue parole apparivano inadeguate rispetto alla sconfitta storica che ha visto protagonisti lui e il suo partito. Per capire la portata del terremoto elettorale di oggi a Madrid basta ricordare i dati delle precedenti politiche: il PP aveva ottenuto con il 39,9% dei voti contro il 43,9% del centrosinistra guidato da ZP.
A togliere consensi ai socialisti sicuramente la federazione tra comunisti, ecologisti e altre correnti della sinistra riuniti in Izquierda Unida. Reduce da anni di cali di consensi e di rotture interne stavolta il principale partito della sinistra spagnola ha visto più quintuplicare i suoi seggi, da 2 a 11, con circa il 7% dei consensi a livello statale. Buon risultato, forse insperato, per la Upyd. Il partito di centrodestra nato da una scissione del PSOE e guidato da Fernando Savater e Rosa Diez ha ottenuto circa il 4,7% dei voti e 5) seggi. Ottimo risultato, in Catalogna, per i liberali regionalisti di Ciu che col 4,4% dei voti ottengono 16 seggi, mentre i loro connazionali di Erc – sinistra nazionalista catalana si riprendono i 3 seggi ottenuti nel 2008, confermando la profonda crisi del catalanismo di sinistra dopo la devastante esperienza di governo degli scorsi anni a livello locale. Per quanto riguarda la partecipazione al voto si conferma la disaffezione crescente degli spagnoli nei confronti delle urne, con il dato delle 18 inferiore di 3-4 punti rispetto a 3 anni fa. Risultato degli appelli astensionisti di una parte dei cosiddetti ‘indignados’, ma anche della evidente mancanza di alternativa tra la padella socialista e la brace popolare in un contesto di fortissima crisi economica. Anche il voto non valido è raddoppiato, rispetto alle precedenti legislative, passando dallo 0,6 all’1.25. Dati fisiologici se confrontati con quelli delle ‘grandi democrazie europee’. Non si può certo parlare di ‘effetto indignados’ sul voto.
Questo per quanto riguarda il voto nello Stato. Ben diverso, e assai meno asfissiante per la sinistra, è stato il risultato delle elezioni di oggi nei 4 territori baschi di ambito spagnolo. La coalizione della sinistra indipendentista Amaiur ottiene 7 deputati e conquista la possibilità di formare un proprio gruppo parlamentare alle Cortes. Se in termini di voti prende quasi 3000 ‘papeletas’ in meno dei popolari a causa del suo enorme radicamento nelle due province più popolose ottiene 2 seggi in più del PP – che cala dell’1% – e dei socialisti, che crollano dal 37.3 al 21.6%. I democristiani regionalisti del PNV subiscono anch’essi uno smacco storico: pur aumentando di qualche centesimo di punto rispetto al 2008, ottengono solo 5 seggi invece dei 6 di 5 anni fa. La presenza di Amaiur – un’alleanza tra Batasuna e altri gruppi della sinistra indipedentista più moderati – ha portato ad un aumento della partecipazione nei Paesi Baschi. 3 anni fa infatti la lista della sinistra indipedentista era stata esclusa dai tribunali spagnoli e in quel caso Batasuna aveva chiamato i suoi elettori all’astensione.
E’ una giornata storica per la sinistra basca, che ha festeggiato nel Fronton (lo stadio di pelota) Labrit di Pamplona. Il momento più emozionante è stato, per le migliaia di persone intente fino a quel momento a scrutare grafici e proiezioni elettorali, quando sullo schermo è comparso un video di omaggio a due grandi leader dell’allora Herri Batasuna: Santi Brouard e Josu Muguruza. Il primo, parlamentare nazionale della sinistra patriottica e leader del partito comunista basco HASI, fu assassinato nel suo studio di pediatra. Era il 20 novembre del 1984. Il secondo, appena eletto deputato alle Cortes, fu assassinato a colpi di pistola nella hall di un hotel di Madrid. Era il 20 novembre del 1989. Autori di entrambi gli omicidi furono gli estremisti di destra assoldati dai GAL e dagli altri squadroni della morte agli ordini degli apparati militari spagnoli e del governo del PSOE.
A quel tempo Alfredo Perez Rubalcaba era un giovane e rampante colonnello del Partito che manovrava e utilizzava gli squadroni della morte antibaschi. E più tardi sarebbe diventato noto come il ‘ministro dei GAL’. E’ così che la sinistra basca vive questo 20 novembre. Come la rivincita degli sconfitti.
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fabietto rosso
ottimo articolo