La brutale e indiscriminata violenza della Polizia di Valencia contro gli inermi studenti che da settimane protestano contro i tagli all’istruzione si è rivelata un enorme boomerang.
Le botte di lunedì sera a studenti, genitori e passanti nel centro della città nel sud dello Stato Spagnolo non sono servite da deterrente, ma anzi hanno scatenato una reazione popolare impressionante, che ieri ha portato in piazza a Valencia una marea di gente assai più che indignata.
Nonostante i cortei e i presidi ieri non fossero stati né comunicati né tantomeno autorizzati, l’indignazione popolare ha convinto ieri i Robocop della Policia Nacional ad un atteggiamento assai più remissivo rispetto ai giorni precedenti, quando si erano scatenati contro studenti per lo più minorenni. La piazza del Municipio ieri è stata letteralmente sommersa da parecchie migliaia di persone: studenti medi e universitari, ma anche tanti lavoratori, genitori, collettivi di avvocati e giornalisti, militanti dei sindacati e dei partiti di sinistra, tanta gente comune. Una manifestazione scandita dai cori contro il capo della Polizia di Valencia, quell’Antonio Moreno che il giorno prima aveva parlato di ‘nemici’ riferendosi agli adolescenti che avevano bloccato il traffico nel centro cittadino. I sindacati studenteschi hanno chiesto a gran voce non solo la rimozione del capo della Polizia, ma anche della delegata del governo (l’equivalente del Prefetto) Sánchez de León che però ha risposto: “Non è il momento delle dimissioni ” insistendo sul fatto che tra gli studenti si erano infiltrati estremisti di sinistra che avevano l’intenzione di mettere la città a ferro e fuoco. Ma questi ‘black bloc’ nessuno li ha visti, né i giornalisti che erano in piazza e si sono presi le manganellate e le spintonate da parte dei poliziotti, né ce n’è traccia nelle decine di video realizzati durante le ore di cariche e caccia all’uomo. In piazza c’erano per lo più adolescenti, ai quali dopo le prime brutali cariche si sono uniti studenti universitari e genitori nel tentativo di impedire il massacro.
Ma pure il ministro della Giustizia di Madrid, Alberto Ruiz-Gallardón, ha di nuovo affermato ieri sera che al di là di qualche eccesso singolo il comportamento della Polizia di Valencia è stato legittimo.
Ieri gli studenti hanno deciso di scendere in piazza mostrando i loro libri: “libri contro manganelli” era il messaggio. “Queste sono le nostre armi” gridavano gli universitari che ieri si sono ritrovati a mezzogiorno davanti all’ingresso della Facoltà di Storia e Geografia. Molti di loro avevano passato la notte barricati all’interno dell’edificio con alcuni professori ed il permesso della Preside.
Sventolando libri e quaderni si sono diretti in corteo verso un l’istituto Lluis Vives per unirsi agli studenti delle superiori. Poi tutti a riempire la grande piazza al centro della città sede del governo cittadino già piena di lavoratori, attivisti e genitori. Poi nel tardo pomeriggio migliaia di persone hanno deciso di spostarsi davanti alla sede cittadina del Partito Popolare, cingendola con un ideale assedio. Non senza esser prima passati davanti alla caserma della Policia Nacional. “Più violenza userete, più numerosi saremo” e “per un’istruzione pubblica, laica e di qualità’ recitavano alcuni striscioni in castigliano catalano, mentre altri chiedevano in catalano “detinguts, llibertat” (libertà per gli arrestati) e “cap agressió sense resposta” (nessuna aggressione rimarrà senza risposta).
Mentre la manifestazione trascorreva tranquilla, dal carcere uscivano gli ultimi tra i 25 arrestati del giorno prima, tutti denunciati per reati di resistenza, danneggiamenti e simili. Nessuno di loro, informa la stampa iberica indipendente, aveva precedenti penali o era noto per la sua militanza in organizzazioni politiche radicali. Un’altra smentita della sgangherata versione ufficiale.
Mentre centinaia di poliziotti arrivano a Valencia da altre città del sud dello Stato, oggi una grande marcia è stata convocata alle 18 contro la repressione e contro i tagli all’istruzione. Mentre presidi e manifestazioni di solidarietà con gli studenti valenciani si moltiplicano in tutto il paese. Per il 25 febbraio è già in programma una manifestazione in difesa dei servizi pubblici che il governo centrale e quello regionale vogliono tagliare e privatizzare, mentre il 29 febbraio è stato convocato uno sciopero delle scuole secondarie e dell’Università.
Le brutali cariche della polizia di lunedì – e della scorsa settimana – hanno avuto ripercussioni anche all’interno di alcuni media locali, accusati dall’opinione pubblica di aver manipolato gli eventi e fornito una informazione parziale quando non direttamente falsificata. I giornalisti (molti dei quali sono in attesa di finire in cassa integrazione) che fanno parte del comitato di redazione della Radio Televisione Valenciana (l’emittente pubblica regionale) ha chiesto le dimissioni del direttore generale dell’ente, dei direttori di Canale 9 e di Radio 9, e dei direttori dei rispettivi servizi informativi.
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