Il movimento degli studenti del Quebec di nuovo in campo, questa volta approfittando della Gara del Gran Premio di Formula 1 in svolgimento nella regione francofona del Canada.
Ieri sera folti gruppi di studenti hanno approfittato dei festeggiamenti legati alla gara per manifestare nel centro città contro il draconiano aumento delle tasse deciso dal governo del Partito Liberale che gestisce la provincia. La protesta, hanno detto i leader del movimento studentesco, era rivolta anche contro il carattere “elitario” dell’evento sportivo, in parte finanziato con denaro pubblico da quel governo che aumenta del 75% le tasse universitarie perché le casse della provincia sarebbero vuote e perché gli atenei del Quebec sarebbero i meni cari del Canada. L’odiato premier vuole di fatto raddoppiare le tasse di iscrizione, portandole dagli attuali 2.168 dollari canadesi a 3.946 (da 1681 a 3061 euro).
E così a gruppi di poche decine di persone, per non dare troppo nell’occhio, i manifestanti hanno tentato per tutta la sera di avvicinarsi agli stand sistemati nel cuore di Montreal dagli organizzatori del Gran Premio. Ma la Polizia, che era in allerta, è intervenuta con cariche e inseguimenti, in alcuni casi gli studenti hanno provato a resistere e alla fine della giornata il bilancio è stato di 37 arresti, alcuni dei quali per reati penali e gli altri in base alla legge approvata il mese scorso che vieta ogni tipo di assembramento pubblico senza previa autorizzazione delle autorità. La famigerata “Loi 78”, la legge speciale votata a maggio in fretta e furia dal parlamento provinciale che impone di comunicare alla polizia con otto ore di anticipo l’organizzazione e il percorso di cortei e manifestazioni, pena multe molto salate.
Durante la serata gli studenti hanno anche provato ad arrivare in corteo nella parte della città dedicata al Gran Premio, mentre altri hanno sfilato nudi in segno di protesta. Ma mentre un elicottero sorvolava il centro della capitale del Quebec per segnalare dall’alto i manifestanti agli uomini a terra, centinaia di celerini hanno circondato l’area degli stand e una volta che sono venuti a contatto coi manifestanti hanno utilizzato i manganelli e anche i gas urticanti, coinvolgendo nelle cariche anche molti degli ignari cittadini che stavano partecipando ai festeggiamenti.
La giornata di ieri è stata la più movimentata degli ultimi giorni, ma anche l’altro ieri, giovedì, la Polizia aveva effettuato degli arresti, legati alle enormi e combattive manifestazioni studentesche che hanno attraversato Montreal da febbraio in poi. Il 7 giugno la Polizia ha infatti arrestato 4 studenti e ha affermato di essere alla ricerca di altri 7, tutti accusati di manifestazione illegale, resistenza e danneggiamenti. Fra i giovani fermati c’è anche la figlia di un deputato dell’opposizione, Amir Khadir, lui stesso arrestato l’altro ieri sera per aver partecipato a un corteo non autorizzato dalla polizia. Le immagini della ragazza, Yalda Machouf-Khadir, che esce di casa accompagnata dalla polizia, hanno fatto il giro dei media locali. Nell’ingresso dell’abitazione un grande cartellone con la scritta: “Quando l’ingiustizia diventa legge, la resistenza è un dovere”. Un esplicito segnale di insubordinazione rispetto alla liberticida ‘Loi 78’.
Il braccio di ferro tra gli studenti universitari del Quebec e il governo del Partito Liberale dura ormai da quattro mesi e non dà segni, per ora, di cessare. Anzi, secondo alcuni analisti la cosiddetta ‘Primavera degli aceri’ (Le printemps erable) potrebbe sfociare in una estate di guerriglia e poi di nuovo in un vastissimo movimento in autunno, in grado di disarcionare dal potere i liberali.
Nell’ultima fase del conflitto alle organizzazioni sindacali studentesche promotrici all’inizio della protesta e della mobilitazione si sono aggiunti sindacati dei lavoratori del settore dell’istruzione, associazioni di genitori, lavoratori di settori in crisi e anche militanti e attivisti delle organizzazioni della sinistra radicale. E il movimento sta riscuotendo sempre più simpatia tra l’opinione pubblica indipendentista. Alla repressione selvaggia ordinata dal governo Charest – che rappresenta gli interessi della borghesia legata allo stato canadese – il movimento ha risposto con enormi manifestazioni che hanno portato in piazza centinaia di migliaia di persone. Una vera rivoluzione nel tradizionalmente placido e benestante Quebec. Le divisioni di classe si sommano e incrociano con quelle culturali e nazionali. A proposito della minaccia da parte degli studenti di boicottare il Gran Premio scriveva qualche settimana fa Maurizio Molinari sul quotidiano ‘La Stampa’:
“I maggiori giornali canadesi parlano apertamente di ‘ricatto’ con il Globe and Mail di Toronto che in un editoriale chiede al premier del Quebec di ‘non cedere alle intimidazioni’ degli studenti, che sono considerati nelle province anglofone dei ‘viziati’ per il fatto di risiedere in regioni dove gli aiuti pubblici alle famiglie sono i più alti dell’intera nazione. «Il problema è che il Quebec si sente più vicino alla Francia che parte integrante del Canada – tuona l’editorialista Margare Went dal “Globe and Mail” – e persegue il sistema sociale dell’assistenzialismo totale che ha bloccato la crescita economica della la Francia». Sono motivazioni e termini che spingono i militanti francofoni, ancora proiettati verso il miraggio della separazione da Ottawa a confluire nei ranghi della protesta. La conseguenza, spiega Christian Borque popolare sondaggista in Quebec, «è che la Legge 78 ha trasformato la protesta studentesca in una nuova puntata del conflitto fra anglofoni e francofoni» perché le inchieste svolte dimostrano che «se sei vecchio, anglofone, ricco e vivi a Quebec City sei a favore delle norme anti-manifestazioni mentre se sei giovane, francofone, di Montreal ed anche un reddito medio-basso sei contrario»”.
Il governo ha ampiamente usato il bastone. Ma anche ora che gli arrestati sono diventati addirittura 2600 (!) e che ad altrettanti studenti sono state appioppate multe da decine di migliaia di dollari canadesi, la protesta non sembra placarsi. Una breve fase di relativa calma, coincidente con l’avvio da parte del governo di un tavolo di trattativa con i sindacati studenteschi sull’aumento delle tasse universitarie, si è conclusa con un nulla di fatto di fronte all’intransigenza di Jean Charest e della sua nuova ministra dell’Istruzione Courchesne (la precedente si era dimessa a causa delle proteste studentesche). Tutte le organizzazioni degli universitari, rispondendo positivamente all’appello lanciato dalla coalizione studentesca “Classe”, hanno deciso di abbandonare la infruttuosa trattativa e di tornare nelle strade.
E così mercoledì 30 Maggio circa 10mila persone sono scese in strada, illegalmente, portando con sé pentole, coperchi e mestoli per dare vita ad un rumoroso cacerolazo, in stile latinoamericano. Sabato 2 Giugno altri 10mila studenti hanno di nuovo sfidato la legge 78; e in tutto questo periodo non è mancata una sera senza che in qualche parte della città ci fosse un presidio, una protesta, un corteo.
I movimenti studenteschi e la rete sociale e politica che li sostiene chiedono il ritiro totale degli aumenti delle tasse universitarie e l’abrogazione della ‘loi 78’, e sempre di più le rivendicazioni mettono in discussione il carattere oligarchico delle istituzioni politiche e parlamentari, chiedendo più partecipazione e democrazia diretta.
Ora però l’estate si avvicina, i corsi universitari sono chiusi o in via di chiusura – anche per ordine del governo che con la serrata delle università ha tentato di smontare la protesta – e quindi il movimento dovrà darsi delle forme adeguate di continuità per tornare in piazza in forze a settembre.
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