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“Ombre rosse”: il diritto alla prova della vendetta di Stato

Dal 28 aprile, gli “anni di piombo” italiani sono stati rievocati nel dibattito politico francese. Quarant’anni dopo i fatti, il governo francese, rinnegando una posizione di principio rispettata e attuata da quattro presidenti successivi, ha risposto favorevolmente alle incessanti richieste di estradizione dell’Italia con una lista negoziata di nove persone e ha lanciato la cosiddetta operazione “Ombre rosse”.

Queste donne e questi uomini non hanno lo status di rifugiati politici, che è inimmaginabile nell’Unione Europea. Ciononostante, sono di fatto dei rifugiati accolti dalla Francia all’inizio degli anni ‘80 a causa delle leggi d’eccezione che hanno regolato i loro arresti e le loro condanne.

Queste leggi (legge Reale del 1975, decreti legge del 1978, 1979 e 1980) furono allora considerate contrarie alla filosofia giuridica francese.

Sono adesso diventate compatibili con le derive liberticide dell’antiterrorismo à la française negli ultimi anni?

La situazione di queste “Ombre Rosse” perseguite da una vendetta di Stato è già stata oggetto di una tribune pubblicata su Libération il 29 aprile e un’altra su Le Monde il 21 maggio 2021, che ha raccolto 350 firme, tra cui quelle di Annie Ernaux, Corinne Maziero, Edouard Louis, Robert Guédiguian, Pierre Lemaitre e Bruno Solo. Il sito Parole Donnée pubblica testi, analisi e recensioni storiche.

Oggi, queste donne e questi uomini sono sotto sorveglianza giudiziaria e aspettano di sapere quale sarà il loro destino dopo una vita di esilio ricostruita in Francia. La prima udienza sulle richieste di estradizione si è tenuta in due parti, il 23 e il 30 giugno 2021.

Con una mossa eccezionale, gli avvocati della difesa hanno sollevato una “questione prioritaria di costituzionalità” e il procedimento è stato aperto alla presenza di un avvocato che rappresenta lo Stato italiano.

La procedura sarà probabilmente lunga, poiché la procura ha chiesto che le vengano forniti tutti i documenti delle sentenze e non solo gli “estratti” scelti dall’Italia.

La procedura rischia di essere inquinata dai dibattiti securitari che la prospettiva della campagna per le presidenziali (primavera 2022, ndt) non attenuerà, al contrario. C’è il grande rischio che questo passato, che per il governo italiano non è mai passato, venga usato a beneficio di una grande narrazione europea “anti-terrorismo”.

Il telescopio dei tempi permette la confusione delle minacce e la generalizzazione della logica della guerra che oggi tende a sostituire la politica, legalizzando un’islamofobia di Stato, estendendo senza limiti il campo dei nemici da combattere e da controllare, generalizzando un clima maccartista contro il cosiddetto “islamogauchisme” politico e accademico, squalificando gravemente la libertà e la stessa democrazia.

Le leggi d’emergenza adottate in Francia negli ultimi sei anni hanno poco da invidiare a quelle italiane degli anni ‘70 e ‘80. Ciò che è in gioco in questa rievocazione giudiziaria degli “anni di piombo” e nella capacità della giustizia francese di resistere all’ingiunzione bellicosa del potere ci riguarda tutti.

Qui la petizione da firmare e diffondere.

* Professore emerito di antropologia all’Università di Parigi 8 e tra i promotori dell’appello pubblicato di personalità accademiche, del mondo della cultura e dei movimenti sociali pubblicato su Le Monde.

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