Il Portogallo si è fermato oggi per il secondo sciopero generale in quattro mesi, indetto dalla Confederazione Generale dei Lavoratori Portoghesi (Cgtp, il più importante del paese, di orientamento comunista), alla quale non ha aderito questa volta l’altra forza sindacale maggioritaria, l’Unione Generale dei Lavoratori (UGT). Una mobilitazione contro la “riforma” del lavoro e i pesanti tagli ai salari e allo stato sociale decisi dalla destra al potere guidata dal premier Pedro Passos Coelho che sta applicando senza battere ciglio tutte le cosiddette raccomandazioni della Bce e dell’FMI. Nei primi mesi del 2012 la disoccupazione ha superato il tasso ufficiale del 14% e la povertà e la disperazione sociale stanno dilagando. Non contento l’esecutivo di destra vorrebbe ridurre del 3,3% il deficit del paese, il che equivale ad un massacro sociale che il popolo portoghese non può e non vuole accettare.
All’insegna dello slogan «occupa le strade, blocca tutto», i dirigenti della Cgtp hanno dato inizio questa mattina alla protesta in una caserma dei vigili del fuoco di Lisbona e in uno dei principali impianti di smaltimento dei rifiuti della città. Lo sciopero sta naturalmente bloccando i trasporti e paralizzando Lisbona – dove la metropolitana si è fermata ieri a mezzanotte e dove si sono bloccati anche i traghetti di linea sul Tago – e le altre principali città del paese stremato dalla cura imposta dall’Unione Europea. Fermi gli autobus e i treni, anche quelli diretti nella confinante Spagna, scuole e uffici pubblici. In molti ospedali sono aperti solo i servizi di emergenza. Nel pomeriggio il Cgtp, i movimenti sociali e alcune forze della sinistra hanno convocato manifestazioni di lavoratori e giovani in tutte le principali città del paese. Nella capitale decine di migliaia di persone hanno sfilato in corteo. Il leader della Cgtp e dirigente del Partito Comunista Portoghese, Armenio Cafrlos, ha detto che lo sciopero generale è stato deciso perchè il Portogallo «ha superato il limite di austerità sopportabile», e perchè la riforma del lavoro voluta dal governo riporta il Paese «al feudalismo».
Intanto proprio in queste ore il governo di Lisbona ha annunciato oggi l’abbandono definitivo del progetto di Alta velocità per i collegamenti con la Spagna, già sospeso nel giugno di un anno fa. A dare il colpo di grazia alla costosissima infrastruttura è stata oggi la Corte dei Conti lusitana: la tratta tra Lisbona e Madrid è troppo costosa e in tempi di crisi nera il paese non se la può permettere. A dare il via al progetto era stato l’esecutivo socialista nel 2010, quando il premier Josè Socrates aveva affidato al consorzio Elos un appalto da ben 1,4 miliardi di euro per circa 150 km di linea ferrata ad alta velocità.
Oggi il ministero di Economia ha confermato invece la priorità da concedere alla realizzazione di reti ferroviarie transeuropee per i trasporti merci utilizzando le tratte marittime, a partire dai porti di Dines e Aveiro.
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