Le navi e i traghetti in Grecia resteranno attraccati nei porti dalle 06.00 di questa mattina fino alle 06.00 di mercoledì 21 marzo, a causa di uno sciopero di 48 ore proclamato dalla Federazione Nazionale dei Lavoratori Marittimi (Pno). L’ incontro fra il Ministro dello Sviluppo, Anna Diamantopoulou, quello del Lavoro Giorgos Koutroumanis e i rappresentanti del sindacato si è concluso senza risultati. A detta del Segretario Generale della Pno, Giannis Chalas, durante l’incontro non è venuto fuori nulla di nuovo e il governo non vuole venire incontro a nessuna delle richieste avanzate dai lavoratori.
«Spero – ha detto Chalas – che di fronte ai grandi problemi prevarà il senso di responsabilità e che non si arrivi a danneggiare i cittadini e l’economia greca». Lo sciopero dei marittimi preoccupa molto gli imprenditori agricoli delle isole, che temono per i loro prodotti. Gli agricoltori di Creta hanno già chiesto agli scioperanti di rivedere la loro posizione, mentre il Presidente della Regione dell’isola, Spyros Arnaoutakis, ha chiesto l’intervento del Ministero dello Sviluppo, per trovare una soluzione per prodotti deperibili. I lavoratori marittimi (settore importante del mondo del lavoro in un paese che ha centinaia di isole abitate, alcune di grandi dimensioni) non sembrano per ora disposti a fare passi indietro e chiedono intanto la firma dell’ accordo collettivo di lavoro e che non vengano aboliti il loro Ente di Previdenza Sociale (Nat) e l’Ufficio del Lavoro Marittimo.
Ma il governo guidato dall’uomo della BCE Lukas Papademos si dice deciso ad andare fino in fondo e intanto il ministro del lavoro e quello degli interni hanno ricordato ai lavoratori in sciopero che si trovano ancora sotto precettazione e che potrebbero essere quindi puniti.
Intanto ieri è andata in scena la farsa delle elezioni primarie per scegliere il successore del dimissionario Giorgos Papandreou alla guida di un moribondo Partito Socialista Panellenico – Pasok – che tenta di risollevarsi in vista delle prossime elezioni. Niente sorprese, nel voto di ieri tra militanti e iscritti al partito, visto che Evangelos Venizelos, vice Presidente e ministro delle Finanze del governo di Lucas Papademos, era l’unico candidato.
L’uomo forte del Pasok è stato eletto ieri con circa 200.000 preferenze ottenute e oggi alle 15.00 assumerà ufficialmente la guida del partito. Prima, alle 12.00, Venizelos sarà ricevuto dal presidente della Repubblica, Karolos Papoulias e più tardi dal premier Papademos, al quale presenterà le sue dimissioni da ministro.Alla fine della votazione Venizelos ha espresso la sua soddisfazione per il numero dei partecipanti ed ha sottolineato che ora in Grecia «si dovrà fare molte cose concrete e realistiche, per poter restare in piedi, uniti e con sincerità e solidarietà». «Dobbiamo dimostrare che c’è speranza e che le perdite possono essere affrontate e le ingiustizie riparate».
Parole che hanno dell’incredibile visto il ruolo del partito socialista – e di Venizelos in particolare – nel precipitare il paese in una crisi economica senza precedenti e nell’applicare senza colpo ferire la macelleria sociale imposta da Bruxelles e Francoforte. Negli ultimi mesi, man mano che il partito applicava e votava i vari pacchetti di tagli e privatizzazioni, molti suoi parlamentari sono stati espulsi per aver votato contro le indicazioni del partito o se ne sono andati ancora prima. Nei sondaggi degli ultimi giorni il Pasok è dato ad un deprimente 11% dei possibili consensi, la quota più bassa nella storia del partito. I suoi voti potrebbero andare verso l’astensione, e soprattutto verso un partito di centrosinistra – Sinistra Democratica – formato pochi anni fa da alcuni esponenti di Syriza che hanno deciso di rompere con la sinistra radicale subodorando la possibilità di attrarre militanza e voti socialisti in fuga da un partito allo sbando.
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