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Tunisia: Università in sciopero contro le aggressioni degli integralisti

E’ sciopero generale, oggi, in tutte le università della Tunisia. A proclamarlo sono stati di comune accordo il sindacato dei docenti ed i rappresentati sindacali degli studenti universitari. Una protesta forte contro le continue provocazioni e aggressioni da parte degli integralisti islamici all’interno degli atenei tunisini. L’ultima risale a ieri: il preside della facoltà di Lettere dell’università di La Manouba (Tunisi), Habib Kazdaghli, ha denunciato di essere stato aggredito e gettato a terra da un gruppo di fondamentalisti religiosi. Gli aggressori, studenti e non, da lunedì stanno assediando la facoltà, minacciando studentesse e dipendenti affinché indossino il niqab, che però è stato vietato dall’ateneo all’interno delle aule dell’università, anche sulla base di una disposizione del 5 aprile del ministro dell’Istruzione che proibisce di indossare il velo in tutti i centri di istruzione pubblici. L’altro ieri il consiglio di facoltà aveva deciso di  sospendere le lezioni ed esami, misura per niente gradita dai gruppi dell’estremismo religioso che hanno quindi aggredito il preside. I fondamentalisti, oltre a pretendere che tutte le donne indossino il velo, chiedono corsi separati in base al sesso, e che ad insegnare alle studentesse siano solo insegnanti donne.

Un conflitto, quello all’università La Manouba di Tunisi, che riproduce un braccio di ferro tra fondamentalisti e laicisti iniziato già poco dopo la caduta del regime di Ben Alì, e che dopo la vittoria degli islamisti di Ehnnadha alle elezioni legislative ha subito una recrudescenza, con gli integralisti che hanno aumentato la pressione su scuole, università e istituzioni di vario tipo affinché la sharia diventi di fatto la fonte del diritto. Ieri davanti al Parlamento di Tunisi hanno manifestato centinaia di cittadini per denunciare il progetto presentato all’assemblea costituente da parte proprio di Ennahda che prevede un accentramento dei poteri nelle mani del presidente della Repubblica e del Primo Ministro.

Tutto questo mentre lo stato di emergenza, che doveva terminare ieri, è stato prorogato fino al 31 dicembre. Intanto è di ieri la notizia che l’ex dittatore Zine El Abidine Ben Ali è stato condannato in contumacia a cinque anni di reclusione da un tribunale militare che ha processato l’ex presidente, ed altri tre alti funzionari, per il suo coinvolgimento nel ‘caso Baraket Essahel’, dal nome di una regione a sud della capitale. L’accusa nei confronti degli imputati era di aver ordinato la tortura, dieci anni fa, di 17 militari sospettati di ordire un colpo di stato.

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