La rovina di Bo Xilai
Michelangelo Cocco
PECHINO
PECHINO
Punito il leader della “nuova sinistra”. E la moglie è accusata di omicidio
La moglie sotto inchiesta per la morte di un uomo d’affari britannico, il marito rimosso dal Politburo e dal Comitato centrale del Partito comunista cinese. Se l’ascesa politica di Bo Xilai era già finita il 14 marzo scorso, quando il leader della “nuova sinistra” era stato destituito dall’incarico di segretario del partito nella megalopoli di Chongqing, la notizia che la sua consorte è ufficialmente indagata per il decesso del 41enne Neil Heywood rischia di coinvolgere in un caso di omicidio di un cittadino straniero l’entourage dell’uomo che fino a pochi giorni fa sembrava destinato a diventare uno dei personaggi più potenti della Repubblica popolare.
La notizia che Gu Kailai, la moglie di Bo, è stata «trasferita alle autorità giudiziarie» nell’ambito dell’inchiesta su Heywood è stata data dalla Xinhua, che ha pure confermato che l’ex padrone di Chongqing non farà più parte del CC né del Politburo, perché «sospettato di gravi violazioni disciplinari». L’agenzia di stampa ufficiale ha puntato chiaramente l’indice contro Gu: «Secondo risultati della nuova indagine, ci sono le prove che Heywood morì per omicidio, di cui Gu Kailai e Zhang Xiaojun, un inserviente di Bo, sono fortemente sospettati». Era stato il ministero degli esteri britannico, nelle scorse settimane, a sollecitare più volte un’indagine approfondita: il cadavere di Heywood, ritrovato nella sua stanza d’albergo di Chongqing il 15 novembre scorso, era stato cremato dopo che il businessman – che non era un bevitore – era stato dichiarato morto per eccesso di alcool. Secondo la Xinhua la moglie e il figlio di Bo, Bo Guagua, «erano in buoni rapporti con Heywood, col quale però avevano avuto un conflitto per degli interessi economici, che si era intensificato».
Nelle scorse settimane Bo aveva annunciato che Gu aveva rinunciato da tempo alla carriera d’avvocato per stare accanto a lui. In realtà, secondo il Wall Street Journal, la donna guidava da vent’anni un affermato studio legale (Law Office of Horus L. Kai) e farebbe parte di una società, la Consultancy & Investments, che assiste chi vuole investire in Cina. È in quest’ambito che si sarebbe avvalsa di consulenti stranieri, tra i quali Heywood.
Lo scandalo che – a pochi mesi dal 18° congresso che dovrà promuovere la quinta generazione di leader del Pcc – sta tenendo col fiato sospeso le stanze del potere era incominciato il 7 febbraio scorso, quando l’ex capo della polizia di Chongqing Wang Lijun si era rifugiato nel consolato Usa di Chengdu, a 340 km da Chongqing. Wang – che dopo dieci ore uscì dalla sede diplomatica e venne portato, in “arresto”, a Pechino – avrebbe prima informato Bo dei sospetti sulla sua famiglia e poi, preoccupato dall’ira suscitata nel suo capo dalla soffiata, sarebbe fuggito e avrebbe chiesto asilo politico. Questa almeno è la versione più accreditata – anche se non priva di punti oscuri (perché Bo avrebbe dovuto minacciare di morte il suo sottoposto che voleva “aiutarlo”?) – su cosa abbia fatto scattare l’intrigo.
Quello che è certo è che a Chongqing – dove Bo ha osato mobilitare le masse in sostegno delle sue politiche di legge e ordine e di welfare ed edilizia popolare per i più deboli – è in corso una “normalizzazione” con la rimozione dei personaggi a lui più vicini; e che negli ultimi giorni sono stati chiusi tutti i siti internet della “nuova sinistra”, accusati di sostenere il loro beniamino caduto in disgrazia.
Col congresso che si avvicina inesorabile, ai vertici del Partito sembrano tutti d’accordo che sia questa la linea da seguire. Almeno finora.
La notizia che Gu Kailai, la moglie di Bo, è stata «trasferita alle autorità giudiziarie» nell’ambito dell’inchiesta su Heywood è stata data dalla Xinhua, che ha pure confermato che l’ex padrone di Chongqing non farà più parte del CC né del Politburo, perché «sospettato di gravi violazioni disciplinari». L’agenzia di stampa ufficiale ha puntato chiaramente l’indice contro Gu: «Secondo risultati della nuova indagine, ci sono le prove che Heywood morì per omicidio, di cui Gu Kailai e Zhang Xiaojun, un inserviente di Bo, sono fortemente sospettati». Era stato il ministero degli esteri britannico, nelle scorse settimane, a sollecitare più volte un’indagine approfondita: il cadavere di Heywood, ritrovato nella sua stanza d’albergo di Chongqing il 15 novembre scorso, era stato cremato dopo che il businessman – che non era un bevitore – era stato dichiarato morto per eccesso di alcool. Secondo la Xinhua la moglie e il figlio di Bo, Bo Guagua, «erano in buoni rapporti con Heywood, col quale però avevano avuto un conflitto per degli interessi economici, che si era intensificato».
Nelle scorse settimane Bo aveva annunciato che Gu aveva rinunciato da tempo alla carriera d’avvocato per stare accanto a lui. In realtà, secondo il Wall Street Journal, la donna guidava da vent’anni un affermato studio legale (Law Office of Horus L. Kai) e farebbe parte di una società, la Consultancy & Investments, che assiste chi vuole investire in Cina. È in quest’ambito che si sarebbe avvalsa di consulenti stranieri, tra i quali Heywood.
Lo scandalo che – a pochi mesi dal 18° congresso che dovrà promuovere la quinta generazione di leader del Pcc – sta tenendo col fiato sospeso le stanze del potere era incominciato il 7 febbraio scorso, quando l’ex capo della polizia di Chongqing Wang Lijun si era rifugiato nel consolato Usa di Chengdu, a 340 km da Chongqing. Wang – che dopo dieci ore uscì dalla sede diplomatica e venne portato, in “arresto”, a Pechino – avrebbe prima informato Bo dei sospetti sulla sua famiglia e poi, preoccupato dall’ira suscitata nel suo capo dalla soffiata, sarebbe fuggito e avrebbe chiesto asilo politico. Questa almeno è la versione più accreditata – anche se non priva di punti oscuri (perché Bo avrebbe dovuto minacciare di morte il suo sottoposto che voleva “aiutarlo”?) – su cosa abbia fatto scattare l’intrigo.
Quello che è certo è che a Chongqing – dove Bo ha osato mobilitare le masse in sostegno delle sue politiche di legge e ordine e di welfare ed edilizia popolare per i più deboli – è in corso una “normalizzazione” con la rimozione dei personaggi a lui più vicini; e che negli ultimi giorni sono stati chiusi tutti i siti internet della “nuova sinistra”, accusati di sostenere il loro beniamino caduto in disgrazia.
Col congresso che si avvicina inesorabile, ai vertici del Partito sembrano tutti d’accordo che sia questa la linea da seguire. Almeno finora.
da “il manifesto”
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