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Spagna come Italia. Una manovra omicida

Ieri è stata approvata la finanziaria scritta per il governo spagnolo direttamente dalla troika (Fmi, Bce, Ue). Contenuti e articoli ci sono ben noti: sono infatti gli stessi che il governo Monti (come prima Berlusconi e Sacconi, ma con meno “rigore” per quanto riguardava i propri affari) ci sta regalando a spizzichi e bocconi. Interessante che Bruxelles suggerisca anche le procedutre più utili a raggiungere l’obietivo: “fate decreti, così non c’è discussione”. Democratico, non vi pare?

 
 

Congelati gli stipendi degli statali e maxi-tagli ai ministeri. Bruxelles: fate le riforme
con i decreti

GIAN ANTONIO ORIGHI
Madrid

Tanto tuonò che piovve. Dopo aver promesso da mesi una Finanziaria «molto, molto austera», il governo popolare (centro-destra) del premier Rajoy, sotto il costante pressing di Ue e spread, ha varato ieri il maggior taglio del post-franchismo: 27,3 miliardi di euro.

Sommandolo a quello di fine dicembre, quando l’Esecutivo conservatore è entrato in carica con maggioranza assoluta, la stangata totale è di 42,3 miliardi in appena 100 giorni. Una mazzata bestiale, per un Paese in recessione e con una crescita negativa prevista per quest’anno di -1,7%, che però ha già convinto i mercati. Lo spread con i bund teutonici, che in mattinata era balzato a 371 punti basici, è sceso a quota 354 (meno 2 %). C’era molta attesa per los Presupuestos generales del Estado 2012. L’altro ieri i sindacati avevano convocato un riuscito sciopero generale di 24 ore contro la riforma del mercato del lavoro e si temeva l’effetto frenata sul governo.

Ma Rajoy, nonostante goda del triste primato Ue della disoccupazione, che è al 23%, ha mantenuto la parola data a Bruxelles per ridurre il deficit dall’8,5% del Pil nel 2011 al 5,3% quest’anno. Uno sforzo erculeo mentre i senza lavoro previsti a fine 2012 passeranno dagli attuali 5,3 a 6 milioni. La sforbiciata è stata annunciata, con la sua aria da studentessa secchiona, dalla vice-premier, Sáenz de Santamaria, subito dopo il Consiglio dei ministri: «Siamo in una situazione limite con i conti pubblici e la disoccupazione. É un momento che esige grandi sforzi e questo governo metterà in moto tutte le misure necessarie per crescere». Poi ha sottolineato, pensando ai mercati (e alla Merkel): «Manterremo la promessa di ridurre il deficit al 5,3%, tagliando il 3,5% nella Amministrazione centrale e l’1,5% nelle regioni».

La mazzata, come quella di dicembre ( quando ha aumentato l’Irpef a tutti, ma di più ai ricchi) è un pó socialdemocratica. Niente aumento dell’Iva (al 18%), le indicizzazioni delle pensioni vengono mantenute, «per non colpire le fasce deboli e il consumo». Scure invece sui dipendenti statali, che continueranno a percepire gli stipendi congelati nel 2011 dall’ex premier socialista Zapatero. Ma, a parte l’aumento della luce del 7% e del 5% del gas, c’è anche l’altra parte della medaglia: le grandi imprese (che fanno i soldi soprattutto in America latina, come Santander o Telefónica) pagheranno l’8% degli utili rimpatriati. Un colpo al cerchio e uno alla botte, insomma. Los Presupuestos prevedono che le aziende dovranno pagare di più all’erario con una regolarizzazione fiscale che riduce, tranne per le piccole e medie imprese, del 30% le deduzioni dell’utile lordo (Ebitda). Nuovi introiti pari a 19,5 miliardi.

Ma anche un’amnistia fiscale per cui l’Esecutivo vuol far affiorare 25 miliardi, all’estero o in patria, con una penale del 10% (incasso previsto 2,5 miliardi). Però saranno conservati i sussidi alla disoccupazione. É stato il ministro delle Finanze e Pubblica Amministrazione, Montoro, a snocciolare le cifre. La stangata colpisce soprattutto i ministeri, i cui budget vengono tagliati in media del 16, 9%. Quello degli Esteri, per esempio, viene massacrato con una riduzione del 54,4%, Industria, Turismo ed Energia del 31,9%, Pubblica Istruzione, Cultura e Sport del 21, 2% ( ma vengono salvate le borse di studio). «La Finanziaria è una equa divisione dei tagli e degli sforzi – ha sintetizzato la vice-premier – Ed abbiamo cominciato a far quadrare i conti nei dicasteri». Montoro ha sudato 7 camicie per assicurare che è compatibile un maggior sforzo contro l’evasione fiscale e l’amnistia per il «dinero negro». Ma la mazzata è stata apprezzata sia a Bruxelles che a Francoforte.

«Gli sforzi della Spagna per il consolidamento fiscale sono vitali. Ci congratuliamo per la determinazione del suo governo», ha lodato Rehn, commissario Ue all’Economia. «Dovete applicare la Finanziaria il prima possibile perché produca effetti nel 2012», gli ha fatto eco Asmussen, rappresentante tedesco nella Bce.

da La Stampa

 

Tagli e amnistia fiscale, in corsa contro il deficit

Decurtati i fondi per formazione e ricerca di impiego

Ha aspettato il voto in Andalucia e nelle Asturie, Mariano Rajoy, prima di lanciare la legge finanziaria lagrimas y sangre. Le elezioni regionali il suo Partido popular le ha perse comunque e la manovra per il 2012 varata il giorno dopo lo sciopero generale che ha paralizzato la Spagna, non riuscirà certo a farlo risalire nel gradimento. Sarà forse per questo che ieri il premier non si è presentato alla Moncloa davanti alle telecamere per la conferenza stampa di rito, lasciando ai suoi ministri il compito ingrato.
È la manovra «più austera» del dopo Franco, ha dovuto annunciare il ministro delle finanze Cristóbal Montoro inchinandosi agli impegni di riduzione del deficit presi con Bruxelles. L’obiettivo «ineludibile» è ridurre il disavanzo in rapporto al Pil dall’8,51% del 2011 all’5,3% (invece del 6% previsto) entro la fine dell’anno. Così il ministro dell’economia, Luis de Guindos, alla riunione dell’Eurogruppo a Copenaghen, si è potuto rivendere: «La Spagna non sarà più un problema per l’Unione europea, rispetterà gli impegni per le misure di austerità».
Per tagliare i 3,2 punti del deficit c’è voluta la finanziaria «più austera» della storia della democrazia spagnola, un nuovo giro di vite da 27,3 miliardi, equivalente al 2% del Pil spagnolo, dopo quello da 15 miliardi approvato dall’esecutivo il 30 dicembre scorso, con un aumento delle imposte di 12.300 milioni di euro. Tra le misure varate, che saranno presentate martedì al Congresso dei deputati per l’esame e l’approvazione: il taglio del 16,9% delle spese dei ministeri, il congelamento degli stipendi dei dipendenti pubblici, l’aumento delle imposte sulle società per le grandi imprese e delle tasse sul tabacco. La nuova stangata per gli spagnoli arriverà sulle bollette di luce (più 7%, la più cara d’Europa) e gas (più 5%). Si farà cassa anche dalla riforma della giustizia che introduce la tassazione per i giudizi in secondo grado civili e amministrativi. Tagli per 1.557 milioni sono previsti al programma di impiego e formazione, che in una Paese con il tasso di disoccupazione più alto d’Europa (23,5%, vale a dire 4,7 milioni di persone senza lavoro), non è una bella notizia. Non è previsto invece un aumento dell’Iva, per non gravare sui consumi.
Il capitolo della manovra che fa più discutere è il piano per il condono fiscale, che potrebbe passare già al prossimo consiglio dei ministri. Un amnistia fiscale con una tassa sul rientro dei grandi capitali dell’8 o 10%, che precluderà a future penalizzazioni o sanzioni, simile a quella approvata da Berlusconi la scorsa estate. Nelle intenzioni la misura è destinata a incentivare il rientro dei capitali in vacanza nei paradisi fiscali e del denaro dell’economia sommersa del Paese, che secondo i calcoli si aggira intorno al 20% del Pil. Il governo prevede così di recuperare 2.500 milioni di euro dai 25.000 milioni che oggi sfuggono al controllo dell’Agenzia tributaria. «Una misura eccezionale, straordinaria», ha tenuto a precisare il ministro delle finanze Montero che deve far fronte già alle prime critiche di chi gli ricorda la reazione del Partido popular quando fu l’ex premier Zapatero, due anni fa, a proporre un’idea simile: «Impresentabile, ingiusta e antisociale», gridarono all’unisono Rajoy e la segretaria generale del Pp María Dolores de Cospedal.

 

da “il manifesto”

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