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Evo Morales: “le forze sociali non permetteranno il golpe”

Il presidente Evo Morales ha espresso la sua fiducia nel fatto che le forze sociali boliviane respingeranno, fedeli alla loro tradizione democratica, qualsiasi tentativo di colpo di Stato e che in Bolivia “non passerà una dittatura della polizia”, durante un discorso per il 33° anniversario della Confederazione Sindacale Unica dei Lavoratori Contadini di Bolivia (Csutcb), tenutosi martedì sera a La Paz.
“Sono sicurissimo, sorelle e fratelli, non passeremo dalla dittatura militare a quella della polizia, non succederà, perché il popolo, con tutti i suoi settori, è lì per difendere la sua democrazia, il suo processo di cambiamento”, ha affermato assicurando che il suo governo ha le prove che lo sciopero dei poliziotti di base è stato infiltrato da elementi cospiratori di colore conservatore. “Abbiamo visto, in alcune immagini, politici infiltrati, candidati dei partiti della destra che mobilitavano o ex autorità della destra in marcia insieme ai poliziotti. Mi dispiace che stiano strumentalizzando e confondendo la nostra Polizia nazionale per cospirare contro la democrazia, contro il popolo boliviano”, ha detto Morales.
Il Presidente boliviano ha continuato dicendo che “tanti voti risolutivi rapidamente approvati: federazioni, comitati di quartiere, minatori, lavoratori del petrolio, interculturali, delle comunità, abbiamo ascoltato la voce di 8 governatori, e ora i sindaci di tutta la Bolivia perché facciamo parte di una democrazia e la maggioranza di noi fa parte di questo processo di cambiamento o del processo rivoluzionario, per questo abbiamo l’obbligo di difendere questo processo”. Nel suo discorso ha espresso fiducia nel fatto che i contadini boliviani appoggeranno il processo di cambiamento che porta avanti dal 2006.

“Se ora alcuni gruppi provano a creare” una rottura istituzionale in Bolivia, “sono certo che queste confederazioni (contadine) continueranno a sconfiggere qualsiasi tentativo di colpo di Stato”, ha affermato il governante durante un discorso a Piazza Villarroel a La Paz in momenti in cui un ammutinamento di polizia, per migliorie salariali, prendeva i contorni della cospirazione. Morales ha poi sottolineato come gruppi di cospiratori coinvolti con partiti politici dell’opposizione e nascosti dietro la protesta per salari migliori dei poliziotti di base, vogliono eliminarlo.

 Accompagnato dal vicepresidente Alvaro García Linera, Morales ha ricevuto, durante questa iniziativa di massa, il sostegno della Csutcb e dei rappresentanti delle organizzazioni indigene e sociali tra cui quelle di altri settori produttivi come i lavoratori del petrolio. Il capo di Stato ha poi ricordato, in termini di elogio, la tradizione anti-dittatoriale della Csutcb.  “Le loro mobilitazioni erano per far fallire i colpi di Stato, le loro mobilitazioni, i loro appelli erano per la sconfitta della dittatura militare. Questo è la nostra Confederazione Sindacale Unica” dei Lavoratori Contadini di Bolivia, ha sostenuto. Evo Morales ha anche sottolineato il gesto della la Centrale Operaia Boliviana di “aver chiamato all’unità il movimento contadino”.

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Ultim’ora:

 

La Paz, 27 giugno 2012 (ABI).- Il Governo e i poliziotti non graduati hanno firmato all’alba di oggi un accordo che risponde alle richieste degli uomini in uniforme e supera il conflitto nell’istituzione dell’ordine, che è iniziato sei giorni fa per richiedere un miglioramento salariale.

 

L’accordo consta di 10 punti, tra i quali emergono, come ha informato il ministro di Governo, Carlos Romero, un incremento di 100 boliviani sullo stipendio base delle retribuzioni dell’ordine, doppia dotazione di razione secca all’anno (riso, zucchero e farina) revisione della Legge 101 del Regime Disciplinare della Polizia Boliviana, creazione della Difesa della Polizia e la formazione di una commissione che si incaricherà di analizzare la pensione col cento per cento dei redditi percepiti.

 

Il viceministro di Regime Interno e Polizia, Jorge Pérez, ha evidenziato l’accordo e ha segnalato che “abbiamo avuto ardue sessioni di dialogo per giungere a questo accordo per il bene della Polizia e del paese e con ciò ritorna la tranquillità.”

 

Il sottufficiale Esther Corsón, rappresentante di classi e guardie, ha segnalato che “l’accordo è stato fatto pensando al popolo della Bolivia perché era ora, giacché la popolazione era priva dei servizi di sicurezza.”

Giovedì 21 di giugno è iniziato lo sciopero dei poliziotti in richiesta di un maggiore salario, misura che in poche ore ha assunto carattere nazionale.

 

Allo sciopero si sono succedute veglie e marce di protesta che sono sfociate nell’occupazione di sedi della polizia e nell’incendio di documenti, oltre al danno ad infrastrutture come è nel caso della Direzione del Tribunale Disciplinare e l’Interpol, ubicate entrambe tra le strade Colón e Comercio, nella città di La Paz.

 

Il ritiro della polizia ha causato la chiusura del Palazzo del Governo, così come del Ministero degli Esteri che si trova a pochi passi dall’edificio dell’Unità Tattica di Operazioni di Polizia (UTOP), questo ultimo è stato la sede del mobilitati, così come è stata irregolare l’attività dell’Assemblea Legislativa Plurinazionale.

 

Ciononostante, sabato il Governo ha iniziato il dialogo con i rappresentanti degli uomini in uniforme, Edgar Ramos e Guadalupe Violacee, leader delle mogli dei poliziotti, con i quali si era arrivati ad un accordo all’alba di domenica, che è stato però rifiutato dalla base che ha respinto il documento e chiesto una nuova negoziazione alla quale ha avuto accesso l’Esecutivo.

 

In questa occasione il Governo ha avviato discussioni con i rappresentanti dei poliziotti dei nove dipartimenti del paese con i quali, dopo sessioni estenuanti di dialogo, ha raggiunto un accordo definitivo.

 

Secondo l’accordo sottoscritto, i poliziotti si impegnano a ritornare immediatamente alle proprie unità e svolgere le loro abituali mansioni, così come il Governo ed il Comando della Polizia non inizieranno processi contro gli effettivi.      

 

Nel frattempo il presidente dell’Assemblea Permanente per i Diritti Umani di La Paz, Teresa Zubieta, che ha seguito le trattative, ha detto che questo accordo è un grande risultato ed evidenziato, in entrambe le parti (Governo e Polizia), la disponibilità al dialogo e la capacità di fare proposte per il raggiungimento di risposta alle loro richieste.

 Infine il comandante della Polizia, il colonnello Victor Maldonado, ha detto che “la cosa importante è che dopo aver dialogato, tutto ritorni alla normalità, non solo guadagnano i poliziotti ma la gente, perché i servizi vengono ripristinati e ritorna la normalità”.


Sulla situazione in Bolivia vedi anche il comunicato dell’Ambasciata boliviana in Italia e della Rete dei Comunisti

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