E’ notizia recente che le petro-monarchie della Penisola Arabica appena concluso con gli Stati Uniti contratti da ben 35 miliardi di dollari per rafforzare le loro capacità militari. L’Arabia Saudita ha infatti siglato un accordo del valore di circa 30 miliardi di dollari per l’acquisto di 84 nuovi cacciabombardieri F-15, per l’aggiornamento tecnologico degli altri 70 che già possiede la sua Royal Air Force e per 178 nuovi elicotteri: 72 Black Hawks, 70 Apaches, 36 Little Birds. Tutti sistemi offensivi.
Gli Emirati Arabi Uniti da parte loro hanno finalizzato l’acquisto di due unità del sistema antimissilistico Thaad – compresi 96 missili – per un valore di circa 3,5 miliardi di dollari. È la prima vendita effettuata all’estero del sofisticato sistema di difesa, ha sottolineato il Pentagono, che ha pure confermato la vendita di 209 missili Patriot per 900 milioni di dollari al Kuwait.
Ma si tratta solo di una prima tranche, visto che il solo regno saudita ha firmato un piano decennale da 60 miliardi di dollari approvato l’anno scorso dal Congresso di Washington, una commessa colossale.
L’armamento della regione, in continuo aumento sia tramite sostanziosi acquisti all’estero – gli USA rimangono i maggiori produttori di sistemi d’arma del mondo – sia con l’avvio di una produzione locale di veicoli blindati leggeri e di navi, ha subito un’accelerata nell’ultimi anni man mano che l’accerchiamento all’Iran – e alla Siria – è cresciuto e di pari passo con la crescita delle ambizioni da potenza regionale dell’Arabia Saudita e dei suoi satelliti, proprio in competizione ed in alternativa a Teheran. Una rivalità che per ora affianca e sostiene i piani statunitensi ed europei di accerchiamento – e di sabotaggio – nei confronti dell’Iran e che potrebbe sfuggire di mano e dare il via ad una guerra su larga scala non più di natura virtuale.
A fregarsi le mani per le commesse record di armi verso il Golfo Persico – o l’India – sono naturalmente le grandi multinazionali del settore, in testa la Lockheed Martin che produce il sistema di difesa missilistica Terminal High Altitude Area Defense (Thaad) venduto agli Emirati. Ma anche alla Casa Bianca c’è chi spera che di pari passo con un aumento dell’influenza USA nelle aree di crisi l’incessante flusso di armi verso il Medio Oriente possa continuare a sostenere l’occupazione nel paese con la creazione di nuovi posti di lavoro sempre più preziosi e politicamente redditizi.
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