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Governo Rajoy: missili, servizi segreti e Lehman Brothers

Si è insediato il nuovo governo di destra spagnolo. Solo 13 ministri per un esecutivo improntato alla soddisfazione dei diktat della Bce e del Fmi hanno giurato l’altro ieri davanti a re Juan Carlos di Borbone al palazzo reale della Zarzuela, e ieri il premier Mariano Rajoy ha tenuto il suo primo consiglio dei ministri. Per decisione del nuovo capo del governo, vincitore delle elezioni dello scorso 20 novembre, i servizi segreti di Madrid passano sotto il controllo della vicepremier Soraya de Santamaria, da sempre braccio destro del leader del PP e ora ‘numero due’ dell’esecutivo: la 40enne oltre a essere appunto vicepremier, sarà anche ministro della presidenza e portavoce dell’esecutivo. Un accentramento che in molti hanno criticato: Rajoy ha infatti deciso di trasferire dal ministero della Difesa alla vicepresidenza del governo la tutela sul Centro Nacional de Inteligencia (Cni): «3.500 spie si trasferiscono alla Moncloa» titolava l’altro ieri il più importante quotidiano dello Stato, El Pais. È la prima volta dalla fine del franchismo, rileva il giornale, che il controllo sui servizi segreti, e sui 228 milioni di bilancio annuale del Cni (compresi 17,8 milioni di ‘fondi riservati’), esce dalle competenze della Difesa per passare alla Moncloa, sede della presidenza del governo.

Rajoy poco aveva detto sulle sue intenzioni una volta giunto alla Moncloa. Tra le poche cose su cui si era sbottonato, un peggioramento della legge sull’interruzione volontaria di gravidanza. La conferma dell’intenzione è arrivata proprio da Soraya Saenz de Santamaria che ha dichiarato che la legge sull’aborto verrà cambiata per «preservare il diritto alla vita e garantire lo status delle minorenni». Secondo la legge attuale, entrata in vigore solo nel 2010, coloro che hanno compiuto il 16esimo anno di età posso interrompere la gravidanza entro la 14esima settimana di gestazione. La legge del 1985 permetteva invece l’aborto solo in caso di stupro, di malformazione del feto o di pericolo per la salute psichica e fisica della madre.

Anche in tema di soluzione del conflitto con i baschi il ‘nuovo’ esecutivo non sembra per ora voler cambiare una virgola delle vecchie politiche repressive e discriminatrici nei confronti della sinistra indipendentista. Nonostante la coalizione della sinistra patriottica basca abbia i numeri per poter formare un proprio gruppo parlamentare autonomo alle Cortes di Madrid, gli uomini di Rajoy si sono adoperati affinché ai 7 deputati di Amaiur questo diritto fosse negato.

Ma le polemiche più forti sul nuovo governo spagnolo le ha scatenate la scelta di due ministeri chiave: dei 13 ministri – a parte la potentissima Soraya Saenz de Santamaria – quello della Difesa è andato a un potente costruttore di armi e quello dell’economia a un uomo della Lehman Brothers. Gli spagnoli si pentiranno prestissimo del risultato del loro voto, ma potrebbe essere troppo tardi…

Spagna, ministro della Difesa o dell’attacco?

Roberto Zerio Cavaliere (Peacereporter 22 dicembre 2011)

Dopo la vittoria elettorale del Partito Popolare nelle ultime elezioni generali spagnole, il premier Mariano Rajoy, ha nominato come ministro della Difesa Pedro Morenes, figura legata professionalmente al mondo dell’industria delle armi. Il neo ministro dal 2010 è Presidente Esecutivo dell’azienda multinazionale Mbda, industria delle armi nota in tutto il mondo. La Mbdaè controllata con stessi diritti societari da Bae Systems (37,5 percento), Eads (37,5 percento) e Finmeccanica (25 percento); una struttura societaria importante e ben radicata che dispone al momento di più di quaranta sistemi missilistici e programmi di contromisura utilizzati in diversi angoli del pianeta. Da sempre l’azienda si è distinta nella progettazione di missili balistici.

La chiamata al dicastero della Difesa non è la prima esperienza politica di Morenes. Già nel 2000 fu nominato Secretario de Estado de Seguridad al ministero degli Interni. Dal 2002 al 2004 è stato Secretario de Estado de Política Científica y Tecnológica presso il ministero della Scienza e della Tecnologia. Quando nel giugno 2010 ci fu la nomina a presidente esecutivo della Mbda, Morenes disse: “Sono molto soddisfatto di entrare a far parte di questa azienda ed essere a capo delle sue attività in Spagna, dove svilupperemo nel tempo una solida presenza. L’azienda è globale e ha molte capacità e tecnologie a sua disposizione per rispondere alla domanda del mercato spagnolo. Lavoreremo in stretta collaborazione con i nostri clienti militari e con i nostri partner industriali per dare a tutti soluzioni efficaci”.

L’Mbda è nata nel 2001 dalla fusione delle attività di alcune delle maggiori società europee nel settore:, Aerospatiale Missiles in Francia, Matra BAe Dynamics in Francia e Gran Bretagna, le attività missilistiche di quella che un tempo si chiamava Alenia Marconi Systems in Gran Bretagna e Italia ed Eads/Lfk in Germania. L’azienda secondo alcune analisi punterebbe ad arrivare entro il2020 aun giro d’affari che si aggira intorno ai 4 miliardi di euro.

Rajoy e il suo prof di economia

Maurizio Matteuzzi (Il Manifesto del 23 dicembre 2011)

In inglese si chiama «revolving doors», porte girevoli, ed è la tendenza sempre più diffusa di manager di grandi banche e gruppi economici a passare ad occupare i posti-chiave dell’economia nel governo dei rispettivi paesi. 
Così, se alla testa di Italia, Grecia e anche Bce rilucono uomini della Goldman Sachs (Monti, Papademos, Draghi), la Spagna risponde ancora più alto piazzando un uomo della Lehman Brothers alla guida dell’economia. Il ministro Luis de Guindos. L’uomo scelto dal nuovo premier conservatore Mariano Rajoy per «fare l’aggiustamento», titolo di ieri del País, o per «far uscire il paese dalla crisi», titolo di Público. O, il più rude commento del comunista di Izquierda unida, Cayo Lara, «il ministro dei mercati».
Ministro dei mercati De Guindos, 51 anni, ex sottosegretario all’economia con Aznar, un passato di prestigiosi incarichi nazionali e internazionali, responsabile della politica economica del Partito Popular (pur non essendo iscritto al partito) nel 2004 quando Rajoy, di cui era diventato il professore di economia, fu inaspettatamente sconfitto dal socialista Zapatero, entrò poi nel comitato esecutivo della Lehman Brothers divenendone, dal 2006 al 2008, il capo della filiale iberica. Lasciò poco dopo lo scoppio dello scandalo del subprime e dei derivati tossici che mandò all’aria una banca «too big to fail» per cui la sua caduta si trascinò ineluttabilmente dietro l’economia mondiale. Lasciò l’incarico ma non prima di aver rassicurato, nel giugno 2008, che la crisi dei mutui e dei derivati immobiliari tossici in Spagna non avrebbe avuto ripercussioni. Sarà lui l’uomo incaricato di risollevare il paese da una crisi devastante costata la testa (politicamente) a Zapatero e al Psoe. Che, in attesa di capire come fare a riprendersi dallo choc, ieri si è tolto lo sfizio di augurargli, perfidamente, «più successo e più fortuna» di quanto ne abbia avuti nella sua tappa alla guida della Liehman Brothers. Se non altro De Guindos viene riconosciuto come «un tecnocrate dalle idee liberali» e un esponente della «destra civilizzata», all’interno di un governo che sul metro di valutazione del País viene giudicato «di profilo centrista», espressione di un partito come il Pp in cui i settori della destra ultrà non sono affatto minoritari o residuali. Rajoy ha formato una compagine ristretta (13 ministro più lui). Fatta di gente di sua massima fiducia, non ha dimenticato chi gli restò vicino dopo la seconda sconfitta, nel marzo 2008, quando il nucleo duro del Pp, con Aznar nell’ombra e la stampa amica a fargli da eco, chiedeva a gran voce la sua testa. Ora Rajoy ha scelto i suoi ministri incurante del genere (addio alla parità di Zapatero, solo 4 donne, anche se una di loro, la giovane Soraya Sáenz de Santamaría, una sua creatura, sarà l’indiscusso n.2 nel suo ruolo di vice-premier, ministro alla presidenza e portavoce), degli equilibri regionali (importantissimi in Spagna) e dei rapporti di forza interni al partito. Rajoy, anche prima della rottura con l’oltranzismo di Aznar, ama volare più basso. Ma adesso, dopo le ambiguità di una campagna elettorale, più persa da Zapatero che vinta da lui, dovrà cominciare a governare e farsi carico delle lagrime e sangue che Zapatero aveva già cominciato a far colare e che con lui diventeranno fiumi.

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