Migliaia di manifestanti hanno marciato ieri attraverso il centro di Chicago in una delle più grandi manifestazioni avvenute nella città negli ultimi anni, contro i leader mondiali riuniti per il vertice della NATO. La protesta, che per mesi aveva suscitato preoccupazioni sulla possibile “violenza nelle strade”, ha riunito un’ampia coalizione di partecipanti, tra cui attivisti per la pace, l’unione dei veterani di guerra e gli attivisti di Occupy di tutto il Midwest. Alcuni manifestanti si sono scontrati con i poliziotti che cercavano di impedirgli di raggiungere il centro dove il presidente Barack Obama ha ospitato vertice della Nato
I manifestanti hanno cercato di dirigersi verso il McCormick Palace. Le due parti sono rimasti in una situazione di stallo per quasi due ore, con la polizia che ha bloccato il percorso dei manifestanti che si sono rifiutati di andarsene. Alcuni manifestanti sono stati feriti dalle manganellate e sono stati visti grondanti di sangue. La polizia ha proceduto a diversi fermi contro i manifestanti che sono stati portati via ammanettati.
All’interno dell’edificio dove si svolge il vertice della Nato, la discussione ha avuto come centro la messa a punto finale dei piani per il disimpegno in Afghanistan, con il trasferimento della responsabilità per la sicurezza alle forze afghane entro la metà del prossimo anno, per poi procedere al ritiro delle forze di combattimento della Nato entro la fine del 2014, come concordato al vertice di Lisbona 18 mesi fa. La Nato però dovrà fare i conti con l’eccezione della Francia, che come ha ribadito Francois Hollande nel suo incontro con Barack Obama, ha fissato già per la fine di quest’anno il ritiro delle forze militari dall’Afghanistan.
La questione è stata al centro delle discussioni. Ieri mattina, prima dell’inizio ufficiale del vertice, Obama ha avuto un incontro di oltre un’ora con Hamid Karzai, al quale ha fatto seguito una dichiarazione con il presidente afghano che ha espresso gratitudine per il “sostegno che con i soldi dei vostri contribuenti ci avete dato, facendo la differenza per il benessere del popolo afgano” (sic!). Al vertice è stato invitato anche, all’ultimo minuto, il presidente pachistano Asi Ali Zardari che non ha avuto un incontro con Obama ma un lungo colloquio con il segretario di Stato Hillary Clinton, durante il quale c isarebbero stati progressi nei negoziati per la riapertura da parte di Islamabad dei confini ai convogli Nato con i rifornimenti per l’Afghanistan. La speranza era che un accordo potesse essere raggiunto prima del summit, ma è stata frustrata, anche per disaccordi sulle nuove tariffe doganali che il Pakistan intende imporre. Oggi è previsto un ulteriore allargamento del summit, quando il generale John Allen, il comandante delle forze americane in Afghanistan che guida ma missione Isaf/Nato farà un aggiornamento sulla situazione sul terreno ai rappresentanti delle 62 nazioni che partecipano all’invasione militare dell’Afghanistan.
Il gen. Allen parlando con i giornalisti ha riconosciuto che: “i talebani sono un nemico capace e resistente e noi ci aspettiamo che i combattimenti continueranno nei prossimi due anni e mezzo in cui si avvierà un ritiro graduale”.
Nella giornata di ieri del vertice Nato sono state affrontate anche le questioni del sistema di difesa antimissilistico in Europa, che si prevede sarà pienamente operativo nel 2018. E la Nato ha firmato il contratto per un proprio Ground Surveillance System (Ags), per il dispiegamento – che avverrà nella base italiana di Sigonella – di cinque Global Hawk, droni equipaggiati con radar avanzati, in modo da dare alla Nato capacità che finora sono solo a disposizione degli Usa.
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