Le autorità di Israele hanno oggi categoricamente smentito informazioni apparse sulla stampa turca relative ad un presunto progetto di invio di ingenti truppe israeliane nella regione meridionale dell’isola di Cipro, allo scopo di proteggere i propri interessi in un’area assai ricca di gas naturale già controllata economicamente da Tel Aviv. «Queste informazioni – ha affermato un comunicato del Ministero degli Esteri di Israele – sono prive di fondamento, non hanno nulla a che vedere con la realtà». Il Ministero aggiunge che mai in passato Israele ha inviato proprie truppe all’estero (dimenticando la Palestina, naturalmente, e una mezza dozzina di paesi arabi confinanati più volte presi di mira…).
Le notizie giunte dalla Turchia sono state pubblicate oggi con grande risalto su un giornale cipriota, il Famagusta Gazette. Due le ipotesi: da una parte una voce non fondata messa in giro dalle autorità turche con l’obiettivo di far risaltare gli ingenti interessi – e ingerenze – israeliane a Cipro. Oppure una fuga di notizie su un progetto reale che Israele per ora non ha nessun interesse a che sia reso di pubblico dominio.
Eppure le indiscrezioni pubblicate dal Famagusta Gazette di Nicosia citando l’agenzia ufficiale turca Anadolu erano state assai dettagliate: la notizia parlava di 20mila militari israeliani da dispiegare quanto prima nella zona greca di Cipro “allo scopo di proteggere gli interessi energetici dello Stato ebraico nella regione”. La fonte ricorda che lo scorso febbraio a Nicosia il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu e il presidente cipriota Dimitris Christofias – esponente del Partito Progressista dei Lavoratori, l’Akel – si incontrarono per discutere un ampio piano di collaborazione in campo energetico dopo la scoperta di ingenti giacimenti di gas naturale nel braccio di mare tra i due paesi.
Secondo quanto pubblicato – e poi smentito oggi da Tel Aviv – il premier israeliano avrebbe offerto al primo presidente comunista di Cipro di assumersi tutte le spese inerenti la realizzazione sull’isola di un grande impianto per la liquefazione del gas estratto dai giacimenti sottomarini. In cambio, sempre secondo l’agenzia di stampa turca, Israele avrebbe chiesto che tutti i 10mila dipendenti dell’impianto fossero israeliani con le loro famiglie al seguito per un totale di circa 30mila persone. Una tale presenza di cittadini e tecnici specializzati israeliani richiederebbe un adeguato dispositivo di sicurezza che giustificherebbe l’invio nella zona dove sorgeranno le installazioni di un certo numero di militari di Tel Aviv.
Fantascienza? Si vedrà…
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