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Battaglia a Piazza Tahrir. 40 morti, centinaia di feriti

Ore 15.30 Lo ha detto una fonte dell’obitorio del Cairo, chiedendo l’anonimato.«Stiamo cercando auto e di bare, perchè non ne abbiamo abbastanza», ha aggiunto un’altra fonte mentre un medico, Mona Mina, ha riferito di aver visto almeno 15 vittime uccise con colpi d’arma da fuoco.

Ore 13.00 Piazza Tahrir al Cairo è nuovamente gremita di manifestanti oggi, dopo gli scontri di ieri e delle prime ore di stamani, con i tentativi della polizia di disperdere la folla, sparando lacrimogeni e proiettili di gomma: ultimo bilancio ufficiale 22 morti e 425 feriti, a fronte di bilanci ufficiosi di fonte medica che parlano di oltre 1.700 feriti dall’inizio degli incidenti, sabato pomeriggio. Nelle prime ore della mattina era stato annunciato un accordo per una tregua, raggiunto con la polizia dall’imam della grande moschea di Omar Makram (dietro piazza Tahrir), sulla base – a quanto sembra – della riconsegna di un ufficiale e quattro agenti di polizia presi in ostaggio ieri sera dai manifestanti. Tuttavia poco dopo l’avvenuta riconsegna, la polizia è nuovamente intervenuta pesantemente per sgomberare parte della piazza, dove è stata nuovamente installata una tenda. In conseguenza della chiusura del grande snodo stradale al centro della città, il traffico automobilistico è molto difficile perchè è necessario utilizzare percorsi alternativi in strade meno agevoli. In un’improvvisata conferenza stampa in piazza Tahrir il generale Said Abbas, assistente del comandante militare della regione, ha voluto rassicurare che il sit in è un diritto garantito, a condizione che non venga danneggiato l’interesse pubblico.

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La maggior parte delle vittime degli scontri di ieri indicate dal governo è stata uccisa con colpi d’arma da fuoco. A dichiararlo è stato il sottosegretario alla sanità Hesham Shiha, ai microfoni di una delle reti della tv satellitare Al Jazira.

«Il sangue dei martiri dell’Egitto non sarà versato invano»: come questo cartello, strappato e calpestato, anche il cadavere di uno dei manifestanti, ucciso presumibilmente dai lacrimogeni o da un pestaggio della polizia antisommossa e di quella militare, è finito in un cumulo di rifiuti su un lato di piazza Tahrir, sgomberata con durezza e violenza durante il primo pomeriggio di oggi. Bilancio della battaglia di oggi: 11 morti e 192 feriti, da aggiungere ai due morti e agli oltre 900 feriti di ieri.
Questo è il bilancio della seconda giornata consecutiva di manifestazioni nella piazza storica delle proteste dei giovani cairoti che in 18 giorni a gennaio riuscirono ad ottenere le dimissioni e la fine del regime del longevo dittatore Mubarak e che ora sono di nuovo nelle strade, a scontrarsi con i militari, per cacciare il governo di Essam Sharaf, sostenuto dal Consiglio Supremo delle Forze Armate. A fronte di questa posizione, ripetute sono le richieste di varie organizzazioni politiche, giovanili e non, per le dimissioni immediate dell’esecutivo in carica e la nomina di un governo di salute nazionale che rilevi subito il potere attualmente gestito dai militari. Di fronte alla escalation di violenza e di repressione da parte del regime, oggi il ministro della Cultura, Emad Abou Ghazi, si è dimesso e si è anche rifiutato di partecipare alla riunione congiunta di emergenza del suo governo con il Consiglio militare. Nelle stesse ore veniva diffusa la notizia dell’arresto da parte della polizia della candidata alle presidenziali Butaina Kamel mentre era alla testa di manifestanti diretti al ministero dell’Interno. E del sequestro da parte di alcuni giovani di un ufficiale dell’esercito (poi liberato in serata) e di un altro della polizia assieme a quattro agenti. La protesta, che già ieri era dilagata ad Alessandria, dove si è anche avuto un morto, si è propagata oggi in varie parti del paese: di nuovo ad Alessandria e a Suez, nel nord, ma anche nel sud, a Minya ed a Qena. In quasi tutti questi posti i manifestanti hanno circondato i commissariati di polizia, ripetendo quanto già avvenuto nel febbraio scorso, dove i giovani hanno tentato di invaderli, bloccati dai cordoni di sicurezza predisposti dalla Giunta intorno alle sedi militari. Al Cairo i manifestanti hanno appiccato il fuoco al palazzo delle tasse, altrettanto simbolico quanto quello del Partito Nazionale Democratico, il partito di Mubarak, bruciato a gennaio. Ma l’immagine più sorprendente è che a distanza di dieci mesi dall’inizio dell’anno e ad otto giorni dalle prime elezioni senza il vecchio rais – dopo la riunione d’emergenza il regime ha confermato il voto del 28 novembre – piazza Tahrir si è di nuovo popolata fino all’inverosimile. Alla protesta delle famiglie dei giovani uccisi (circa 850) e di quelli rimasti feriti o invalidi durante la rivolta di gennaio, si è sommata la rabbia di decine di migliaia di persone che hanno sfidato i militari e si sono di nuovo accampati nell’enorme spianata al centro della capitale egiziana. 

Varie formazioni dei giovani rivoluzionari (Unione dei Giovani della Rivoluzione, il movimento del 6 Aprile, la Coalizione dei Giovani) denunciano la repressione e rigettano tutte le responsabilità sul governo e sul ministro dell’interno, dei quali chiedono le immediate dimissioni. Le organizzazioni popolari chiedono anche il blocco dei processi nei confronti dei civili in atto nei tribunali militari. «Il Consiglio Supremo delle Forze Armate ed il governo – si legge in un comunicato dell’Unione dei Giovani della Rivoluzione – hanno fallito nella gestione del paese» denunciano le forze laiche e religiose.

Ma oggi pomeriggio, a più riprese, le forze di sicurezza hanno di nuovo invaso la piazza e attaccato duramente i manifestanti: durante l’attacco sarebbero stati usati non solo gas lacrimogeni ma anche armi da fuoco contro la folla. Alcuni attivisti hanno raccontato che i militari hanno attaccato un ospedale da campo allestito nelle vicinanze della piazza ed hanno appiccato il fuoco a diverse tende situate nel centro di Tahrir. 

Sempre questo pomeriggio il sito web della televisione statale egiziana è stato attaccato da hacker in segno di protesta contro la manipolazione dell’informazione sui fatti di Piazza Tahrir. Gli hacker hanno lasciato un messaggio sulla pagina web principale del sito in cui si legge: «Questa è una semplice risposta alle assurdità che abbiamo visto ieri. Stesse politiche fallimentari ed ipocrisia». Prima – prosegue il messaggio – «eravate ipocriti che lavoravano per il regime di Mubarak. Ora siete ipocriti che lavorano per il regime militare».

La situazione sembra esplosiva, e l’annuncio da parte della giunta militare che le previste elezioni si terranno regolarmente il prossimo 28 novembre non sembra riportare la calma al Cairo e nelle altre principali città egiziane dove gli scontri e gli attacchi alle sedi militari e istituzionali si sono susseguiti nelle ultime ore. Da fonti aeroportuali si apprende poi che l’ambasciatore d’Israele in Egitto, Yitzhak Levanon, ha lasciato il paese per tornare a Tel Aviv.

 

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Undici mesi di rivolte a piazza Tahrir al Cairo, epicentro della protesta che ha spodestato Hosni Mubarak dopo trent’anni di presidenza. In sintesi i principali avvenimenti fino ad oggi.

– 25 gennaio: In migliaia scendono in piazza al Cairo, ma anche a Suez e Alessandra, per chiedere la fine del regime e condizioni di vita migliori. Violenti scontri, primi morti.

– 28 gennaio: Scontri fra dimostranti e poliziotti. Le vittime sono almeno 62. Mubarak annuncia il rimpasto di governo.

– 30 gennaio: salgono a 150 i morti negli scontri.

– 4 febbraio: milioni in strada per una mobilitazione generale detta «giornata della partenza».

– 5 febbraio: Sostituiti i vertici del partito di Mubarak. Il nuovo segretario generale è Hossan Badrawy, che diventa anche presidente al posto di Gamal, figlio del rais.

– 8 febbraio: Mubarak istituisce una commissione per la riforma costituzionale. Rilasciati 34 prigionieri politici. Le vittime sono circa 300.

– 11 febbraio: Mubarak si dimette.

– 4 marzo: il nuovo premier Essam Sharaf giura in piazza Tahrir dal 10 marzo al 7 aprile: ancora scontri nella nota piazza.

– 8 aprile: due mesi dopo la caduta di Mubarak più di 100 mila persone manifestano per chiedere che venga processato. Un morto e decine di feriti.

– 12 aprile: Mubarak in ospedale dopo un attacco cardiaco avvenuto a un interrogatorio. Ricoverato a Sharm el Sheikh.

– 27 giugno: Dopo cinque mesi di coma muore Mahmed Khaled Qotb, manifestante investito in piazza Tahriri il 28 gennaio. Finora sono 823 le persone morte nella repressione, i feriti settemila.

– 29 giugno: riesplode la violenza in piazza: 600 i feriti.

– 17 luglio: giallo su Mubarak: ‘È in coma’, poi la smentita.

– 21 luglio: al via nuovo governo, ma la piazza non molla. Cambiati 14 ministri su 27.

– 28 luglio: deciso il processo a Mubarak: si svolgerà il 3 agosto con i figli e l’ex ministro dell’Interno. Incognite su sua presenza.

– 3 agosto: al via il processo a Mubarak. L’ex ‘faraonè ripreso nella gabbia disteso su una barella.

– 27 settembre: deciso il calendario delle elezioni: il 28 novembre per la camera bassa del parlamento e il 29 gennaio per la Shura, la camera alta.

– 9 ottobre: almeno 36 persone morte in scontri seguiti a una manifestazione di cristiani copti che chiedevano la destituzione del governatore di Aswan, dove la scorsa settimana è stata distrutta una chiesa.

– 19 novembre: si riaccende piazza Tahrir: due morti e 676 feriti

– 20 novembre: altre 4 vittime nella famosa piazza in scontri. Si dimette per protesta il ministro della Cultura. Il governo smentisce di essersi dimesso e conferma la data delle elezioni legislative il 28 novembre.

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